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E intanto, mentre non c'eri...

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Huckelberry Finn
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Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
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"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

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Francesco Abate

Chiedo scusa

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (7)
Inserito il 21-01-2019 da LaCasula
Aggiornato il 24-06-2022 da KaraLettura
Disponibile in 72 librerie
Inserito il 21-01-2019 da LaCasula
Aggiornato il 24-06-2022 da KaraLettura
Disponibile in 72 librerie

Valter si burla del mondo perché da sempre è abituato a perdere. Pensa che il mondo debba chiedergli scusa. Ma quando una malattia lo porta a un'odissea senza fine nel dolore, sente che invece è lui a dover chiedere scusa a tutti. Perché quello che credeva il suo dolore è una goccia del dolore del mondo. Una goccia dell'ingiustizia senza rimedio e spiegazione. E allora, forse, Valter può scoprire la gioia. La gioia di accettare e di vivere. La voce beffarda e innocente di un uomo che si è sempre rifugiato nel sarcasmo e nel risentimento per non soccombere. La sua caduta e rinascita diventano, in questo romanzo asciutto e commovente, il tentativo di risarcire ognuno per la misera condizione di essere umano di fronte al potere spesso crudele della natura. Ma anche un'indimenticabile dichiarazione di speranza. Saverio Mastrofranco è il nome con cui un "intenditore" di cinema chiamò Valerio Mastandrea chiedendogli un autografo per strada. Da quel giorno l'attore lo usa per piccole incursioni sulla scena musicale e letteraria. Dall'incontro con il giornalista Francesco Abate, il racconto di una storia vera: la vita ha sempre un lato comico, e questo libro, nudo e limpido come una pietra preziosa, lo scopre nel luogo piú impensato. Nel più estremo dolore.

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Recensioni

manuel.persico@gmail.com

è stare a galla e aiutare gli altri a fare altrettanto. l'evoluzione della malattia e la guarigione coincidono con il percorso spirituale e mentale dell'autore. da leggere.

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Michela L.

 

 

A chiedere scusa è Valter, il protagonista di questa triste e al tempo stesso esilarante storia. Lo fa così tante volte che chiedo scusa diventa il suo soprannome. Chiede scusa come forse molti altri in attesa di trapianto fanno tutti i giorni, perché non possono desiderare di stare bene e in salute senza obbligatoriamente ed implicitamente desiderare la morte di un altro essere umano. Augurarsi un futuro migliore e una vita felice è un desiderio umano e legittimo, non per Valter però, troppo duro con se stesso e con l’epatite, malattia davanti alla quale suo padre, prima di lui, ha fatto un passo indietro e ha smesso di lottare arrendendosi e rassegnandosi al terribile male. Un peso difficile da portare sulle spalle sapere che quando il cellulare squillerà alla sua vita verrà data una possibilità di rivincita e contemporaneamente un’altra finirà per sempre, difficile non pensare che il fegato che gli trapianteranno è un dono di una madre che non vedrà crescere i propri figli. Inevitabilmente chiede scusa per l’epatite, perché crede di essere malato per qualche motivo in particolare, perché come dice Piludu, conosciuto in ospedale e in attesa di trapianto anche lui, la loro è una malattia purescia che li rende sporchi e colpevoli. «C’abbiamo tutti una colpa. E se non ce l’abbiamo ce l’affibbiano. » (Piludu).         

 Chi è malato non dovrebbe mai chiedere scusa, chi è in attesa di trapianto o riceve un organo non ha assolutamente nulla da farsi perdonare, anzi, forse grazie al loro bisogno l’idea della morte diventa in qualche modo più accettabile, sembra avere un senso …

I libri possono essere anche questo: possono aiutare a formare la nostra coscienza sociale e farci capire che donare gli organi non è solo un atto d’amore verso il prossimo, è anche e soprattutto un gesto di civiltà!

 

   

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Stefania

Commovente,divertente. Personaggi talmente normali che sembrano inventati.Una sofferenza raccontata con dignità e semplicità che disarma,ti immerge nell'intimo ti rende parte integrante della storia,il racconto di un dolore che sembra meritato, dell'amore che per quanto meritato non è mai scontato riceverlo e dell'amicizia che arriva da chi non ti aspetteresti mai.Ti senti parte integrante di quella società che vive accanto a persone speciali che lottano ogni istante per le cose più semplici e scontate come la vita.Preparatevi ad essere toccati nel profondo e trovare liberazione nelle lacrime che arrivano.

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lettrice

"Sono qui. Insegno a rimanere a galla. Che è il mestiere più bello del mondo". Letto tutto d'un fiato. Commuove, emoziona, trasmette il senso di fragilità della nostra breve vita, la gioia della rinascita dopo tanto dolore e un senso di precarietà esistenziale di cui non sempre si ha consapevolezza. La vicenda, autobiografica, è quella di un uomo che, per continuare a vivere, deve subire un trapianto di fegato. Per più di un anno affronta una faticosissima preparazione all'intervento, in attesa di una telefonata che lo avverta di un donatore disponibile. L'autore racconta questa drammatica e dolorosa esperienza con uno stile asciutto e con pochi orpelli, ma con una umanità e un senso di compassione per la fragilità umana che toccano in profondità. Lettura consigliatissima.

