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E intanto, mentre non c'eri...

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Christian Raimo

Latte

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Recensioni (1)
Inserito il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Aggiornato il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Disponibile in 2 librerie
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Alberto Rossi

Latte. Il latte è bianco, candido, puro nel suo chiarore che vuole lanciare l'ovvio messaggio che di lui ci si può fidare. Latte. Il latte è naturale, si pensa al latte e come inevitabile conseguenza si pensa ai paesaggi bucolici di cui le stesse confezioni ci ricordano l'esistenza, vaga e lontana, nel tempo e nello spazio, riallacciatasi al qui e ora grazie ad una bevanda. Latte. Il latte è denso, viscoso, lento nel suo incedere anche quando versato, incapace di scorrere con il furore agile dell'acqua. Latte. Il latte è materno, è un'esperienza che si fa soprattutto nell'infanzia, è ciò che segna la tua crescita e la tua dentatura. Il latte è tua madre, è il rapporto con tua madre. Raimo non poteva scegliere titolo più ossimorico, e in ciò più azzeccato, per questa sua (all'epoca, 2001) prima raccolta. Questi racconti non hanno nulla in comune col latte. Son oscuri e sporchi (nell'atmosfera), sono urbani, post-atomici, mass-mediatici (nell'ambientazione), sono scarni e radi, funzionano con scarti ritmici (nella prosa), e più di tutto, sono tremendamente solitari, spesso pronti a descrivere rapporti famigliari, e in particolare rapporti genitori-figlio/a, che non si stanno sfaldando, sono già sfaldati. Se esistono quattro aggettivi che assolutamente non possono andare a descrivere questo volume questi sono bianco, naturale, denso e materno. Il primo racconto, "Ricorrenze", forse il più bello insieme all'ultimo, è un gioco di rimbalzi, tra due personalità diverse ma uguali come quelle di due gemelli e soprattutto tra presente e passato. Ma il presente è fatto solo di dialoghi telefonici e si mostra abulico, forse a sua volta proiettato nel passato. Si avanza per traumi. Il mezzo telefono rappresenta peraltro il vero leitmotiv del libro. Presenti in tutti i racconti tranne uno, le conversazioni al telefono sono quasi sempre la chiave di volta degli intrecci, quelli che cambiano il punto di vista del personaggio, o della vicenda, o del narratore. A un certo punto arriva addirittura a citare l'Herzog di Bellow, proprio con la cornetta a voler sostituire le missive. Ma è una sostituzione che dura un attimo, transeunte, volatile come è la parola detta al telefono(*) rispetto alla pesantezza immarcescibile del foglio di carta. La cosa che più colpisce è la capacità di Raimo di costruire personaggi che provino sentimenti indefinibili, comprensibili solo grazie alle loro esperienze personali e alle loro scelte, fino alla similitudine che spiega perfettamente uno di loro (ma, direi, tutti loro e forse tutti noi): «Insomma, mi sento come, hai presente il cuore di un foglio? cioè né il davanti né il retro, non so come dire»." Raimo cerca anche, in parte, la via della sperimentazione linguistica, facendo esitare la voce narrante come esitano i suoi personaggi. Le frasi annaspano in questo modo fra parole smozzicate, balbettamenti, trattini e sospensioni. Una sperimentazione linguistica che si fa forse troppo deliberatamente esagerata nei due racconti in versi, gli unici della raccolta, secondo chi scrive, a non convincere, proprio per la loro eccessiva vezzosità. Per il resto questo libro non evidenzia i segni dell'esordio, anzi, sembra già perfettamente maturo, e non poteva che chiudersi con l'apparizione, in sogno, di Pier Vittorio Tondelli, ideale maestro di Raimo che passa il testimone all'allievo in un confronto tra generazioni che è anche una pace finalmente conquistata, finalmente per Raimo ma anche finalmente, ancora una volta come ideale, per Tondelli. (*)Va beh, ditelo a Berlusconi.

