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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Stefan Zweig

Novella degli scacchi

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LukeCiro

Brasile anni '40, Stefan Zweig scrisse questo racconto pochi mesi prima di suicidarsi con la moglie. Austriaco, pacifista e grande viaggiatore, già da qualche anno, aveva lasciato la terra natia occupata dai nazisti. Costoro non vedevano di buon occhio l'opera dello scrittore arrivando addirittura a bruciarne le opere. Pochi cenni ed altre puntualizzazioni sulla sua vita sono necessari per comprendere a fondo la novella e per riconoscere in esso alcuni frammenti autobiografici. Lo sfondo è il gioco degli scacchi, teatro una nave da crociera sulla tratta New York-Buenos Aires. Il Nobil Giuoco è ben abbozzato in brillanti caratteri cardine: unico gioco non soggetto alla tirannia della fortuna, ma anche esercizio sterile dell'intelligenza. Troppo nobile per essere definito un gioco; troppo evanescente dell'arte il frutto non comparabile con l'edificio dell'architetto o la statua di uno scultore. Oggetto della vicenda la disputa casuale tra due giocatori in un pomeriggio nella sala fumatori della nave. Il primo, Czentovic, Campione del Mondo di scacchi in carica, monomaniaco: di umili origini e dal fare villano, è tratteggiato come un freddo cultore di quest'arte, l'unica che conosce (si dice non sappia scrivere neppure bene). Il suo atteggiamento è "calmo e misurato, il suo sguardo di pietra simile ad un pugno chiuso". Egli perde, vince o patta come un automa, un professionista puro che non trasmette emozioni. L'altro, il signor B, è un talentuoso dilettante che ha approfondito giocoforza la conoscenza degli scacchi. Sottoposto per lungo tempo ad isolamento dai nazisti nell'intento di estorcere informazioni, ebbe come unica compagnia un libretto trafugato con le partite dei più forti giocatori dell'epoca che memorizzò e riprodusse nella sua mente. Esaurite le possibilità di questo materiale pensò bene di giocare delle partite contro se stesso sdoppiando di fatto la propria identità in un delirio schizofrenico. Dalla condotta educata e gentile, il Signor B. è tuttavia un nervo scoperto ben sintetizzato da quel tremore quasi impercettibile sulla bocca. Come il Signor B., Zweig è di agiata famiglia e anch'egli suo malgrado cede agli scacchi in una situazione di disagio: costui lesse realmente un libro di scacchi con la sua seconda moglie. Con lei riprodusse le partite dei Campioni lamentando spesso, nell'esilio, la mancanza di letture consone con i suoi studi, fonti di ispirazione per le sue creazioni. Ecco! qui sta lo sterile impiego di un'intelligenza monca che ha in Czentovic la sua denuncia ed il suo campione: una mente priva di sensibilità e passione, meccanica e specializzata e per questo destinata a vincere. Resta l'inquietudine, le tracce del tragico epilogo dello scrittore nei deliri nervosi del signor B.: un'anima pura, un talento riconosciuto segnato dal dramma e costretto ad abbandonare la partita.

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Editore: Garzanti

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 112

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8811668905

ISBN-13: 9788811668909

Data di pubblicazione: 1991

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LukeCiro

Brasile anni '40, Stefan Zweig scrisse questo racconto pochi mesi prima di suicidarsi con la moglie. Austriaco, pacifista e grande viaggiatore, già da qualche anno, aveva lasciato la terra natia occupata dai nazisti. Costoro non vedevano di buon occhio l'opera dello scrittore arrivando addirittura a bruciarne le opere. Pochi cenni ed altre puntualizzazioni sulla sua vita sono necessari per comprendere a fondo la novella e per riconoscere in esso alcuni frammenti autobiografici. Lo sfondo è il gioco degli scacchi, teatro una nave da crociera sulla tratta New York-Buenos Aires. Il Nobil Giuoco è ben abbozzato in brillanti caratteri cardine: unico gioco non soggetto alla tirannia della fortuna, ma anche esercizio sterile dell'intelligenza. Troppo nobile per essere definito un gioco; troppo evanescente dell'arte il frutto non comparabile con l'edificio dell'architetto o la statua di uno scultore. Oggetto della vicenda la disputa casuale tra due giocatori in un pomeriggio nella sala fumatori della nave. Il primo, Czentovic, Campione del Mondo di scacchi in carica, monomaniaco: di umili origini e dal fare villano, è tratteggiato come un freddo cultore di quest'arte, l'unica che conosce (si dice non sappia scrivere neppure bene). Il suo atteggiamento è "calmo e misurato, il suo sguardo di pietra simile ad un pugno chiuso". Egli perde, vince o patta come un automa, un professionista puro che non trasmette emozioni. L'altro, il signor B, è un talentuoso dilettante che ha approfondito giocoforza la conoscenza degli scacchi. Sottoposto per lungo tempo ad isolamento dai nazisti nell'intento di estorcere informazioni, ebbe come unica compagnia un libretto trafugato con le partite dei più forti giocatori dell'epoca che memorizzò e riprodusse nella sua mente. Esaurite le possibilità di questo materiale pensò bene di giocare delle partite contro se stesso sdoppiando di fatto la propria identità in un delirio schizofrenico. Dalla condotta educata e gentile, il Signor B. è tuttavia un nervo scoperto ben sintetizzato da quel tremore quasi impercettibile sulla bocca. Come il Signor B., Zweig è di agiata famiglia e anch'egli suo malgrado cede agli scacchi in una situazione di disagio: costui lesse realmente un libro di scacchi con la sua seconda moglie. Con lei riprodusse le partite dei Campioni lamentando spesso, nell'esilio, la mancanza di letture consone con i suoi studi, fonti di ispirazione per le sue creazioni. Ecco! qui sta lo sterile impiego di un'intelligenza monca che ha in Czentovic la sua denuncia ed il suo campione: una mente priva di sensibilità e passione, meccanica e specializzata e per questo destinata a vincere. Resta l'inquietudine, le tracce del tragico epilogo dello scrittore nei deliri nervosi del signor B.: un'anima pura, un talento riconosciuto segnato dal dramma e costretto ad abbandonare la partita.

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