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Anne Rice

Intervista col vampiro

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (3)
Inserito il 02-09-2014 da aledem
Aggiornato il 02-09-2014 da aledem
Disponibile in 15 librerie
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Recensioni

Didychan

Il primo libro delle "cronache dei vampiri". Lasciate perdere Tom Cruise coi suoi finti canini... Un libro che rende affascinante la figura del vampiro, descrivendone tutti gli aspetti dalla trasformazione ai problemi della vita quotidiana con tutti i conflitti interiori che ne conseguono...

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Barbara

Mi è stato detto che dopo tanti libri sui vampiri non potevo esimermi dal leggere Carmilla (che non mi è piaciuto) e Intervista col Vampiro.
Questo mi è piaciuto un po' di più, ma devo ammettere che non amo affatto quel compiacimento tipico del genere, che insiste oltre il necessario sulla diversità, sull'ineluttabilità del destino, sul bene e sul male.
Insomma troppe pippe.
Amo dei vampiri l'essere supereroi d'altri tempi, e non sopporto tutto questo rimuginare da signorine.

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Raven7729

Cosa dire di Anne Rice? Prosa lenta, si legge adagio, a volte un po' soporifera. La Rice si sofferma sulle descrizioni dei particolari visivi ed emotivi, si sofferma sui paesaggi, sull'aspetto fisico dei personaggi, sugli abiti fino ad allontanare un po' il lettore dalla trama perdendosi un po' in un monologo interiore di uno dei suoi personaggi. No. Non è una recensione negativa, è la descrizione di ciò che è Anne Rice: una delle poche autrici che ancora cerca di conservare il vessillo dei vecchi classici, mescolando con sapienza la scrittura classica con il suo genere preferito, il Gothic Romance. E ci riesce anche bene. Qualora qualcuno pensasse che la trasformazione dei vampiri da mostri assetati di sangue ad esseri dotati di anima, intelletto e buoni sentimenti sia stata opera di Stephenie Meyer, dovrebbe voltarsi un po' indietro a contemplere il panorama letterario di fine anni ottanta e anni novanta. Il gran passo lo hanno fatto Anne Rice e una più scanzonata Charlaine Harris con i suoi romanzi che hanno dato vita alla "True Blood saga". Tuttavia entrambe non tolgono al vampiro la sua innata bestialità. Seppur incline all'amore, alla benevolenza, ai più nobili sentimenti, il vampiro pur sempre resta una creatura della notte. Ciò è dimostrato in questo romanzo, Intervista col Vampiro, poi nei successivi, in particolar modo in "Scelti dalle tenebre", nei quali si respira un'aria ottocentesca degna dei romanzi classici. Nelle sue opere la Rice mette a confronto il vampiro così com'è (Lestat) con ciò che vorrebbe diventare (Louis). Lestat è un vampiro che cerca in ogni modo di "scimmiottare" gli umani, fa suoi i loro usi e costumi, sembra quasi che si perda in una sorta di adulazione. Ciò non è altro che la figura del gatto che gioca con il topo. Per Lestat l'integrazione nella società prettamente aristocratica degli umani non è altro che un lasciapassare per far parte di un mondo affascinante, l'aristocrazia, e per raggiungere in maniera più diretta le proprie prede. In fondo, per il vampiro, l'umano non è altro che una fonte di sostentamento. La Rice, quindi, segue un po' il canone di Stocker, anche se in maniera più romantica, che recita "Il sangue è vita!". Dall'altra parte, però, c'è il neo-vampiro Louis, che si lascia trasformare da Lestat semplicemente per morire. Dopo la prematura morte di moglie e figlia non trova più legami con la vita, cerca la morte dietro ogni angolo, in ogni occasione, tanto da accettare la proposta di "non morte eterna" di Lestat. Non che quest'ultimo gli lasci una scelta vera o propria. Dopo essere stato morso e contagiato dal veleno di Lestat, non gli resta che scegliere tra la morte e la "non vita eterna". È ovvio che l'essere umano, essendo tale, per quanto disperato sia, alla fine si aggrappa sempre alla soluzione che meno somiglia alla morte. Louis è un vampiro molto diverso. Resta radicata in lui la matrice dell'essere umano, dapprima si rifiuta di nutrirsi di sangue umano, e quando succede lo fa perché torturato psicologicamente dal suo creatore. Quest'ultimo, per placare le furie di Louis, che non si piega all'idea di condurre la vita da "bestia" del vampiro, decide anche di trasformare in vampiro una bambina la quale avrebbe dovuto sostituire un po' la figura della bambina di Louis, placando un po' la sua sete di paternità. Dapprima la ragazzina è indomabile, capricciosa, non si fa scrupolo di nutrirsi di sangue umano, poiché, appunto, resta comunque una bambina. Con il passare dei decenni però la bambina non è più tale, ma è una donna intrappolata in un corpo infantile, condannata per l'eternità a vivere una vita che non le appartiene. Per questo, a metà romanzo, la ragazzina si distacca un po' dal mondo idilliaco dell'immaturo Lestat, avvicinandosi sempre di più alla figura paterna ma anche più virile e controllata di Louis. Poco dopo però, la vampira infante incontrerà la tragica morte, lasciando Louis privo ancora di uno scopo nella "non vita". A salvarlo dal desiderio di morte appare Armand, il capo di una compagnia teatrale di vampiri, ma questa storia sarà meglio descritta nel romanzo "Armand il vampiro". Lestat e Louis sono sempre più distanti, tanto che le idee conservatrici del lascivo Lestat lo condannano ad una vita di miseria e paure, in quanto quest'ultimo non riesce ad abituarsi allo scorrere del tempo e al cambiamento dei canoni della società umana nel trascorrere dei decenni. Louis non subisce la stessa sorte in quanto è sempre radicata in lui una sorta di vera appartenenza alla specie umana, del tutto diversa da quella simulata da Lestat il quale, tuttavia, alla fine del romanzo non soccomberà e tornerà nei successivi più lascivo e all'avant-garde che mai. Cinque stelle meritate per Anne Rice ed il suo "Intervista col vampiro".

