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Bianca Pitzorno

Vita di Eleonora d'Arborea

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Inserito il 26-02-2013 da Pier Franco Farina
Aggiornato il 26-02-2013 da Pier Franco Farina
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o frisco mourisco

"La cultura [...] è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri" (Antonio Gramsci) Alcune pagine di casate e guerre tra aragonesi, sardi, genovesi, etc., possono essere molto noiose, ma quello ideato da Pitzorno è un progetto necessario, che unisce la ricerca storica dell'allora stato indipendente di Sardegna, all'invenzione/ricostruzione romanzesca di pagine purtroppo oscure del Giuygadu - o Logu - de Arbarée (bisogna ricordare che con la vittoria dei catalano-aragonesi e la fine dell'indipendenza della Sardegna, la cancelleria giudicale venne distrutta e con essa i documenti storici che tanto avrebbero potuto farci conoscere di quell'epoca). La Sardegna di quei tempi, come oggi, era variegata e multiculturale, il Giuigadu de Arbarée si estendeva per quasi tutta l'isola, comprendeva territori e popolazioni diverse, viaggiava su più lingue e mentalità in comunicazione tra loro: con tutti i normali problemi che certo c'erano, la sua era una "identità dialogica" di economie artigiane, contadine, mercantili e pastorali che interloquivano tra loro così come col mondo attorno. Cristallizzarne la storia e trasformarla in un passato mitico è quindi quanto di più sbagliato si possa fare, perché ad esempio la stessa Charta de Logu, costituzione ante-litteram, venne modificata dopo soli 16 anni con la motivazione che i tempi e le mentalità erano ormai mutate e lo stato non poteva non rispettare tali cambiamenti: così viene scritto nell'incipit, insieme al ragionamento che "oggigiorno gli uomini sembrano più inclini a fare il male, piuttosto che il bene della Republica Sardisca" per cui vi è bisogno di una regolamentazione scritta "affinché i buoni, i puri e gli innocenti possano vivere, e affinché i rei tra noi possano non esserci più per paura delle pene, e i buoni possano esserci per la virtù dell'amore" (ovviamente scritto in sardo). Parole che avrebbero fatto la felicità di Agota Kristof quando diceva che "le leggi son fatte per gli uomini, e non viceversa. Ma purtroppo c'è qualcuno che è fatto per le leggi e da certe imposizioni mentali non si schioda (Agota Kristof, "Trilogia della città di K."). Dai testi storici si intravedono le diverse personalità di juigui Ughone, Mariane IV, Elianora, e la loro umanità lungo quel processo storico innovativo (XIV-XV secolo), che portò alla creazione dell'identificazione nazionale nella naciò sardischa del popolo sardo e alla tappa storica verso l'attuazione di uno "stato di diritto", cioè uno stato in cui tutti devono conoscere e rispettare le norme giuridiche, in questo caso dai giudici fino all'ultimo dei sudditi (le proprietà statali erano completamente slegate rispetto alle proprietà private del giudice, che doveva comunque interloquire con l'assemblea della Corona de Logu, unica vera depositaria della sovranità statale).

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Editore: Mondadori

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 367

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8804597143

ISBN-13: 9788804597148

Data di pubblicazione: 2010

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