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E intanto, mentre non c'eri...

Maria Agostina


Don Chisciotte
Questo mese, 10-05-2025
Il Dottor Živago
Borìs Pasternàk

Durante la lettura è impossibile separare il romanzo dal contesto storico più conosciuto. I personaggi sono dei rappresentanti di oggetti più [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
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"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
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"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

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John Fante

La confraternita dell'uva

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Aggiornato il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Disponibile in 10 librerie
Inserito il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Aggiornato il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Disponibile in 10 librerie

Pubblicato per la prima volta nel 1977, il romanzo ha per protagonista la figura granitica, ingombrante, di un padre, il vecchio tirannico e orgoglioso primo scalpellino d'America, almeno questo crede di essere. Un immigrato di prima generazione, Nick Molise, nel quale, come nel gruppo di suoi compaesani, Fante racchiude il ritratto più nitido della prima generazione italoamericana. Un mondo di uomini di testarda virilità, guardati con inorridita inquietudine dagli americani persuasi che gli italiani fossero creature di sangue africano, che tutti girassero con il coltello e che la nazione fosse ormai preda della mafia.

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Recensioni

Noce Moscata

I temi universali mi piacciono sempre. Voi ne conoscete uno più universale della famiglia e della solidarietà che si crea davanti a un bicchier di vino? Il contrasto tra genitori e figli fa le bollicine come un vino novello, salgono su che è una meraviglia. Con la disomogeneità che da sempre caratterizza il rapporto coi nostri vecchi, non si può che altalenare insieme a Fante tra amore e odio, paura di perderli e sollievo quando non ce li abbiamo tra le scatole. Dal basso del mio cervellino bacato, quando pensavo a questi eterni contrasti, l'unico modo per riuscire a dargli concretezza era quello di esemplificare la questione con l'iconografia della scena ormai sperimentata miliardi di volte, di quando parto per un viaggio. Fino al giorno prima della partenza conto le ore, i minuti, i secondi, ma non appena il pulmann, l'aereo, il treno si mette in moto, si aprono immediatamente le chiuse dei canali lacrimali e un Rio delle Amazzoni mi sconquassa fino a destinazione. Il tutto corredato da pensierini melensi tipo rubrica adolescenziale del "Cioè", oppure scene eroiche alla Giovanna D'Arco. Sono bravissima a immaginarmi mentre muoio in qualche incidente e pronuncio per i posteri frasi tipo "Dite loro che gli ho voluto bene", oppure immaginarmi un rientro a casa apocalittico dove trovo i miei in pericolo di vita perché rapiti/ molestati/ ammalati/ depressi/ terremotati/ tsunamati (la varietà delle tragedie dipende dal piede con cui mi sveglio la mattina in cui torno a casa). E io che con impavido eroismo li salvo, li bacio, li abbraccio e torniamo a casa stretti stretti e ci ricordiamo pure di prendere in braccio il cane. Inutile dirvi che già il giorno dopo le cose cambiano, soprattutto se c'è una Murphyniana coincidenza tra ciclo mensile, affari di cuore assolutamente privati ("Ma cosa ne potete capire voi del mio AMORE!!") e bagno occupato, e se per caso i miei cari mi passano a fianco in corridoio, ho lo sguardo torvo dell'animo incompreso. Così sembra facile a spiegare, ma provate a scriverci un libro sopra. Ecco che quindi, caro il mio Fante, ti perdono immediatamente la partita in sordina del libro, la crudezza di certe immagini, la poca gentilezza nello sbattermi in faccia cose che penso e che non ho il coraggio di dire. Il risultato è illuminante, e vi fa fare cenni di consenso con la testa mentre leggete.. (Guai ad avere la sigaretta in bocca in questi momenti; la cenere se ne frega del vostro entusiasmo nel tifare per le convinzioni che voi teste bacate dovete aspettare di leggere dalla penna di Fante e non sapete argomentare da soli). Cosa c'entra in tutto questo il vino? Il vino attira le api, è una carta moschicida per loro, ma è un collante per noi uomini, e Fante lo utilizza come facciamo noi a nostro uso personale, cioè per esaltare le debolezze dei suoi personaggi e metterne in luce l'aspetto più meditativo. Per quasi tutto il libro, ho pensato che la copertina comunque fosse la cosa meno azzeccata. Vino bianco? Ma qua ci vuole un bel vino vermiglio, perdiana! Il vino come complice dei nostri segreti, io l'ho sempre immaginato rosso, corposo, ad alta gradazione alcolica. Poi però ho pensato ben bene al Chiaretto (nel libro è il famosissimo Chiaretto di Angelo Musso!). Se il tempo di contatto con un rosato è troppo breve, il vino appare scialbo, incompleto, di colore non ben definito. Se si eccede, anche per poco, il vino diventa un mezzo rosso impersonale, troppo vinoso, senza particolari caratteristiche. Si capisce quindi che l’uomo debba saper cogliere “l’attimo fuggente” per separare il mosto dalle bucce. In pochi altri processi produttivi è tanto fondamentale la sensibilità dell’uomo. Capito? La sensibilità dell'uomo!!!! Non la goliardica convivialità di chi si ritrova a sbevazzare con gli amici, non la grossolanità di bere per dimenticare, non la faciloneria dell'abbinamento costata chianina + Terrano. È una questione di sfumature, di pigiatura soffice dei sentimenti che scalda il cuore piano, di vivacità di approcci, di libro lento che poi ti prende e ti lascia ebbro. E il chiaretto allora ci sta, eccome se ci sta! Così succede che mi ricreda persino sul vino, e a proposito di vino, informo gli astanti che fra qualche giorno andrò a Roma, ragione per cui, mi è venuto in mente che adesso ho una scusa decisamente più valida per andare qui. http://www.sgranocchiara.com/post/407/la-confraternita-dell-uva-roma Buona degustazione letteraria a tutti. Intanto nella vita reale: mi sento come una pepita, c'è un po' d'oro ma quante scorie porca miseria!!!

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Denise Salis

Sebbene tutti dicano che il capolavoro di Fante sia "Chiedi alla polvere" a me è piaciuto più questo... un'accolita di rancorosi*

*cit.

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Editore: Einaudi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 232

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8806170627

ISBN-13: 9788806170622

Data di pubblicazione: 2004

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Pubblicato per la prima volta nel 1977, il romanzo ha per protagonista la figura granitica, ingombrante, di un padre, il vecchio tirannico e orgoglioso primo scalpellino d'America, almeno questo crede di essere. Un immigrato di prima generazione, Nick Molise, nel quale, come nel gruppo di suoi compaesani, Fante racchiude il ritratto più nitido della prima generazione italoamericana. Un mondo di uomini di testarda virilità, guardati con inorridita inquietudine dagli americani persuasi che gli italiani fossero creature di sangue africano, che tutti girassero con il coltello e che la nazione fosse ormai preda della mafia.

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Sebbene tutti dicano che il capolavoro di Fante sia "Chiedi alla polvere" a me è piaciuto più questo... un'accolita di rancorosi*

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