Se Twitter si mangia Virginia Woolf
Pubblicato il 09-04-2014

Da qualche giorno sta facendo discutere un articolo uscito sul Washington Post (poi ripreso in Italia da
Il Post) dove si espongono per l'ennesima volta le prove scientifiche del mutamento "genetico" che la tecnologia digitale ha introdotto nel nostro modo di leggere.
Per i neuroscienziati cognitivi i segnali sono chiari: gli umani, anche gli insospettabili tardivi digitali, sembrano sviluppare nuovi circuiti cerebrali per scorrere e filtrare la corrente di informazioni online. Questo tipo alternativo di lettura sta entrando in competizione con i circuiti di lettura profonda sviluppati nel corso di diversi millenni. «Ho paura che il modo superficiale con cui leggiamo durante il giorno ci influenzi quando dobbiamo invece leggere con elaborazioni più approfondite», dice Maryanne Wolf, una neuroscienziata cognitiva della Tufts University.
È
solo un modo diverso di arrivare allo stesso risultato o
cambia proprio il risultato?
Alcune interessanti ricerche in questo ambito sono già state prodotte. Uno studio israeliano del 2012 ha paragonato il modo in cui un gruppo di studenti di ingegneria, cresciuti “davanti agli schermi”, leggeva e capiva porzioni di testo analoghe da uno schermo oppure da una pagina stampata, quando venivano cronometrati per completare alcuni test. Gli studenti credevano di aver fatto meglio quando leggevano dal computer. Si sbagliavano: la loro comprensione era stata superiore quando leggevano dalla carta.
Cosa cambia per i lettori di romanzi, specie già in via di sostanziale estinzione e ora messa maggiormente alla prova dalla convivenza tra questi due modi di leggere? Secondo i neuroscienziati cambia molto, anzi cambia tutto, a partire dalla scuola e dalla proposta di lettura dei classici della letteratura. Abituati alle scorciatoie dei link e agli stimoli brevi e privi di sintassi dei social network, gli studenti non hanno più la volontà o la capacità di leggere la sintassi lunga e contorta di George Eliot o di Henry James.
Cosa rimane dunque da fare? Twitter divorerà Virginia Woolf e Facebook ci farà dimenticare Dante? Maryanne Wolf non ha dubbi: «Non possiamo tornare indietro. Dobbiamo educare i nostri bambini leggendogli libri e insegnandogli a leggere in modo lento e attento, ma allo stesso tempo dobbiamo aumentare gradualmente la loro immersione nell’era digitale e tecnologica. Dobbiamo fare tutte e due le cose, parallelamente. Dobbiamo chiederci:
cosa esattamente vogliamo conservare?»
Chi se lo sta chiedendo oggi in Italia?