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Editore: Minimum Fax

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 180

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8875213305

ISBN-13: 9788875213305

Data di pubblicazione: 2011

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Latte. Il latte è bianco, candido, puro nel suo chiarore che vuole lanciare l'ovvio messaggio che di lui ci si può fidare. Latte. Il latte è naturale, si pensa al latte e come inevitabile conseguenza si pensa ai paesaggi bucolici di cui le stesse confezioni ci ricordano l'esistenza, vaga e lontana, nel tempo e nello spazio, riallacciatasi al qui e ora grazie ad una bevanda. Latte. Il latte è denso, viscoso, lento nel suo incedere anche quando versato, incapace di scorrere con il furore agile dell'acqua. Latte. Il latte è materno, è un'esperienza che si fa soprattutto nell'infanzia, è ciò che segna la tua crescita e la tua dentatura. Il latte è tua madre, è il rapporto con tua madre. Raimo non poteva scegliere titolo più ossimorico, e in ciò più azzeccato, per questa sua (all'epoca, 2001) prima raccolta. Questi racconti non hanno nulla in comune col latte. Son oscuri e sporchi (nell'atmosfera), sono urbani, post-atomici, mass-mediatici (nell'ambientazione), sono scarni e radi, funzionano con scarti ritmici (nella prosa), e più di tutto, sono tremendamente solitari, spesso pronti a descrivere rapporti famigliari, e in particolare rapporti genitori-figlio/a, che non si stanno sfaldando, sono già sfaldati. Se esistono quattro aggettivi che assolutamente non possono andare a descrivere questo volume questi sono bianco, naturale, denso e materno. Il primo racconto, "Ricorrenze", forse il più bello insieme all'ultimo, è un gioco di rimbalzi, tra due personalità diverse ma uguali come quelle di due gemelli e soprattutto tra presente e passato. Ma il presente è fatto solo di dialoghi telefonici e si mostra abulico, forse a sua volta proiettato nel passato. Si avanza per traumi. Il mezzo telefono rappresenta peraltro il vero leitmotiv del libro. Presenti in tutti i racconti tranne uno, le conversazioni al telefono sono quasi sempre la chiave di volta degli intrecci, quelli che cambiano il punto di vista del personaggio, o della vicenda, o del narratore. A un certo punto arriva addirittura a citare l'Herzog di Bellow, proprio con la cornetta a voler sostituire le missive. Ma è una sostituzione che dura un attimo, transeunte, volatile come è la parola detta al telefono(*) rispetto alla pesantezza immarcescibile del foglio di carta. La cosa che più colpisce è la capacità di Raimo di costruire personaggi che provino sentimenti indefinibili, comprensibili solo grazie alle loro esperienze personali e alle loro scelte, fino alla similitudine che spiega perfettamente uno di loro (ma, direi, tutti loro e forse tutti noi): «Insomma, mi sento come, hai presente il cuore di un foglio? cioè né il davanti né il retro, non so come dire»." Raimo cerca anche, in parte, la via della sperimentazione linguistica, facendo esitare la voce narrante come esitano i suoi personaggi. Le frasi annaspano in questo modo fra parole smozzicate, balbettamenti, trattini e sospensioni. Una sperimentazione linguistica che si fa forse troppo deliberatamente esagerata nei due racconti in versi, gli unici della raccolta, secondo chi scrive, a non convincere, proprio per la loro eccessiva vezzosità. Per il resto questo libro non evidenzia i segni dell'esordio, anzi, sembra già perfettamente maturo, e non poteva che chiudersi con l'apparizione, in sogno, di Pier Vittorio Tondelli, ideale maestro di Raimo che passa il testimone all'allievo in un confronto tra generazioni che è anche una pace finalmente conquistata, finalmente per Raimo ma anche finalmente, ancora una volta come ideale, per Tondelli. (*)Va beh, ditelo a Berlusconi.

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