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vivy.onnis

Solitamente l’essenza di un libro è racchiusa nel suo “dentro” e sempre in quel “dentro” si trovano, di norma, i motivi per cui vale la pena leggerlo. Chiedo scusa di Francesco Abate e Saverio Mastrofranco (pseudonimo di Valerio Mastandrea) fa un po’ eccezione perché il suo “involucro” ne contiene già tutto lo spirito. “Chiedo scusa”: siamo così immersi nella violenza (fisica e verbale), nella volgarità e nel frastuono che un titolo così educato già di per sé merita attenzione e rispetto. Chiedere scusa, con convinzione e quando veramente ce n’è motivo, è difficile. Francesco Abate e Valter, il protagonista del romanzo, imparano a farlo grazie alla loro vicenda personale e bisognerebbe fare tesoro della loro esperienza. Perché, se ci guardiamo bene dentro, sicuramente riusciamo a trovare qualche motivo per cui dovremmo chiedere scusa. Magari perché, anche noi, ci siamo talvolta comportati come se fossimo gli unici ad avere un problema o come se i problemi degli altri meritassero meno attenzione dei nostri. Oppure per aver creduto che le nostre sofferenze ci autorizzassero a trattare male gli altri, soprattutto se – a differenza nostra - conducevano esistenze serene. O magari dovremmo scusarci perché diamo per scontato le cose buone e belle che possediamo, rischiando di sprecare questa fortuna. Oppure perché stiamo sempre lì ad aspettare le scuse altrui, anziché preoccuparci di essere i primi a chiedere perdono per i nostri errori. O ancora, come un po’ suggerisce questo libro, per non aver saputo meritare un dono ricevuto, soprattutto se quel dono era la fiducia altrui. La prima pagina del libro viene introdotta così: «Questo romanzo è ispirato ad una storia vera. La finzione è presente per rendere il racconto un po’ più accettabile, dato che la realtà aveva superato i limiti della credibilità». Due frasi che, come il bugiardino per il farmaco, forniscono al lettore le istruzioni per l’uso. Che conosca o meno la trama (Chiedo scusa è la storia di un uomo che deve affrontare il “prima”, il “durante” e il “dopo” di un trapianto di fegato), egli avrà dunque la certezza che la lettura sarà emotivamente impegnativa. Un libro impegnativo, dunque, ma non tragico. Ce lo dice chiaramente già la quarta di copertina: «La nostra vita ha sempre un lato comico, e questo libro, nudo e limpido come una pietra preziosa, lo scopre nel luogo più impensato. Nel più estremo dolore». E per descrivere sinteticamente Chiedo scusa non sarebbe possibile trovare parole migliori. Pur raccontando un dramma, questo romanzo regala tanta speranza a chi non l’ha più o la sta perdendo, ma soprattutto commuove e diverte, spesso ad un tempo. Ed in questo Abate (non me ne voglia Mastandrea se lo metto un attimo in secondo piano) dimostra tutto il suo valore di scrittore e di uomo, perché non c’è forse dono più grande che saper ridere e far ridere anche in mezzo al dolore. Soprattutto quando si tratta del proprio dolore. Questa recensione la potete trovare anche qui:http://www.ilmiogiornale.org/perche-leggere-chiedo-scusa/

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vincenzo soddu

Stile piano, scorrevole. Una storia che viene dall'anima, spontanea, con la forza del dolore vissuto. Il miglior Abate.

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lettrice

"Sono qui. Insegno a rimanere a galla. Che è il mestiere più bello del mondo". Letto tutto d'un fiato. Commuove, emoziona, trasmette il senso di fragilità della nostra breve vita, la gioia della rinascita dopo tanto dolore e un senso di precarietà esistenziale di cui non sempre si ha consapevolezza. La vicenda, autobiografica, è quella di un uomo che, per continuare a vivere, deve subire un trapianto di fegato. Per più di un anno affronta una faticosissima preparazione all'intervento, in attesa di una telefonata che lo avverta di un donatore disponibile. L'autore racconta questa drammatica e dolorosa esperienza con uno stile asciutto e con pochi orpelli, ma con una umanità e un senso di compassione per la fragilità umana che toccano in profondità. Lettura consigliatissima.

