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Chiara Gamberale

Una vita sottile

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (0)
Inserito il 02-09-2020 da
Disponibile in 0 librerie
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“Scrivere è la mia vita e il mio unico modo per celebrare un evento, un pensiero o una persona e renderli eterni”+ C’è un’adolescenza “spensierata e forse banale e forse scontata”, e poi c’è la malattia che all’improvviso divora tutto. Alla fine di quello smarrimento, Chiara – la protagonista di questo romanzo, il primo di Chiara Gamberale, che dell’autrice porta il nome e il cognome – sente che per riemergere, per ritrovare il filo dell’identità, non deve insistere a guardare in faccia il buio, ma piuttosto spostare lo sguardo sulle persone che la circondano. Perché non ci esauriamo nel nostro dolore, anzi: forse la nostra vera essenza continua ad agitarsi ai bordi del dolore, che nel caso di Chiara è quello di una terribile forma di anoressia e bulimia, “un dolore lungo e magro, in bianco e nero”. Chiara appare attraverso i legami con gli altri, che sia la scrittura dei diciotto diarietti riempiti insieme a Cinzia sui banchi di scuola o l’amicizia quasi d’amore con Emiliano, che sia la professoressa Ricca del liceo Socrate oppure il cane Jonathan, a cui “importa solo che io sia e ci sia”. Gli anni dell’adolescenza scorrono attraverso una scrittura che, com’è stato immediatamente notato dai recensori, “è ariosa, delicata, penetrante, toccata dalla grazia della leggerezza”, ma nello stesso tempo rivela in controluce tutta la sofferenza, la fatica di vivere che riempie ogni storia di senso e di gratitudine. Chiara Gamberale esordisce a vent’anni con un romanzo accolto con entusiasmo da pubblico e critica, dove già molto si scopre dei libri che l’autrice darà successivamente alla luce.

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Editore: Feltrinelli Editore

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 144

Formato: BOOK

ISBN-10: 8858839137

ISBN-13: 9788858839133

Data di pubblicazione: 2020

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“Scrivere è la mia vita e il mio unico modo per celebrare un evento, un pensiero o una persona e renderli eterni”+ C’è un’adolescenza “spensierata e forse banale e forse scontata”, e poi c’è la malattia che all’improvviso divora tutto. Alla fine di quello smarrimento, Chiara – la protagonista di questo romanzo, il primo di Chiara Gamberale, che dell’autrice porta il nome e il cognome – sente che per riemergere, per ritrovare il filo dell’identità, non deve insistere a guardare in faccia il buio, ma piuttosto spostare lo sguardo sulle persone che la circondano. Perché non ci esauriamo nel nostro dolore, anzi: forse la nostra vera essenza continua ad agitarsi ai bordi del dolore, che nel caso di Chiara è quello di una terribile forma di anoressia e bulimia, “un dolore lungo e magro, in bianco e nero”. Chiara appare attraverso i legami con gli altri, che sia la scrittura dei diciotto diarietti riempiti insieme a Cinzia sui banchi di scuola o l’amicizia quasi d’amore con Emiliano, che sia la professoressa Ricca del liceo Socrate oppure il cane Jonathan, a cui “importa solo che io sia e ci sia”. Gli anni dell’adolescenza scorrono attraverso una scrittura che, com’è stato immediatamente notato dai recensori, “è ariosa, delicata, penetrante, toccata dalla grazia della leggerezza”, ma nello stesso tempo rivela in controluce tutta la sofferenza, la fatica di vivere che riempie ogni storia di senso e di gratitudine. Chiara Gamberale esordisce a vent’anni con un romanzo accolto con entusiasmo da pubblico e critica, dove già molto si scopre dei libri che l’autrice darà successivamente alla luce.

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