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Cormac McCarthy

Figlio di Dio

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 21-01-2019 da LaCasula
Aggiornato il 21-01-2019 da LaCasula
Disponibile in 5 librerie
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Aggiornato il 21-01-2019 da LaCasula
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Lester Ballard è un uomo violento, dal passato difficile. Avendo perso ogni cosa, vive nell'abbandono e da sempre sfida e aggredisce i cittadini del suo paese, East Tennessee. Viene incarcerato, con l'accusa di violenza carnale. Quando si scopre che non è colpevole, gli viene concessa la libertà, il permesso di vagare a piacere, razziando e depredando la popolazione con le sue strane voglie. Normali e casuali incontri per commissioni in merceria, dal maniscalco e all'emporio diventano scene di travolgente forza insieme comica e grottesca. Mentre la storia precipita verso il suo indimenticabile finale, McCarthy dipinge le realtà più sordide della vita con senso umoristico oltre che di partecipazione umana.

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Recensioni

LukeCiro

La manovra di avvicinamento a “La strada” di Cormac MacCarthy si è compiuta passando per questo libro snello, denso e compatto, scritto nel 1974, dove ho potuto tastare lo stile dell’autore. Colpisce il titolo, quel “figlio di Dio” che ci rimanda direttamente allo scellerato protagonista, Lester Ballard. Esso ci richiama a quella pietà assoluta, che solo gli spiriti puri possono riconoscere o forse solo Iddio stesso, e che non si nega neppure all’ultimo uomo sulla Terra. Cosa resta di un reietto della società, cui il fisico minuto e viscido ci rimanda ai ratti che infestano il mondo, svuotato di ogni umanità se non i bisogni primari, autore di terribili misfatti? Risposta, la paternità divina. Una figura retorica la stridente discendenza a Iddio, quasi una bestemmia; se "Figlio di Dio" quando sei nudo, non sei nulla, lo sei per una Pietà sublime. Fai parte dell’Immenso anche se non hai partecipato al Progetto. “Pensate che a quei tempi la gente fosse più cattiva di oggi? Chiese il vicesceriffo. Il vecchio stava guardando la città inondata. No disse. Non lo penso. Penso che la gente sia la stessa fin dal giorno che Dio creò il primo uomo.” “Le interiora furono estratte ed esaminate, e forse i quattro giovani studenti che si piegarono su di lui come antichi aruspici scorsero nelle loro circonvoluzioni l’avvento futuro di mostri ancora peggiori.” Passi come questi, diversi, tradiscono una concezione della natura umana turpe o malvagia; essa ha origine nella notte dei tempi e non ci sarà mai redenzione. Una folgorazione. Ho rivissuto le scene cinematografiche del film “Un tranquillo weekend di paura” su cui, inconsciamente, ho translato l’ambientazione naturale (notevole nella trattazione di MacCarthy) e quegli esseri deformi in tuta, camicia e fucile che popolano boschi e montagne di certe aree degli States.

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Editore: Einaudi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 168

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8806168959

ISBN-13: 9788806168957

Data di pubblicazione: 2008

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Lester Ballard è un uomo violento, dal passato difficile. Avendo perso ogni cosa, vive nell'abbandono e da sempre sfida e aggredisce i cittadini del suo paese, East Tennessee. Viene incarcerato, con l'accusa di violenza carnale. Quando si scopre che non è colpevole, gli viene concessa la libertà, il permesso di vagare a piacere, razziando e depredando la popolazione con le sue strane voglie. Normali e casuali incontri per commissioni in merceria, dal maniscalco e all'emporio diventano scene di travolgente forza insieme comica e grottesca. Mentre la storia precipita verso il suo indimenticabile finale, McCarthy dipinge le realtà più sordide della vita con senso umoristico oltre che di partecipazione umana.

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LukeCiro

La manovra di avvicinamento a “La strada” di Cormac MacCarthy si è compiuta passando per questo libro snello, denso e compatto, scritto nel 1974, dove ho potuto tastare lo stile dell’autore. Colpisce il titolo, quel “figlio di Dio” che ci rimanda direttamente allo scellerato protagonista, Lester Ballard. Esso ci richiama a quella pietà assoluta, che solo gli spiriti puri possono riconoscere o forse solo Iddio stesso, e che non si nega neppure all’ultimo uomo sulla Terra. Cosa resta di un reietto della società, cui il fisico minuto e viscido ci rimanda ai ratti che infestano il mondo, svuotato di ogni umanità se non i bisogni primari, autore di terribili misfatti? Risposta, la paternità divina. Una figura retorica la stridente discendenza a Iddio, quasi una bestemmia; se "Figlio di Dio" quando sei nudo, non sei nulla, lo sei per una Pietà sublime. Fai parte dell’Immenso anche se non hai partecipato al Progetto. “Pensate che a quei tempi la gente fosse più cattiva di oggi? Chiese il vicesceriffo. Il vecchio stava guardando la città inondata. No disse. Non lo penso. Penso che la gente sia la stessa fin dal giorno che Dio creò il primo uomo.” “Le interiora furono estratte ed esaminate, e forse i quattro giovani studenti che si piegarono su di lui come antichi aruspici scorsero nelle loro circonvoluzioni l’avvento futuro di mostri ancora peggiori.” Passi come questi, diversi, tradiscono una concezione della natura umana turpe o malvagia; essa ha origine nella notte dei tempi e non ci sarà mai redenzione. Una folgorazione. Ho rivissuto le scene cinematografiche del film “Un tranquillo weekend di paura” su cui, inconsciamente, ho translato l’ambientazione naturale (notevole nella trattazione di MacCarthy) e quegli esseri deformi in tuta, camicia e fucile che popolano boschi e montagne di certe aree degli States.

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