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E intanto, mentre non c'eri...

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Durante la lettura è impossibile separare il romanzo dal contesto storico più conosciuto. I personaggi sono dei rappresentanti di oggetti più [...]

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Huckelberry Finn
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"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

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John Steinbeck

Uomini e topi

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 21-01-2019 da LaCasula
Aggiornato il 21-01-2019 da LaCasula
Disponibile in 8 librerie
Inserito il 21-01-2019 da LaCasula
Aggiornato il 21-01-2019 da LaCasula
Disponibile in 8 librerie

Pubblicato nel 1937 negli Stati Uniti, apparso un anno dopo in Italia nella celebre traduzione di Cesare Pavese, Uomini e topi è un piccolo intenso dramma che colloca l'amara vicenda dei suoi protagonisti su uno sfondo di denuncia sociale. Il romanzo affronta in chiave simbolica il problema dell'emigrazione contadina all'Ovest, terra di mancate promesse negli anni successivi alla Depressione: è la storia tragica e violenta di due braccianti che trovano lavoro in un ranch della California, il grande Lennie, gigante buono e irresponsabile, e il saggio George, guida e sostegno dell'amico nella vana resistenza alla difesa del mondo. Sfruttamento e lotte sociali, ingiustizia e sofferenza umana, tutti temi che verranno trattati con realismo aspro e risentito in Furore, sono qui espressi con una vena di lirica commozione e con quel vigore narrativo che fa di Steinbeck uno dei grandi autori americani.

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ElisaL

‎"E vivremo del grasso della terra, urlò Lennie. E terremo i conigli. Va' avanti, George! Di' quel che avremo nell'orto e i conigli nelle gabbie e la pioggia d'inverno e la stufa; di' come sarà spessa la panna sul latte che non la potremo tagliare. Di' tutto questo, George." "E perché non lo dici tu? Lo sai benissimo." "No... dillo tu. Non è lo stesso, se lo dico io." [...] Tutti quanti vogliono il pezzetto di terra, e nessuno che ci arrivi. E' come il paradiso. Tutti quanti vogliono la terra. Qui io leggo molti libri. Nessuno trova il pezzetto di terra. E' solamente nella testa. C'era una cosa che Pavese diceva ne "La luna e i falò": in America non esiste la campagna, non quella che lui si porta nel cuore. Quando il protagonista arrivava in America in cerca di fortuna, vi trovava solo individui senza centro, lanciati alla continua ricerca di una stella da seguire per rischiarare i propri passi e dar loro un senso. Individui con un baricentro separato dal corpo, proiettato in un punto indefinito dello spazio: è là, raggiungilo. E' bello che sia stato proprio Pavese a tradurre quest'opera. E' come se il racconto sia stato raccolto da un autore e continuato dall'altro, o forse le cose non stanno nemmeno così, inserite in un continuum temporale necessario: sono binari che, chissà come, si intrecciano. La forza del ferro e della lontananza non può nulla contro l'unico canto che unisce tutti gli uomini. In America la campagna - quel punto di partenza e d'arrivo, la casa - esiste, e somiglia tanto al treno che parte dal paesino de La luna e i falò. E' il sogno di qualcosa che verrà, di un completamento dell'individuo che possa dare una giustificazione alla sua esistenza. Il miraggio di un giorno in cui ci si potrà riparare e scaldare davanti a una stufa mentre fuori piove, con un amico accanto. Avere un posto che si addica alla stazza della nostra anima. In America la campagna diventa una casetta con un piccolo terreno a misura d'uomo per i lavoranti dei ranches, si trasforma in una scena di teatro sfavillante di riflettori per le ricche mogli insoddisfatte dei proprietari terrieri. Sono una nuvola di sogni, questi personaggi, e ognuno continuamente si recita a memoria davanti agli altri. Nessuno penserebbe mai che un sogno possa essere crudele. E invece sì: a meno che non vedano l'orizzonte dello stesso colore, i personaggi non capiscono il senso dei sogni altrui, finiscono per provocar loro delle crepe. Occupati ad abbellire continuamente il proprio con i cocci di quelli degli altri. Sono aghi appuntiti di una stessa bussola, pronti a infilzare chi si pari loro davanti. C'è un personaggio straordinariamente adatto a rappresentarli tutti: Lennie. Non ci sta del tutto con la testa, è grande e grosso ma pensa solo ad accarezzare qualsiasi cosa sia morbida al tatto, viva o morta che sia. Scarica sacchi come nessuno, ma sempre ha lo sguardo sognante teso al suo sogno domestico, alla sua cuccia di conigli da accarezzare. Si danno un gran da fare per ripetere che Lennie non è una cima, i suoi compagni di lavoro, eppure quando parlano della loro "campagna" sono esattamente come lui. Cacciano fuori la vita da bestie da soma, quella viene cancellata in un sol colpo, e son già lì. Possono quasi sentire screpitare il fuoco e l'odore degli alberi da frutto in giardino. Lo sguardo oltre, oltre tutto. Purtroppo, però, la meta si sposta sempre un po' più in là. Un po' più in là. Cosa resta? La realtà aspra di un vecchio cane morto, la profondità dello sguardo di un bracciante nero che muore in un "Sì, 'gnora".

