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E intanto, mentre non c'eri...

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Arto Paasilinna

Il mugnaio urlante

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 02-09-2014 da aledem
Aggiornato il 02-09-2014 da aledem
Disponibile in 3 librerie
Inserito il 02-09-2014 da aledem
Aggiornato il 02-09-2014 da aledem
Disponibile in 3 librerie

In un piccolo villaggio della Finlandia, poco dopo la guerra, arriva uno sconosciuto dall'aspetto imponente con l'intenzione di comprare il vecchio mulino Rapide della Foce da anni in disuso. E' Gunnar Huttunen, un uomo misterioso, senza passato. Ma anche un personaggio stravagante che, nei momenti di allegria, saltella, ride e racconta storie senza capo né coda tanto da radunare intorno a sé, al vecchio mulino della Foce, un folto gruppo di persone. Ben presto, però, Gunnar rivela un fastidiosa debolezza: nei momenti di grande gioia o di sconforto non può fare a meno di ululare per ore mettendo in agitazione tutti i cani dei villaggi nel raggio di centinaia di chilometri...

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Noce Moscata

Gunner Huttunen è un mugnaio. Non si sa da dove viene, ma si sa che nei lavori manuali è bravo. Non si sa cosa gli passa per la testa, ma si sa che quando è felice imita gli animali della foresta, quando invece è triste e si sente oppresso ulula. Queste poche caratteristiche sono sufficienti perché il paesino bigotto in cui vive, lo tacci di pazzia. Adesso per un attimo estraniamoci dalla storia. Paasilinna è finlandese. Se per caso pensate di trovarvi davanti, un uomo dagli occhi di ghiaccio, dallo stile freddo e pacato, e dall'umorismo assente vi sbagliate di grosso. Paasilinna è un ex poeta, un ex giornalista, ma anche un ex guardiaboschi. E in questo racconto si vede, eccome se si vede! Per fare questo romanzo Arto credo abbia mischiato i seguenti ingredienti: -le inquadrature panoramiche della casa nella prateria (vi ricordate il telefilm? Quello!) -Il manuale delle Giovani Marmotte, livello esperti -4 manciate di tenerezza -3 sporte di umorismo -2 spruzzate dell'umanità dei discorsi di Don Camillo con Gesù -1 cucchiaio e mezzo della solitudine dell'Uomo Tigre -l'ultima inquadratura di una qualsiasi puntata di Walker Texas Ranger, dove campeggia il lieto fine e viene dato largo consenso alla speranza (togliete però la parte in cui la certezza che i buoni vincono sui cattivi ha il sapore stucchevole e nauseabondo). Mettete nel mixer il tutto e voilà: Il mugnaio urlante. Ultimo ingrediente, ma non per importanza, è la morale, come giustamente ci si aspetta in un racconto scritto come dio comanda. I cattivi in questo libro sono l'ignoranza, la stupidità e l'ipocrisia della massa uniforme. Massa ancor più solidale quando si tratta di dar la caccia alle streghe; in nuce la morale rimanda a una frase di Basaglia: «Voce confusa con la miseria, l'indigenza e la delinquenza, parola resa muta dal linguaggio razionale della malattia, messaggio stroncato dall'internamento e reso indecifrabile dalla definizione di pericolosità e dalla necessità sociale dell'invalidazione, la follia non viene mai ascoltata per ciò che dice o che vorrebbe dire. » E aggiungerei.. Specialmente quando il confine tra pregiudizio e reale malattia/insanità/invalidità sfuma dentro la mediocrità di chi attribuisce l'etichetta di “folle”. Intanto nella vita reale: riuscirà la nostra eroina a NON arrivare alla prova costume estiva con una forma fisica sul genere di Peter Pan(za)? That is the question. ù_ù

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Editore: Iperborea

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 280

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8870910660

ISBN-13: 9788870910667

Data di pubblicazione: 1997

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In un piccolo villaggio della Finlandia, poco dopo la guerra, arriva uno sconosciuto dall'aspetto imponente con l'intenzione di comprare il vecchio mulino Rapide della Foce da anni in disuso. E' Gunnar Huttunen, un uomo misterioso, senza passato. Ma anche un personaggio stravagante che, nei momenti di allegria, saltella, ride e racconta storie senza capo né coda tanto da radunare intorno a sé, al vecchio mulino della Foce, un folto gruppo di persone. Ben presto, però, Gunnar rivela un fastidiosa debolezza: nei momenti di grande gioia o di sconforto non può fare a meno di ululare per ore mettendo in agitazione tutti i cani dei villaggi nel raggio di centinaia di chilometri...

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Gunner Huttunen è un mugnaio. Non si sa da dove viene, ma si sa che nei lavori manuali è bravo. Non si sa cosa gli passa per la testa, ma si sa che quando è felice imita gli animali della foresta, quando invece è triste e si sente oppresso ulula. Queste poche caratteristiche sono sufficienti perché il paesino bigotto in cui vive, lo tacci di pazzia. Adesso per un attimo estraniamoci dalla storia. Paasilinna è finlandese. Se per caso pensate di trovarvi davanti, un uomo dagli occhi di ghiaccio, dallo stile freddo e pacato, e dall'umorismo assente vi sbagliate di grosso. Paasilinna è un ex poeta, un ex giornalista, ma anche un ex guardiaboschi. E in questo racconto si vede, eccome se si vede! Per fare questo romanzo Arto credo abbia mischiato i seguenti ingredienti: -le inquadrature panoramiche della casa nella prateria (vi ricordate il telefilm? Quello!) -Il manuale delle Giovani Marmotte, livello esperti -4 manciate di tenerezza -3 sporte di umorismo -2 spruzzate dell'umanità dei discorsi di Don Camillo con Gesù -1 cucchiaio e mezzo della solitudine dell'Uomo Tigre -l'ultima inquadratura di una qualsiasi puntata di Walker Texas Ranger, dove campeggia il lieto fine e viene dato largo consenso alla speranza (togliete però la parte in cui la certezza che i buoni vincono sui cattivi ha il sapore stucchevole e nauseabondo). Mettete nel mixer il tutto e voilà: Il mugnaio urlante. Ultimo ingrediente, ma non per importanza, è la morale, come giustamente ci si aspetta in un racconto scritto come dio comanda. I cattivi in questo libro sono l'ignoranza, la stupidità e l'ipocrisia della massa uniforme. Massa ancor più solidale quando si tratta di dar la caccia alle streghe; in nuce la morale rimanda a una frase di Basaglia: «Voce confusa con la miseria, l'indigenza e la delinquenza, parola resa muta dal linguaggio razionale della malattia, messaggio stroncato dall'internamento e reso indecifrabile dalla definizione di pericolosità e dalla necessità sociale dell'invalidazione, la follia non viene mai ascoltata per ciò che dice o che vorrebbe dire. » E aggiungerei.. Specialmente quando il confine tra pregiudizio e reale malattia/insanità/invalidità sfuma dentro la mediocrità di chi attribuisce l'etichetta di “folle”. Intanto nella vita reale: riuscirà la nostra eroina a NON arrivare alla prova costume estiva con una forma fisica sul genere di Peter Pan(za)? That is the question. ù_ù

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