Pubblicato il 14-08-2012
All'indirizzo degli editor arrivano ogni giorno molti manoscritti inediti il cui numero varia a seconda delle dimensioni dell'editore a cui si chiede attenzione. Quello che gli aspiranti scrittori non sanno è che il più delle volte si tratta di tempo perso: molto raramente questi inediti vengono poi letti davvero, perché nelle case editrici non esiste più da anni una figura professionale appositamente dedicata alla selezione delle decine di testi che arrivano per posta tutti i giorni. Le case editrici preferiscono affidarsi a professionisti esterni che fanno il lavoro di filtro. Per questo la gran parte dei libri esordienti che vengono pubblicati ha raggiunto il tavolo dell'editore perché segnalata da un'agenzia letteraria affermata, o da collaboratori dell'editore, o ancora da scuole, siti e riviste letterarie di qualche prestigio, dove un addetto ai lavori ha potuto verificare quella scrittura prima di proporla alla lettura di un editor vero e proprio. Le poche case editrici che ancora fanno selezione diretta hanno tempi di risposta biblici (difficilmente meno di sei mesi), perché l'editor che si accolla il lavoro di selezione di solito è anche la stessa persona che è impegnata in redazione a trasformare in libro le scritture già valutate. Essendo all'oscuro di questa dinamica, gli esordienti continuano a ingrassare i cassonetti della differenziata degli editori con decine di manoscritti e, non ricevendo quasi mai risposta, si convincono che la ragione sia nel mondo marcio dell'editoria, dove il loro talento senza amicizie influenti non verrà mai riconosciuto.
A quel punto alcuni rinunciano o si rivolgono agli editori a pagamento convinti di farsi giustizia da soli. Altri invece sono più tenaci e non smettono di mandare manoscritti alle case editrici, ma cominciano a farli arrivare accompagnati da lettere personali con contenuti che dovrebbero - almeno nelle intenzioni del mittente - garantire maggiori probabilità di essere presi in considerazione. Le missive contengono ragioni per la pubblicazione che sono di volta in volta minacciose, divertenti, melense, patetiche, surreali o grottesche. Chiederemo a tutti gli editori di raccontarci le più curiose e insolite. Cominciano Paola Gallo e Dalia Oggero, editor della narrativa italiana di Giulio Einaudi Editore, che ce ne hanno regalate nove scelte tra le più strane mai formulate al loro indirizzo.
L'ossessivo compulsivo: l’aspetterò il primo martedì di ogni mese per tutti gli anni a venire nel bar della piazza centrale.
Il donatore disinteressato: le allego in dono una penna in argento purissimo (regalo restituito).
L'ecclettico: le allego in dono un manufatto artistico in fil di ferro sbrilluccicante che vorrei figurasse in copertina.
Il talento drammatico: mi restano pochi giorni di vita, come da videocassetta dell’ecografia allegata, che la prego di visionare con attenzione.
Il meritocratico: con tutti i libracci che pubblicate, ci mancherebbe che non pubblicaste il mio.
La performer nudista: allego foto in successione, progressivamente spogliandomi, fino all’essenza della poetessa nuda.
L'artista generoso: allego busta contenente banconote necessarie a sostenere le spese di pubblicazione (non ci ricordiamo l’importo, in ogni caso l'abbiamo restituito).
La maledizione di Okuto: in caso contrario pioveranno sull’intero organigramma della casa editrice, dall’editore al centralino, le mie maledizioni di comprovata efficacia (segue elenco di disgrazie felicemente portate a segno dal potere occulto del mittente).
Captatio malevolentiae: io sono un sensitivo, e vedo già la macchina accartocciata dell’incidente non mortale, in seguito al quale lei rimarrà impotente (il povero editor in quel caso era un maschio).
Non ci è dato sapere quanti dei manoscritti accompagnati da queste lettere siano stati mai pubblicati o anche solo letti dai professionisti dell'Einaudi; ma non sarebbe divertente se la raccolta di queste lettere di accompagnamento risultasse molto più interessante dal punto di vista editoriale degli scritti inediti che avrebbero dovuto promuovere?
Dalia Oggero e Paola Gallo sono un'entità femminile collettiva e complementare che si prende cura da anni della collana di narrativa italiana di Giulio Einaudi Editore. Lavorano a Torino, dove hanno anche figli e compagni. Una ama il buon vino rosso e l'altra è una delle pochissime donne a cui sta bene addosso il colore verde.
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