Lìberos

Il futuro delle Biblioteche Sarde alla MEM

Pubblicato il 25-09-2013

Nella tempesta dei tagli alla cultura, degli operatori precari o in via di precarizzazione e dei sempre più rapidi mutamenti delle esigenze socio-culturali, quale futuro si prospetta per il sistema bibliotecario sardo?
 

A questa domanda cercheranno di dare una risposta quattro voci diversamente rappresentative del mondo dei servizi alla lettura, a Cagliari mercoledì 25 settembre nella sala conferenze della MEM Mediateca del Mediterraneo in via Mameli 164 alle 17:30: Antonella Agnoli, punto di riferimento in Italia per la progettazione e la consulenza delle biblioteche, dialogherà col bibliotecario Sandro Ghiani, responsabile del sistema bibliotecario del “Sarcidano - Barbagia di Seulo”, con Dolores Melis, direttrice della Mediateca del Mediterraneo e con Michela Murgia, scrittrice e fondatrice del circuito editoriale integrato Lìberos.
L'incontro è aperto a tutti.
Sicuramente si cercherà di rispondere a queste domande a partire da una rapida ricostruzione dei più importanti momenti della storia recente delle biblioteche sarde. Dai primi cinquantotto anni nei quali la Regione sarda, che aveva potestà legislativa piena fin dall’approvazione dello Statuto nel 1948 promulgò una sola legge la l.r. n.64 del 1950 per sostituirla soltanto nel 2006 con la l.r. n.14. Era una legge di puro finanziamento per le biblioteche di ente locale e/o d’interesse locale che rimase quasi dormiente per molti anni fino a quando il D.p.R. 616 del 1977 col passaggio delle competenze in materia di biblioteche alle regioni a statuto ordinario e il D.p.R. 348 del 79 con le norme di attuazione dello stesso decreto allo Statuto della Regione sarda produssero il fenomeno del diffondersi, sia pure a macchia di leopardo, di un discreto numero di biblioteche comunali. In realtà è a quel momento e allo spostamento di personale dalle soprintendenza bibliografica statale alla Regione che si deve la nascita di un prima visione culturale e di una prima vera politica culturale per le biblioteche in Sardegna. La legge regionale 64 se da un lato appariva come un limite perché non dava indicazioni culturali dall’altro lasciava grande spazio di libertà alla realizzazione di una ipotesi culturale che si andava costruendo. La Regione, in quegli anni, finanzia molte delle realtà locali che si dimostrano sensibili allo sviluppo delle biblioteche e investe nella formazione del personale organizzando insieme alla sezione regionale dell’Associazione Italiana Biblioteche corsi e seminari di buon livello. Il disegno evolve in direzione dell’idea di un unico sistema regionale organizzato di biblioteche, di sistemi provinciali strutturati in sub-sistemi. I servizi regionali incoraggiano uno sviluppo dal basso che vada in questa direzione. Il vero problema, chiaro fin da allora è quello del personale insufficiente numericamente, i comuni investono poco, sono poco consapevoli dell’importanza delle biblioteche e della loro stabilità e la Regione finanzia solo l’incremento del patrimonio e delle attrezzature. Lo fa, con circolari e disposizioni della Giunta o dei Servizi, in modo da premiare i comuni che si impegnano di più, ma non è sufficiente a creare uno sviluppo organico e diffuso dei servizi. Saranno una serie di provvedimenti pensati per l’occupazione, e non per i servizi, a creare l’occasione di discreto afflusso di personale nelle biblioteche e nei sistemi nel corso degli anni ‘80. Nel 2002, mentre monta l’idea della esternalizzazione e della privatizzazione dei servizi, la Regione apre i bandi per la gestione di Biblioteche e sistemi che, senza più una riapertura e un possibile adeguamento, con una lunga e irregolare serie di proroghe porta alla situazione odierna. Si arriva alla paradossale situazione in cui con spese, forse insufficienti ma neppure trascurabili, e comunque continuative negli anni si riesce ad avere una popolazione di bibliotecari che, lavora da anni con continuità ma si percepisce e soffre di tutti i disagi del precariato intermittente. La legge 14 del 2006 doveva essere seguita entro pochi mesi da un piano triennale che avrebbe dovuto via via adeguare e razionalizzare la situazione fino al compimento di un vero Sistema Bibliotecario regionale bel collegato al Sistema Nazionale. Sono passati sette anni, i nodi di un sistema fragile pensato per essere adeguato in fretta sono venuti al pettine e la situazione precipita di giorno in giorno. I fondamenti stessi del progetto mostrano tutti i limiti del momento in cui sono nati. È giunto il momento di avere nuove visioni, di rispondere a esigenze concrete e di non rimandare le scelte. Da qui parte la riflessione, che non solo in questo incontro ma in tutto il mondo culturale e politico sardo occorre fare.

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