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Wisława Szymborska

Due punti

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Aggiornato il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Disponibile in 3 librerie
Inserito il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Aggiornato il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Disponibile in 3 librerie

Apparsa per la prima volta nel 2005, Due punti è l'ultima raccolta in versi della poetessa polacca, premio Nobel per la letteratura nel 1996. La singolarità di queste poesie risiede nella densità e nello spessore della riflessione sulla vita e sulla morte. Una riflessione che contrassegna tutto il volume e che prende corpo in liriche di straordinaria concretezza ed efficacia.

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Alberto Rossi

Nessuno può accusarmi di non averci provato, ché con questa siamo a due. Però in sintonia con la Szymborska proprio non riesco ad entrarci. E sì che questa sua ultima raccolta parte quasi nel migliore dei modi con una poesia, Assenza, che riesce a mettere in crisi il lettore con un gioco temporale azzeccato. Ma poi tutto si ferma. Il problema della sua poesia è che non mi pare avere ritmo, non ha profondità, è un almanacco di intuizioni felici che non riesce ad essere posta in versi. L'affabulazione è lenta, spesso faticosa, ancor più spesso troppo prosaica. Io non riesco a trovare la poesia in queste poesie; poi magari, anzi, probabilmente, è un problema mio, ma davvero il suo amore per anafore e liste a me pare solo ridondante, senza suono. C'è una poesia che si intitola Monologo di un cane coinvolto nella storia, che comincia alla grande ma poi si spegne, ritorna su se stessa, non vuole finire, e ora della fine ti rendi conto che la cosa migliore è lo splendido titolo. Ce n'è un'altra che si intitola Labirinto e che Pietro Marchesani, nella nota posta in chiusura al volume, definisce come "la più bella e intensa di tutte", ma per la verità a me è sembrata un'imitazione pallida di Octavio Paz, senza la tensione e la forza ritmica del grande poeta messicano. E alla fin fine si rimane così, magari un po' perplessi sui treni fuori ora... no, quella era un'altra. Dicevo che alla fin fine si rimane così, con la sensazione che davvero non capisci un cazzo se tutti stimano Wisława Szymborska e invece a te non dice proprio nulla.

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Editore: Adelphi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 52

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8845921077

ISBN-13: 9788845921070

Data di pubblicazione: 2007

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Apparsa per la prima volta nel 2005, Due punti è l'ultima raccolta in versi della poetessa polacca, premio Nobel per la letteratura nel 1996. La singolarità di queste poesie risiede nella densità e nello spessore della riflessione sulla vita e sulla morte. Una riflessione che contrassegna tutto il volume e che prende corpo in liriche di straordinaria concretezza ed efficacia.

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Nessuno può accusarmi di non averci provato, ché con questa siamo a due. Però in sintonia con la Szymborska proprio non riesco ad entrarci. E sì che questa sua ultima raccolta parte quasi nel migliore dei modi con una poesia, Assenza, che riesce a mettere in crisi il lettore con un gioco temporale azzeccato. Ma poi tutto si ferma. Il problema della sua poesia è che non mi pare avere ritmo, non ha profondità, è un almanacco di intuizioni felici che non riesce ad essere posta in versi. L'affabulazione è lenta, spesso faticosa, ancor più spesso troppo prosaica. Io non riesco a trovare la poesia in queste poesie; poi magari, anzi, probabilmente, è un problema mio, ma davvero il suo amore per anafore e liste a me pare solo ridondante, senza suono. C'è una poesia che si intitola Monologo di un cane coinvolto nella storia, che comincia alla grande ma poi si spegne, ritorna su se stessa, non vuole finire, e ora della fine ti rendi conto che la cosa migliore è lo splendido titolo. Ce n'è un'altra che si intitola Labirinto e che Pietro Marchesani, nella nota posta in chiusura al volume, definisce come "la più bella e intensa di tutte", ma per la verità a me è sembrata un'imitazione pallida di Octavio Paz, senza la tensione e la forza ritmica del grande poeta messicano. E alla fin fine si rimane così, magari un po' perplessi sui treni fuori ora... no, quella era un'altra. Dicevo che alla fin fine si rimane così, con la sensazione che davvero non capisci un cazzo se tutti stimano Wisława Szymborska e invece a te non dice proprio nulla.

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