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Paolo Cognetti

Sofia si veste sempre di nero

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (3)
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 13 librerie
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 13 librerie

"Sofia si veste sempre di nero" è la nuova prova narrativa di Paolo Cognetti, autore di "Manuale per ragazze di successo" e "Una cosa piccola che sta per esplodere". Nei suoi racconti, cesellati con la finezza di Carver e Salinger, Cognetti ha saputo rappresentare con sorprendente intensità l'universo femminile. Ed è ancora una donna la protagonista del suo nuovo libro, un romanzo composto da dieci racconti autonomi che la accompagnano lungo trent'anni di storia: dall'infanzia in una famiglia borghese apparentemente normale, ma percorsa da sotterranee tensioni, all'adolescenza tormentata da disturbi psicologici, alla liberatoria scoperta del sesso e della passione per il teatro, al momento della maturità e dei bilanci. Con la sua scrittura precisa e intensa, Cognetti ci regala il ritratto di una donna torbida e inquieta, capace di sopravvivere alle proprie nevrosi e di sfruttare improvvisi attimi di illuminazione fino a trovare, faticosamente, la propria strada.

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Recensioni

Michela L.

Tecnica narrativa efficace, storia toccante e il personaggio di Sofia assolutamente penetrante! 

Dal libro: «Per mia madre la vita è una lotta contro la forza di gravità, lo sapevi? La mattina, quando le persone normali si alzano, lei resta a letto per ore, a volte per tutto il giorno. Ha come un peso che la tiene giù. C’è una poesia di Sylvia Plath che mi fa sempre pensare a lei. Dice: “Io sono verticale, ma preferirei essere orizzontale. Stare sdraiata per me è più naturale”».

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Martocchia

"Nonostante questo, l'acqua bollente ha il potere di farti stare subito meglio, sciogliere la tensione accumulata: da quando sei senza fissa dimora, la vasca da bagno è l'unico luogo in cui, dovunque ti trovi, puoi chiudere gli occhi e sentirti a casa.
Poi la maniglia della porta va su e giù nervosa. “Perché ti sei chiusa dentro?”, chiede Leo.
Avevo freddo”, dici. “Avevo voglia di fare un bagno”.
Sì, ma c'era bisogno di chiudersi a chiave?”
Tu vuoi buttarmi fuori, io mi chiudo dentro”, spieghi, con una logica elementare. Non è lui l'occupante di una casa occupata?
Che profondo concetto politico”, dice Leo. “Però non credo che così arriviamo da qualche parte”.
La vasca è di quelle corte, ma se stringi ancora un po' le ginocchia al petto riesci a scivolare sulla schiena, e a immergerti fino al collo, al mento, alla bocca. Stai con le orecchie dentro e il naso fuori. Scopri il mondo acustico che c'è di sotto: un tubo che sgocciola, la musica di una radio. Da qualche parte un cane abbaia. Squilla un telefono e il volume della radio si abbassa, qualcuno attraversa una stanza.
E' che sembri piccolina”, sta dicendo Leo quando riemergi, “ma io l'ho capito come sei. Sei un gas, ti espandi appena puoi farlo. E' per questo che ho bisogno di tracciare un confine, lo capisci? Uno lo impara, a stare da solo. E' una cosa che si può imparare, e si riesce perfino a stare bene. Ma se adesso ti lascio entrare tu invadi tutto lo spazio che c'è.”
Bel monologo, pensi, com'è che ha cominciato? Lo immagini lì fuori, a parlare contro la porta, con la sua mezza sigaretta spenta tra le labbra, le mani nere e la maschera da saldatore che lo fa assomigliare a un palombaro.
Sofia, mi hai sentito?”, chiede.
Certo che ho sentito”.
E mi faresti sapere che cosa ne pensi?”
Posso stare ancora un po' nella vasca prima di andarmene?”
Come?
Solo finché l'acqua è bella calda”, dici. “Poi mi levo dalle palle, giuro. Vado a espandermi da un'altra parte”.
Sofia”, dice lui, esausto. Conosci bene quel modo di esalare il tuo nome. Senti un colpetto sulla porta che dev'essere la sua fronte, poi un altro, poi più nulla. Poco dopo il motore della combinata riparte, e tu allunghi un braccio per prendere l'asciugamano. “



