Pubblicato il 29-09-2012
Ci scrivono: "Sono un autore self-published. Perché mi dite che posso iscrivermi a Lìberos solo come lettore?"
Prima di stabilire che in Lìberos, escluse alcune eccezioni, per ora non avremmo accolto chi ricorre al self publishing, in associazione abbiamo discusso per ore, confrontandoci molto con gli addetti ai lavori. A tutti noi era chiara la differenza etica che passa tra chi si auto-pubblica e chi invece ricorre all'editoria a pagamento (EAP), la sola contro la quale si esprime esplicitamente la nostra carta dei principi. Ci era molto chiaro anche il fatto che alcuni tipi di pubblicazione, per ragioni storiche o per assenza di mercato, sono da sempre obbligate a ricorrere al self publishing per continuare a esistere. Nel fumetto e nell'illustrazione, per esempio, l'auto-pubblicazione agli esordi è la norma. Certa saggistica specialistica, le opere fotografiche, quelle di solo interesse locale e tutte le opere in lingua sarda hanno un mercato così ridotto (a fronte di costi anche alti) che trovare un editore disposto a scommetterci è quasi impossibile. Gli autori che contribuiscono alla bibliodiversità con queste produzioni fragili sono benemeriti e possono iscriversi a Lìberos senza la minima restrizione, sia che si siano auto-prodotti, sia che abbiano pagato un editore per farlo al loro posto.
Questo discorso però non vale per la narrativa. Lìberos ha scelto di non offrire visibilità agli autori di narrativa EAP, nè agli autori di romanzi o racconti auto-prodotti. Lo abbiamo fatto per due motivi.
Il primo è che la narrativa non è in via di estinzione e non necessita di comportamenti "protettivi" da parte della nostra rete: i percorsi di pubblicazione ordinari sono presenti e numerosi sia sull'isola che fuori. Chi si auto-pubblica però questo lo sa benissimo, perché spesso arriva alla decisione del self publishing proprio perché l'editoria intermediata ha rifiutato di pubblicare la sua opera. Il punto di svolta è il momento in cui, frustrato dai rifiuti o dai silenzi, l'aspirante esordiente dice: "Allora faccio da me e deciderà il lettore. Del resto, non si fa così anche nella produzione musicale indipendente?". Questa convinzione è il secondo motivo per cui gli autori di narrativa auto-pubblicata possono iscriversi a questa piattaforma solo come lettori. La musica indie si sviluppa in un contesto di controcultura che si contrappone orgogliosamente alle grandi reti commerciali e alla produzione mainstream. Gli autori di narrativa auto-prodotta hanno la visione opposta: nel mainstream non vedono l'ora di entrarci. Auto-pubblicatisi in nome della filosofia dell'individualità, non hanno poi alcuna remora a rivolgersi alla comunità editoriale (librai, bibliotecari, giornalisti culturali, altri autori, reti di lettori) per promuoversi. Chi chiede di iscriversi a Lìberos come autore di narrativa auto-prodotta in fondo sta dicendo a noi tutti: "per essere edito bastavo io; adesso voi mi servite per essere letto". Crediamo di non essere il posto giusto per chi vede i rapporti intorno al libro in questa maniera funzionale e il motivo è evidente.
Lìberos è una rete di persone che hanno passioni e saperi interconnessi. Nell'incrocio costante ed etico di queste competenze noi riconosciamo il nostro valore più prezioso, che è anche la nostra garanzia verso i lettori. In Lìberos il problema del self publishing non nasce dal publishing, ma dal self, che sottende una visione individuale della produzione editoriale, l'opposto della nostra. Il motto di chi aggira il filtro della struttura editoriale è molto chiaro: "nessuno mi può giudicare, tranne il lettore", ma in questo modo l'unica persona che avrà deciso della dignità di stampa di quel romanzo risulterà essere la medesima che l'ha scritto. Nessun editore ci avrà scommesso i suoi soldi, nessun editor ci avrà messo la sua competenza redazionale e nessun libraio avrà deciso che valeva la pena venderlo nella sua libreria: nella visione dell'autore auto-pubblicato, il rischio di scoprire che la sua opera è scritta male se lo deve accollare per intero il lettore, investendoci il suo tempo e (se lo ha comprato) anche i suoi soldi. Noi crediamo invece che il lettore abbia diritto a fare un patto di fiducia con un sistema di saperi che gli garantisca che i libri che ha in mano sono stati fatti con cura attraverso un processo di selezione. Non significa che ogni libro prodotto così gli piacerà, ma che la responsabilità di dirgli che è un buon libro se la sono assunta molte persone, non solo chi lo ha scritto.
Quindi, escluse eccezioni, gli autori self published qui dentro sono benvenuti, ma come lettori. Non lo abbiamo scritto nel codice etico perché non pensiamo che auto-pubblicarsi sia una scelta anti-etica. Semplicemente la nostra filosofia è un'altra: al "fai da te" noi abbiamo preferito il "facciamo insieme". Significa che siamo troppo selettivi? Forse è anche giusto esserlo, perché in questa comunità vengono condivise gratuitamente molte risorse e a nessuno può essere consentito di approfittarsene. Qui non si paga per entrare, non si paga per i servizi offerti e non ci sono privilegi in vendita al miglior offerente. L'unica cosa che viene chiesta per essere Lìberos è riconoscersi preziosi a vicenda, ma nei fatti. In nome di questo principio possiamo farci mediatori solo per gli autori (e i librai, e gli editori, e tutti gli altri snodi della filiera) che accettano di rispettare il nostro equilibrio di rete.
Michela Murgia
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