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Editore: Einaudi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 234

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 880620369X

ISBN-13: 9788806203696

Data di pubblicazione: 2010

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A chiedere scusa è Valter, il protagonista di questa triste e al tempo stesso esilarante storia. Lo fa così tante volte che chiedo scusa diventa il suo soprannome. Chiede scusa come forse molti altri in attesa di trapianto fanno tutti i giorni, perché non possono desiderare di stare bene e in salute senza obbligatoriamente ed implicitamente desiderare la morte di un altro essere umano. Augurarsi un futuro migliore e una vita felice è un desiderio umano e legittimo, non per Valter però, troppo duro con se stesso e con l’epatite, malattia davanti alla quale suo padre, prima di lui, ha fatto un passo indietro e ha smesso di lottare arrendendosi e rassegnandosi al terribile male. Un peso difficile da portare sulle spalle sapere che quando il cellulare squillerà alla sua vita verrà data una possibilità di rivincita e contemporaneamente un’altra finirà per sempre, difficile non pensare che il fegato che gli trapianteranno è un dono di una madre che non vedrà crescere i propri figli. Inevitabilmente chiede scusa per l’epatite, perché crede di essere malato per qualche motivo in particolare, perché come dice Piludu, conosciuto in ospedale e in attesa di trapianto anche lui, la loro è una malattia purescia che li rende sporchi e colpevoli. «C’abbiamo tutti una colpa. E se non ce l’abbiamo ce l’affibbiano. » (Piludu).         

 Chi è malato non dovrebbe mai chiedere scusa, chi è in attesa di trapianto o riceve un organo non ha assolutamente nulla da farsi perdonare, anzi, forse grazie al loro bisogno l’idea della morte diventa in qualche modo più accettabile, sembra avere un senso …

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"Sono qui. Insegno a rimanere a galla. Che è il mestiere più bello del mondo". Letto tutto d'un fiato. Commuove, emoziona, trasmette il senso di fragilità della nostra breve vita, la gioia della rinascita dopo tanto dolore e un senso di precarietà esistenziale di cui non sempre si ha consapevolezza. La vicenda, autobiografica, è quella di un uomo che, per continuare a vivere, deve subire un trapianto di fegato. Per più di un anno affronta una faticosissima preparazione all'intervento, in attesa di una telefonata che lo avverta di un donatore disponibile. L'autore racconta questa drammatica e dolorosa esperienza con uno stile asciutto e con pochi orpelli, ma con una umanità e un senso di compassione per la fragilità umana che toccano in profondità. Lettura consigliatissima.

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Solitamente l’essenza di un libro è racchiusa nel suo “dentro” e sempre in quel “dentro” si trovano, di norma, i motivi per cui vale la pena leggerlo. Chiedo scusa di Francesco Abate e Saverio Mastrofranco (pseudonimo di Valerio Mastandrea) fa un po’ eccezione perché il suo “involucro” ne contiene già tutto lo spirito. “Chiedo scusa”: siamo così immersi nella violenza (fisica e verbale), nella volgarità e nel frastuono che un titolo così educato già di per sé merita attenzione e rispetto. Chiedere scusa, con convinzione e quando veramente ce n’è motivo, è difficile. Francesco Abate e Valter, il protagonista del romanzo, imparano a farlo grazie alla loro vicenda personale e bisognerebbe fare tesoro della loro esperienza. Perché, se ci guardiamo bene dentro, sicuramente riusciamo a trovare qualche motivo per cui dovremmo chiedere scusa. Magari perché, anche noi, ci siamo talvolta comportati come se fossimo gli unici ad avere un problema o come se i problemi degli altri meritassero meno attenzione dei nostri. Oppure per aver creduto che le nostre sofferenze ci autorizzassero a trattare male gli altri, soprattutto se – a differenza nostra - conducevano esistenze serene. O magari dovremmo scusarci perché diamo per scontato le cose buone e belle che possediamo, rischiando di sprecare questa fortuna. Oppure perché stiamo sempre lì ad aspettare le scuse altrui, anziché preoccuparci di essere i primi a chiedere perdono per i nostri errori. O ancora, come un po’ suggerisce questo libro, per non aver saputo meritare un dono ricevuto, soprattutto se quel dono era la fiducia altrui. La prima pagina del libro viene introdotta così: «Questo romanzo è ispirato ad una storia vera. La finzione è presente per rendere il racconto un po’ più accettabile, dato che la realtà aveva superato i limiti della credibilità». Due frasi che, come il bugiardino per il farmaco, forniscono al lettore le istruzioni per l’uso. Che conosca o meno la trama (Chiedo scusa è la storia di un uomo che deve affrontare il “prima”, il “durante” e il “dopo” di un trapianto di fegato), egli avrà dunque la certezza che la lettura sarà emotivamente impegnativa. Un libro impegnativo, dunque, ma non tragico. Ce lo dice chiaramente già la quarta di copertina: «La nostra vita ha sempre un lato comico, e questo libro, nudo e limpido come una pietra preziosa, lo scopre nel luogo più impensato. Nel più estremo dolore». E per descrivere sinteticamente Chiedo scusa non sarebbe possibile trovare parole migliori. Pur raccontando un dramma, questo romanzo regala tanta speranza a chi non l’ha più o la sta perdendo, ma soprattutto commuove e diverte, spesso ad un tempo. Ed in questo Abate (non me ne voglia Mastandrea se lo metto un attimo in secondo piano) dimostra tutto il suo valore di scrittore e di uomo, perché non c’è forse dono più grande che saper ridere e far ridere anche in mezzo al dolore. Soprattutto quando si tratta del proprio dolore. Questa recensione la potete trovare anche qui:http://www.ilmiogiornale.org/perche-leggere-chiedo-scusa/

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