Ci sono dei libri che fanno arrabbiare.
E c'è una frase, a pagina 195, che sfrutterei per descrivere l'intero romanzo: "E' un lavoro pieno di idee”, dissi. "Di gusto estetico, di pensiero. Ma non va da nessuna parte. E questa cosa all'inizio ti affascina, poi ti disturba, alla fine ti annoia e ti fa incazzare. Al cinema la gente uscirebbe a metà del film".
Basterebbe questa per recensirlo.
Ho impiegato davvero tantissimo tempo a leggere duecento pagine, e non perché la scrittura di Cognetti fosse complicata o chissà che, no, semplicemente perché a mio parere, quelli che lui ha chiamato capitoli, sono in realtà racconti a sé stanti: uniti tra loro per dar vita ad un romanzo creano solo tanta confusione. E' vero, l'hanno definito un “romanzo di racconti”, ma c'è poco da fare, il legame tra le parti è sfuggente: facile perdere il filo, difficile riagganciarsi alla storia principale.
Già, perché anche se al centro c'è l'enigmatica Sofia, le ruotano attorno mille altre storie, tanto che lei diventa solo un misero puntino che, in una tale baraonda di immagini, si fa perfino fatica a mettere a fuoco.
Finalista al Premio Strega 2013 (!), anche se mi ha fatto penare, è riuscito a incuriosirmi.
Credo che ci sappia fare. Forse ha solo messo su una trama disordinata.
Sarò felice di scoprire come se l'è cavata col nuovissimo romanzo.

Valuta la recensione

Alberto Rossi

O, se proprio non è morta, diciamo che è in un coma irreversibile. O, se non proprio irreversibile, giace comunque in stato comatoso. O se non è proprio in coma, si può comunque dire che è gravemente malata. O, se non proprio così gravemente, comunque la sua bella febbrona da cavallo ce l'ha tutta. O se non si tratta esattamente di una febbrona, un bel trentasette e tre, forse anche trentasette e quattro non glielo leva nessuno. O se proprio non ha la febbre, comunque son sicuro che s'è buscata un bel raffreddore. Cioè, non lo so, ma una volta mi è sembrato di averla vista starnutire. Il catastrofismo con vezzi esterofili personalmente mi dà molto fastidio, quasi quanto il nostalgismo aprioristico che ad esso spesso si combina. Parliamoci chiaro, negli ultimi dieci anni in Italia hanno esordito numerosissimi scrittori che vanno dall'interessante in su, con anche alcuni picchi di assoluta genialità (tanto per dire, mi vengono in mente Giorgio Vasta, Alberto Pellegatta e Nicola Lagioia). Questo Sofia si veste sempre di nero non è come gli altri libri che vi è capitato di leggere nella vostra vita. Sono dieci racconti, tra loro non direttamente correlati, ma con una stessa protagonista di cui ora della fine riusciamo perfettamente a comprendere i primi 30 anni della sua vita (ah, tra gli ottimi scrittori degli ultimi anni ci sono pure Marco Mancassola, Paolo Sortino e Andrea Bajani). La perfezione di Cognetti sta nell'incastrare tutto con scrupolo invidiabile; l'ordine non è cronologico (ci mancherebbe, è già uscito il Tristram Shandy da quel che so) ma con un'inspiegabile capacità narrativa tutto ci è perfettamente chiaro (senza contare che anche Alessandra Sarchi, Silvio Perego e Christian Raimo fan parte di quella stessa generazione). Un grande e perfetto affresco di una vita, con la precisione di un romanzo che non è un romanzo e la grazia e l'efficacia di una raccolta di racconti che non è una raccolta di racconti. Potreste anche decidere di leggerne uno a caso, così, tanto per provare, e proprio come i migliori racconti vi colpirebbe al cuore. Forse si potrebbe anche provare a leggerlo in ordine sparso, alla Rayuela, e chissà che l'effetto straordinario non sia comunque lo stesso (mentre vi faccio notare che anche Sandro Bonvissuto e Michela Murgia sono giovinotti interessanti vi faccio pure sapere che non ho provato, quindi non son sicuro del risultato cortazariano). Ma leggere questo libro è anche leggere uno spaccato dell'Italia dalla fine degli anni '70 ad oggi, vivo ed affascinante, tra descrizioni dell'hinterland milanese con deviazioni Delilliane, una capacità di capire la psicologia femminile inaspettata da un maschietto e soprattutto una forza nella prosa capace di far presa senza stupidi giuochi linguistici o parentesi messe alla cazzo di cane (ché poi anche Francesco Targhetta e il freschissimo Tommaso Giagni ci sarebbero). Ogni racconto, ogni capitolo, come diavolo vi pare, mi ha lasciato stordito e affascinato come solo la grande letteratura sa fare. È questo il punto. Ha 34 anni e sembra davvero di avere a che fare con i maestri. Ah, negli ultimi anni ha esordito anche Paolo Cognetti, grande esempio di quei picchi di genialità. P.S. Tanti lo scrivono qua e là nelle loro recensioni, io non l'avevo mai fatto perché mi pareva un'idiozia. Mi sono ricreduto: voglio mettere sei stelline a cotanta Letteratura. P.P.S. Lo so che non si capisce nulla. Prendete nota solo del poscritto, il resto è inutile come le spiegazioni.