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Editore: Bompiani

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 128

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8845250083

ISBN-13: 9788845250088

Data di pubblicazione: 2001

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‎"E vivremo del grasso della terra, urlò Lennie. E terremo i conigli. Va' avanti, George! Di' quel che avremo nell'orto e i conigli nelle gabbie e la pioggia d'inverno e la stufa; di' come sarà spessa la panna sul latte che non la potremo tagliare. Di' tutto questo, George." "E perché non lo dici tu? Lo sai benissimo." "No... dillo tu. Non è lo stesso, se lo dico io." [...] Tutti quanti vogliono il pezzetto di terra, e nessuno che ci arrivi. E' come il paradiso. Tutti quanti vogliono la terra. Qui io leggo molti libri. Nessuno trova il pezzetto di terra. E' solamente nella testa. C'era una cosa che Pavese diceva ne "La luna e i falò": in America non esiste la campagna, non quella che lui si porta nel cuore. Quando il protagonista arrivava in America in cerca di fortuna, vi trovava solo individui senza centro, lanciati alla continua ricerca di una stella da seguire per rischiarare i propri passi e dar loro un senso. Individui con un baricentro separato dal corpo, proiettato in un punto indefinito dello spazio: è là, raggiungilo. E' bello che sia stato proprio Pavese a tradurre quest'opera. E' come se il racconto sia stato raccolto da un autore e continuato dall'altro, o forse le cose non stanno nemmeno così, inserite in un continuum temporale necessario: sono binari che, chissà come, si intrecciano. La forza del ferro e della lontananza non può nulla contro l'unico canto che unisce tutti gli uomini. In America la campagna - quel punto di partenza e d'arrivo, la casa - esiste, e somiglia tanto al treno che parte dal paesino de La luna e i falò. E' il sogno di qualcosa che verrà, di un completamento dell'individuo che possa dare una giustificazione alla sua esistenza. Il miraggio di un giorno in cui ci si potrà riparare e scaldare davanti a una stufa mentre fuori piove, con un amico accanto. Avere un posto che si addica alla stazza della nostra anima. In America la campagna diventa una casetta con un piccolo terreno a misura d'uomo per i lavoranti dei ranches, si trasforma in una scena di teatro sfavillante di riflettori per le ricche mogli insoddisfatte dei proprietari terrieri. Sono una nuvola di sogni, questi personaggi, e ognuno continuamente si recita a memoria davanti agli altri. Nessuno penserebbe mai che un sogno possa essere crudele. E invece sì: a meno che non vedano l'orizzonte dello stesso colore, i personaggi non capiscono il senso dei sogni altrui, finiscono per provocar loro delle crepe. Occupati ad abbellire continuamente il proprio con i cocci di quelli degli altri. Sono aghi appuntiti di una stessa bussola, pronti a infilzare chi si pari loro davanti. C'è un personaggio straordinariamente adatto a rappresentarli tutti: Lennie. Non ci sta del tutto con la testa, è grande e grosso ma pensa solo ad accarezzare qualsiasi cosa sia morbida al tatto, viva o morta che sia. Scarica sacchi come nessuno, ma sempre ha lo sguardo sognante teso al suo sogno domestico, alla sua cuccia di conigli da accarezzare. Si danno un gran da fare per ripetere che Lennie non è una cima, i suoi compagni di lavoro, eppure quando parlano della loro "campagna" sono esattamente come lui. Cacciano fuori la vita da bestie da soma, quella viene cancellata in un sol colpo, e son già lì. Possono quasi sentire screpitare il fuoco e l'odore degli alberi da frutto in giardino. Lo sguardo oltre, oltre tutto. Purtroppo, però, la meta si sposta sempre un po' più in là. Un po' più in là. Cosa resta? La realtà aspra di un vecchio cane morto, la profondità dello sguardo di un bracciante nero che muore in un "Sì, 'gnora".

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