Delicata storia di un amore liliale schiacciato e beffato dall’avarizia e dal cinismo e al tempo stesso spietata analisi della borghesia di provincia, avida e speculatrice, che tutto subordina alla smania di ricchezza e di dominio, Eugénie Grandet viene pubblicato nel 1833, subito accolto da una critica entusiasta che lo saluta come un capolavoro. Primo grande libro di Balzac, questo romanzo (che qui si ripropone nell’esemplare traduzione di Grazia Deledda, oggi quasi introvabile) allinea alcuni tra i più riusciti “ritratti” del grande scrittore: l’ingenua e soave Eugénie, il vecchio Grandet sordido e tirannico, il bel cugino Charles, arrampicatore sociale senza scrupoli – figure di raro vigore, tra le più potenti, in assoluto, dell’intera letteratura francese.
«Gli ultimi lampi di vita parevano concentrati negli occhi, ed appena poteva aprirli era un rapido volgerli angosciosi verso la stanza che chiudeva i suoi tesori, mentre con voce tremante d’un panico interno, ripeteva alla figliuola: «Vi sono? Vi sono?». «Sì, babbo».»