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Editore: Minimum Fax

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 208

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8875214409

ISBN-13: 9788875214401

Data di pubblicazione: 2012

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Sofia si veste sempre di nero

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Disponibile in 13 librerie
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Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
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"Sofia si veste sempre di nero" è la nuova prova narrativa di Paolo Cognetti, autore di "Manuale per ragazze di successo" e "Una cosa piccola che sta per esplodere". Nei suoi racconti, cesellati con la finezza di Carver e Salinger, Cognetti ha saputo rappresentare con sorprendente intensità l'universo femminile. Ed è ancora una donna la protagonista del suo nuovo libro, un romanzo composto da dieci racconti autonomi che la accompagnano lungo trent'anni di storia: dall'infanzia in una famiglia borghese apparentemente normale, ma percorsa da sotterranee tensioni, all'adolescenza tormentata da disturbi psicologici, alla liberatoria scoperta del sesso e della passione per il teatro, al momento della maturità e dei bilanci. Con la sua scrittura precisa e intensa, Cognetti ci regala il ritratto di una donna torbida e inquieta, capace di sopravvivere alle proprie nevrosi e di sfruttare improvvisi attimi di illuminazione fino a trovare, faticosamente, la propria strada.

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Michela L.

Tecnica narrativa efficace, storia toccante e il personaggio di Sofia assolutamente penetrante! 

Dal libro: «Per mia madre la vita è una lotta contro la forza di gravità, lo sapevi? La mattina, quando le persone normali si alzano, lei resta a letto per ore, a volte per tutto il giorno. Ha come un peso che la tiene giù. C’è una poesia di Sylvia Plath che mi fa sempre pensare a lei. Dice: “Io sono verticale, ma preferirei essere orizzontale. Stare sdraiata per me è più naturale”».

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"Nonostante questo, l'acqua bollente ha il potere di farti stare subito meglio, sciogliere la tensione accumulata: da quando sei senza fissa dimora, la vasca da bagno è l'unico luogo in cui, dovunque ti trovi, puoi chiudere gli occhi e sentirti a casa.
Poi la maniglia della porta va su e giù nervosa. “Perché ti sei chiusa dentro?”, chiede Leo.
Avevo freddo”, dici. “Avevo voglia di fare un bagno”.
Sì, ma c'era bisogno di chiudersi a chiave?”
Tu vuoi buttarmi fuori, io mi chiudo dentro”, spieghi, con una logica elementare. Non è lui l'occupante di una casa occupata?
Che profondo concetto politico”, dice Leo. “Però non credo che così arriviamo da qualche parte”.
La vasca è di quelle corte, ma se stringi ancora un po' le ginocchia al petto riesci a scivolare sulla schiena, e a immergerti fino al collo, al mento, alla bocca. Stai con le orecchie dentro e il naso fuori. Scopri il mondo acustico che c'è di sotto: un tubo che sgocciola, la musica di una radio. Da qualche parte un cane abbaia. Squilla un telefono e il volume della radio si abbassa, qualcuno attraversa una stanza.
E' che sembri piccolina”, sta dicendo Leo quando riemergi, “ma io l'ho capito come sei. Sei un gas, ti espandi appena puoi farlo. E' per questo che ho bisogno di tracciare un confine, lo capisci? Uno lo impara, a stare da solo. E' una cosa che si può imparare, e si riesce perfino a stare bene. Ma se adesso ti lascio entrare tu invadi tutto lo spazio che c'è.”
Bel monologo, pensi, com'è che ha cominciato? Lo immagini lì fuori, a parlare contro la porta, con la sua mezza sigaretta spenta tra le labbra, le mani nere e la maschera da saldatore che lo fa assomigliare a un palombaro.
Sofia, mi hai sentito?”, chiede.
Certo che ho sentito”.
E mi faresti sapere che cosa ne pensi?”
Posso stare ancora un po' nella vasca prima di andarmene?”
Come?
Solo finché l'acqua è bella calda”, dici. “Poi mi levo dalle palle, giuro. Vado a espandermi da un'altra parte”.
Sofia”, dice lui, esausto. Conosci bene quel modo di esalare il tuo nome. Senti un colpetto sulla porta che dev'essere la sua fronte, poi un altro, poi più nulla. Poco dopo il motore della combinata riparte, e tu allunghi un braccio per prendere l'asciugamano. “



