Pubblicato il 16-01-2019
Moneta a chilometro zero. Moneta alternativa a tasso zero. Moneta virtuale contro la crisi. Circuito di credito commerciale. Mercato parallelo. Sembra che quando si parla di Sardex si parli solo di soldi. Ma è solo questo, Sardex?
Sulle magliette di Lìberos c’è scritto Con la cultura si mangia, e non abbiamo certo timore di parlare di soldi, noi, ché chi lavora nella cultura non è un’anima bella che vive d’aria. Eppure, quando pensiamo a Sardex, noi di Lìberos vediamo altro, soprattutto altro.
Se dovessimo scegliere una parola chiave, soldi (o moneta, o mercato) sarebbe l’ultima. La prima, e più importante, sarebbe rete. Quando Sardex dice di essere “un modo nuovo di ripensare l’economia locale: interconnessa, collaborativa, sostenuta dalla forza del gruppo e dalla fiducia reciproca” parla di relazioni, di connessioni, di moltiplicazione della forza dell’uno quando diventa molti. Se sostituiamo la parola Sardex con Lìberos, economia con cultura, ci siamo noi.
Pensare in termini di rete non è certo la novità del secolo. Stupisce, piuttosto, che queste iniziative nascano dall’emergenza, quando potrebbero (e dovrebbero) essere la base del vivere e lavorare in una società equilibrata. Se c’è una cosa che non stupisce, invece, è che ancora una volta nascano da privati. Sardex e Lìberos potrebbero essere tranquillamente dei progetti pubblici, a vantaggio e tutela di tutti, cittadini, imprese, associazioni.
Un’altra parola che ci piace molto è reciprocità. Sempre per dirla con Sardex, “l’operatività del circuito è regolata da poche regole base che, su un piano di reciprocità, rappresentano per tutti gli aderenti un insieme di diritti e doveri volti a tutelare l’interesse di tutti e al contempo a massimizzare la convenienza e il benessere di ciascuno”. Queste regole le ha anche Lìberos, e si chiamano Codice etico. Ogni operatore rinuncia alle azioni che mirano esclusivamente al proprio interesse perché sa che ne otterrà uno maggiore, più solido e duraturo, rispettando il lavoro di tutti. Da sempre, nella filiera del libro, è la lotta per l’ultimo spicciolo a regolare i rapporti, e chi può contare su una migliore copertura economica detta legge. Ma questo, in cultura come in altri campi, significa rinunciare alla diversità e alla qualità. Significa, in Italia, assistere ad un analfabetismo di ritorno degno di un Paese sottosviluppato. È la mortificazione di capacità e creatività, in cultura come in economia. Per questo la prima regola è il rispetto reciproco, perché senza non esiste né crescita né benessere.
Infine, ciò che ci apparenta e ci rende così simili, è l’utilizzo di strumenti comuni. In Sardex come in Lìberos è il confronto, il poter contare su spazi (anche virtuali) di discussione che consente di crescere. La strada è ancora lunga e tutto può e deve essere perfezionato, ma siamo convinti che la direzione sia quella giusta.
(Contributo scritto per Focusardegna nel 2013)
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