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Giose Rimanelli

Tiro al piccione

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Aggiornato il 02-09-2014 da aledem
Disponibile in 1 libreria
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Aggiornato il 02-09-2014 da aledem
Disponibile in 1 libreria

La prima stesura di Tiro al piccione è degli ultimi mesi del 1945. Giose Rimanelli, molisano di vent'anni, reduce dalla guerra civile in cui aveva militato per la Repubblica Sociale, e da cui era poi fuggito, era ancora troppo vicino ai fatti e ai misfatti che lo avevano tanto colpito. Continuò a rielaborare il testo che interessò i redattori della sede romana dell'Einaudi, Carlo Muscetta, Natalino Sapegno e Carlo Levi. In occasione di un viaggio a Roma all'inizio del 1950 (quello che sarebbe stato l'ultimo suo anno di vita), Cesare Pavese sentì parlare di quella storia di un giovane che aveva visto la Resistenza dalla parte sbagliata e successivamente lesse e apprezzò, pur tra riserve, il romanzo. Nel maggio del 1950 Pavese informò Rimanelli che Tiro al piccione sarebbe stato pubblicato. Quando Pavese si ammazzò, il romanzo era già in tipografia, se ne ebbero le prime bozze, ma non se ne fece più nulla. Su consiglio di Elio Vittorini, Tiro al piccione uscì nella «Medusa degli Italiani» di Mondadori invece che nei «Coralli» di Einaudi.
Il tema era per quei tempi arduo. Ma fu scelto per il film d'esordio di Giuliano Montaldo che a ventinove anni, nel 1961, portò sullo schermo le vicende di Marco Laudato, il protagonista problematico in cui Rimanelli si era almeno in parte ritratto e identificato.

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Editore: Einaudi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 269

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8806127071

ISBN-13: 9788806127077

Data di pubblicazione: 1991

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La prima stesura di Tiro al piccione è degli ultimi mesi del 1945. Giose Rimanelli, molisano di vent'anni, reduce dalla guerra civile in cui aveva militato per la Repubblica Sociale, e da cui era poi fuggito, era ancora troppo vicino ai fatti e ai misfatti che lo avevano tanto colpito. Continuò a rielaborare il testo che interessò i redattori della sede romana dell'Einaudi, Carlo Muscetta, Natalino Sapegno e Carlo Levi. In occasione di un viaggio a Roma all'inizio del 1950 (quello che sarebbe stato l'ultimo suo anno di vita), Cesare Pavese sentì parlare di quella storia di un giovane che aveva visto la Resistenza dalla parte sbagliata e successivamente lesse e apprezzò, pur tra riserve, il romanzo. Nel maggio del 1950 Pavese informò Rimanelli che Tiro al piccione sarebbe stato pubblicato. Quando Pavese si ammazzò, il romanzo era già in tipografia, se ne ebbero le prime bozze, ma non se ne fece più nulla. Su consiglio di Elio Vittorini, Tiro al piccione uscì nella «Medusa degli Italiani» di Mondadori invece che nei «Coralli» di Einaudi.
Il tema era per quei tempi arduo. Ma fu scelto per il film d'esordio di Giuliano Montaldo che a ventinove anni, nel 1961, portò sullo schermo le vicende di Marco Laudato, il protagonista problematico in cui Rimanelli si era almeno in parte ritratto e identificato.

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