Ci sono dei libri che fanno arrabbiare.
E c'è una frase, a pagina 195, che sfrutterei per descrivere l'intero romanzo: "E' un lavoro pieno di idee”, dissi. "Di gusto estetico, di pensiero. Ma non va da nessuna parte. E questa cosa all'inizio ti affascina, poi ti disturba, alla fine ti annoia e ti fa incazzare. Al cinema la gente uscirebbe a metà del film".
Basterebbe questa per recensirlo.
Ho impiegato davvero tantissimo tempo a leggere duecento pagine, e non perché la scrittura di Cognetti fosse complicata o chissà che, no, semplicemente perché a mio parere, quelli che lui ha chiamato capitoli, sono in realtà racconti a sé stanti: uniti tra loro per dar vita ad un romanzo creano solo tanta confusione. E' vero, l'hanno definito un “romanzo di racconti”, ma c'è poco da fare, il legame tra le parti è sfuggente: facile perdere il filo, difficile riagganciarsi alla storia principale.
Già, perché anche se al centro c'è l'enigmatica Sofia, le ruotano attorno mille altre storie, tanto che lei diventa solo un misero puntino che, in una tale baraonda di immagini, si fa perfino fatica a mettere a fuoco.
Finalista al Premio Strega 2013 (!), anche se mi ha fatto penare, è riuscito a incuriosirmi.
Credo che ci sappia fare. Forse ha solo messo su una trama disordinata.
Sarò felice di scoprire come se l'è cavata col nuovissimo romanzo.

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Alberto Rossi

O, se proprio non è morta, diciamo che è in un coma irreversibile. O, se non proprio irreversibile, giace comunque in stato comatoso. O se non è proprio in coma, si può comunque dire che è gravemente malata. O, se non proprio così gravemente, comunque la sua bella febbrona da cavallo ce l'ha tutta. O se non si tratta esattamente di una febbrona, un bel trentasette e tre, forse anche trentasette e quattro non glielo leva nessuno. O se proprio non ha la febbre, comunque son sicuro che s'è buscata un bel raffreddore. Cioè, non lo so, ma una volta mi è sembrato di averla vista starnutire. Il catastrofismo con vezzi esterofili personalmente mi dà molto fastidio, quasi quanto il nostalgismo aprioristico che ad esso spesso si combina. Parliamoci chiaro, negli ultimi dieci anni in Italia hanno esordito numerosissimi scrittori che vanno dall'interessante in su, con anche alcuni picchi di assoluta genialità (tanto per dire, mi vengono in mente Giorgio Vasta, Alberto Pellegatta e Nicola Lagioia). Questo Sofia si veste sempre di nero non è come gli altri libri che vi è capitato di leggere nella vostra vita. Sono dieci racconti, tra loro non direttamente correlati, ma con una stessa protagonista di cui ora della fine riusciamo perfettamente a comprendere i primi 30 anni della sua vita (ah, tra gli ottimi scrittori degli ultimi anni ci sono pure Marco Mancassola, Paolo Sortino e Andrea Bajani). La perfezione di Cognetti sta nell'incastrare tutto con scrupolo invidiabile; l'ordine non è cronologico (ci mancherebbe, è già uscito il Tristram Shandy da quel che so) ma con un'inspiegabile capacità narrativa tutto ci è perfettamente chiaro (senza contare che anche Alessandra Sarchi, Silvio Perego e Christian Raimo fan parte di quella stessa generazione). Un grande e perfetto affresco di una vita, con la precisione di un romanzo che non è un romanzo e la grazia e l'efficacia di una raccolta di racconti che non è una raccolta di racconti. Potreste anche decidere di leggerne uno a caso, così, tanto per provare, e proprio come i migliori racconti vi colpirebbe al cuore. Forse si potrebbe anche provare a leggerlo in ordine sparso, alla Rayuela, e chissà che l'effetto straordinario non sia comunque lo stesso (mentre vi faccio notare che anche Sandro Bonvissuto e Michela Murgia sono giovinotti interessanti vi faccio pure sapere che non ho provato, quindi non son sicuro del risultato cortazariano). Ma leggere questo libro è anche leggere uno spaccato dell'Italia dalla fine degli anni '70 ad oggi, vivo ed affascinante, tra descrizioni dell'hinterland milanese con deviazioni Delilliane, una capacità di capire la psicologia femminile inaspettata da un maschietto e soprattutto una forza nella prosa capace di far presa senza stupidi giuochi linguistici o parentesi messe alla cazzo di cane (ché poi anche Francesco Targhetta e il freschissimo Tommaso Giagni ci sarebbero). Ogni racconto, ogni capitolo, come diavolo vi pare, mi ha lasciato stordito e affascinato come solo la grande letteratura sa fare. È questo il punto. Ha 34 anni e sembra davvero di avere a che fare con i maestri. Ah, negli ultimi anni ha esordito anche Paolo Cognetti, grande esempio di quei picchi di genialità. P.S. Tanti lo scrivono qua e là nelle loro recensioni, io non l'avevo mai fatto perché mi pareva un'idiozia. Mi sono ricreduto: voglio mettere sei stelline a cotanta Letteratura. P.P.S. Lo so che non si capisce nulla. Prendete nota solo del poscritto, il resto è inutile come le spiegazioni.

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