Lìberos

Il Marina Cafè Noir non si farà

Pubblicato il 31-07-2012

“Non è un paese per Festival”, ma anche “Harakiri”, “Non è periodo”, “La fine del mondo”, “In direzione ostinata e contraria”, per arrivare a un più sobrio “Vento contro”; sono alcuni dei potenziali titoli che nei mesi scorsi l’Associazione Chourmo, che da sempre organizza a Cagliari il Marina Café Noir, ha squadernato sul banco di lavoro per festeggiare nel modo migliore il suo decennale, “Dieci anni di storie, incontri, utopie”, come avrebbe recitato il sottotitolo. Scriviamo “avrebbe”, perché l’atmosfera dark di questi titoli ha infine prevalso sulla voglia di fare festa, e il senso della realtà ha, questa volta e purtroppo, prevalso sull’utopia: il decimo Marina Café Noir non si farà.

Questa è la notizia, secca e ferale: il primo Festival di letteratura in Sardegna per ordine di tempo – il primo a festeggiare il decennale, appunto – saluta e va via. Scompare al decimo anno, portandosi via molte aspettative (e ci dispiace, davvero) e alcune certezze: non basta lavorare sodo e trasformare un quartiere, non basta ospitare – tra gli innumerevoli – Roberto Saviano, Paco Ignacio Taibo o Serge Latouche (e Gian Maria Testa, Marco Baliani, Marc Augè, Emanuele Crialese, Leonardo Padura Fuentes, Massimo Carlotto, Luis Sclavis, Iaia Forte, Roy Paci, Serge Quadruppani, Enrico Brizzi, Stefano Tassinari, Tito Topin, Wu Ming, Uliano Lucas, Thierry Fabre, Nanni Balestrini, Gavino Murgia, Sebastien Izzo, Paolo Archetti, Aureliano Amadei, Pino Cacucci, Loredana Lipperini, Antonello Salis, Mario Dondero e tanti, tanti altri); non basta inventare e realizzare decine e decine di reading e spettacoli inediti, non basta raccontare la città in maniera originale all’Italia e oltre, e fare tutto questo nella gratuità più assoluta per il pubblico; il momento è tale, a oggi, fine luglio 2012, cioè a poco più di due mesi dalla data d’inizio prevista, 13 settembre, da impedirci di portare avanti il progetto, e preferire l’onestà e la schiettezza all’azzardo e la cocciutaggine. Perché, e la metafora sarà pure stantia ma calzante, non si fanno le nozze coi fichi secchi.

 

Per intenderci, stiamo parlando di questo: nessuno dei partner istituzionali storici del Festival – Regione Sardegna, Provincia e Comune di Cagliari – ha, al momento in cui scriviamo, deliberato se e quanto dare in contributo al Marina Cafè Noir; né i partner privati usuali, come la Fondazione Banco di Sardegna, né i nuovi a cui abbiamo fatto richiesta hanno fatto sapere le loro intenzioni; oltre a generiche – e del tutto informali – voci di corridoio, nulla sappiamo delle reali intenzioni delle nostre istituzioni e degli sponsor.

O meglio, qualcosa sappiamo: che la R.A.S. ci ha tagliato fuori dai contributi erogati dall’Assessorato al Turismo poiché non ci ritiene un festival d’interesse internazionale o comunque non di “grande interesse turistico”, che la Provincia di Cagliari ci risulta non avere – o quasi – budget per le iniziative culturali, che il Comune di Cagliari, ufficialmente, non è stato ancora in grado di quantificare il proprio contributo, probabilmente inferiore a quello dell’anno scorso (contributo, il precedente, che fra l’altro ha difficoltà a liquidarci per motivi tecnici e che, ad oggi, non è ancora entrato nelle casse dell’Associazione), che la crisi morde tutti, e le aziende private tagliano tra i primi i budget per gli sponsor.

Aggiungiamo, per amor di chiarezza, che l’Associazione aspetta dall’anno scorso (Marina Cafè Noir 2011) ancora qualcosa come 40.000 euro di contributi deliberati e mai arrivati tra Regione e Comune, con la conseguenza che qualche decina di collaboratori del progetto sta ancora aspettando i propri rimborsi, e che con questi presupposti è impossibile ottenere una fidejussione, necessaria per coprire le spese iniziali del festival. Insomma, pare chiaro come queste premesse rendano impossibile realizzare un Festival che nelle ultime edizioni è costato più di 100.000 euro (e non sembrino molti, perché per un progetto come il Marina Cafè Noir – 4/5 giorni, una media di 50/60 eventi a edizione – non lo sono).

Questo è lo stato delle cose, inutile girarci intorno e cercare un – magari unico – colpevole; non c’è, o almeno non ce n’è uno solo, ma piuttosto una serie di contingenze politiche, difficoltà economiche e deficienze culturali che, al punto in cui siamo, ci fa dire di non essere in grado, in questo settembre, di realizzare un Festival che mantenga gli standard raggiunti negli anni scorsi: per farlo bisogna essere messi in grado di lavorare, programmare e portare avanti un progetto con serietà. E ottenere risposte (fossero anche positive e lusinghiere) pochi giorni prima dell’inizio del festival equivale a non ottenerne.

Da anni chiediamo, come altri operatori del settore, di essere messi in grado di lavorare con serietà e lungimiranza, e di poter organizzare coi tempi giusti eventi che necessitano di un anno pieno di lavoro e di una lunga programmazione, e per farlo chiediamo di poter avere una continuità contributiva pluriennale da parte delle istituzioni, cosa che, ad oggi, non è ancora avvenuta e che ci porta, con grande sofferenza e rammarico, a dover rinunciare nostro malgrado alla realizzazione del festival per questo settembre.

È però anche vero che la nostra storia, la nostra attitudine e il nostro sguardo sul mondo ci impediscono e ci impediranno di smettere i panni che più ci aggradano e sentiamo nostri, quelli degli attivisti e degli operatori culturali. Rimaniamo in contatto, l’avventura del Marina Cafè Noir non finisce qui.

L'associazione Chourmo

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