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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Lessico famigliare

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 10-05-2017 da Roberto
Aggiornato il 10-05-2017 da Roberto
Disponibile in 5 librerie
Inserito il 10-05-2017 da Roberto
Aggiornato il 10-05-2017 da Roberto
Disponibile in 5 librerie

I piccoli riti familiari, gli episodi minimi che scandiscono la vita di tutti i giorni, i gesti affettuosi e i rabbuffi, le manie, le passioni, le paure: il tutto depositato in una serie di parole "speciali", in un gergo domestico che è pegno d'amore e di apprtenenza; e che, rivisitato a distanza di molti anni, non smette di evocare atmosfere incantate e benevoli fantasmi, pur nel turbine di una Storia spietata (il fascismo, il confino, la guerra…) che la famiglia si trova a fronteggiare.
Il capolavoro di Natalia Ginzburg, datato 1963, non è un romanzo d'invenzione: esso nasce, al contrario, da un assoluto scrupolo di verità (nessun nome fittizio, nessun fatto che non sia realmente accaduto, nessun personaggio che non sia una persona, in carne e ossa), da un esercizio della memoria tanto più caldo e vibrante quanto più alto è lo sforzo compiuto perché il resoconto sia fedele e attendibile.
I caratteri dei familiari della scrittrice, e l'aura particolarissima che promana dal "respiro" inconfondibile di una casa, risaltano così a tutto tondo (indimenticabile la figura del padre, coi suoi "sbrodeghezzi" e le sue "negrigure": un lessico, appunto, di famiglia) sullo sfondo della Torino intellettuale e antifascista che negli anni Trenta cercava di resistere come poteva alla barbarie montante. E si esaltano nei tratti di una scrittura nitida e limpidissima, che all'apparente nonchalance del registro "diaristico" sa unire il pedale di una raffinata ironia e di una naturale, quasi irriflessa, felicità di espressione.

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Recensioni

Sara Picci

Un libro che è stata una lettura di ragazzina e mi ha colpito molto rileggendolo da grande . Racconta la vicenda di una famiglia attraverso il linguaggio usato in casa .

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Roberto

Seria ma anche divertente, impegnata ma anche capace di leggerezza, stravagante e tollerante ma anche unita da principi fermi e condivisi, aristocratica per cultura ma popolare e democratica per vocazione... E soprattutto come non tornare col ricordo al lessico familiare della nostra propria famiglia, a tutti quei termini e quelle frasi che avevano un significato unico e specifico, valido solo nel contesto in cui sono nati, incomprensibili per chiunque altro: cosa c'è di più unificante e caratteristico del lessico usato in una famiglia...? E non dico "sempiezzi"...!

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Editore: Einaudi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 261

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8806151681

ISBN-13: 9788806151683

Data di pubblicazione: 1999

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I piccoli riti familiari, gli episodi minimi che scandiscono la vita di tutti i giorni, i gesti affettuosi e i rabbuffi, le manie, le passioni, le paure: il tutto depositato in una serie di parole "speciali", in un gergo domestico che è pegno d'amore e di apprtenenza; e che, rivisitato a distanza di molti anni, non smette di evocare atmosfere incantate e benevoli fantasmi, pur nel turbine di una Storia spietata (il fascismo, il confino, la guerra…) che la famiglia si trova a fronteggiare.
Il capolavoro di Natalia Ginzburg, datato 1963, non è un romanzo d'invenzione: esso nasce, al contrario, da un assoluto scrupolo di verità (nessun nome fittizio, nessun fatto che non sia realmente accaduto, nessun personaggio che non sia una persona, in carne e ossa), da un esercizio della memoria tanto più caldo e vibrante quanto più alto è lo sforzo compiuto perché il resoconto sia fedele e attendibile.
I caratteri dei familiari della scrittrice, e l'aura particolarissima che promana dal "respiro" inconfondibile di una casa, risaltano così a tutto tondo (indimenticabile la figura del padre, coi suoi "sbrodeghezzi" e le sue "negrigure": un lessico, appunto, di famiglia) sullo sfondo della Torino intellettuale e antifascista che negli anni Trenta cercava di resistere come poteva alla barbarie montante. E si esaltano nei tratti di una scrittura nitida e limpidissima, che all'apparente nonchalance del registro "diaristico" sa unire il pedale di una raffinata ironia e di una naturale, quasi irriflessa, felicità di espressione.

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Un libro che è stata una lettura di ragazzina e mi ha colpito molto rileggendolo da grande . Racconta la vicenda di una famiglia attraverso il linguaggio usato in casa .

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Roberto

Seria ma anche divertente, impegnata ma anche capace di leggerezza, stravagante e tollerante ma anche unita da principi fermi e condivisi, aristocratica per cultura ma popolare e democratica per vocazione... E soprattutto come non tornare col ricordo al lessico familiare della nostra propria famiglia, a tutti quei termini e quelle frasi che avevano un significato unico e specifico, valido solo nel contesto in cui sono nati, incomprensibili per chiunque altro: cosa c'è di più unificante e caratteristico del lessico usato in una famiglia...? E non dico "sempiezzi"...!

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Mens Sana, festival di letteratura sportiva

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