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Editore: TEA

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 364

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8878198684

ISBN-13: 9788878198685

Data di pubblicazione: 1995

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Mi è stato detto che dopo tanti libri sui vampiri non potevo esimermi dal leggere Carmilla (che non mi è piaciuto) e Intervista col Vampiro.
Questo mi è piaciuto un po' di più, ma devo ammettere che non amo affatto quel compiacimento tipico del genere, che insiste oltre il necessario sulla diversità, sull'ineluttabilità del destino, sul bene e sul male.
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Cosa dire di Anne Rice? Prosa lenta, si legge adagio, a volte un po' soporifera. La Rice si sofferma sulle descrizioni dei particolari visivi ed emotivi, si sofferma sui paesaggi, sull'aspetto fisico dei personaggi, sugli abiti fino ad allontanare un po' il lettore dalla trama perdendosi un po' in un monologo interiore di uno dei suoi personaggi. No. Non è una recensione negativa, è la descrizione di ciò che è Anne Rice: una delle poche autrici che ancora cerca di conservare il vessillo dei vecchi classici, mescolando con sapienza la scrittura classica con il suo genere preferito, il Gothic Romance. E ci riesce anche bene. Qualora qualcuno pensasse che la trasformazione dei vampiri da mostri assetati di sangue ad esseri dotati di anima, intelletto e buoni sentimenti sia stata opera di Stephenie Meyer, dovrebbe voltarsi un po' indietro a contemplere il panorama letterario di fine anni ottanta e anni novanta. Il gran passo lo hanno fatto Anne Rice e una più scanzonata Charlaine Harris con i suoi romanzi che hanno dato vita alla "True Blood saga". Tuttavia entrambe non tolgono al vampiro la sua innata bestialità. Seppur incline all'amore, alla benevolenza, ai più nobili sentimenti, il vampiro pur sempre resta una creatura della notte. Ciò è dimostrato in questo romanzo, Intervista col Vampiro, poi nei successivi, in particolar modo in "Scelti dalle tenebre", nei quali si respira un'aria ottocentesca degna dei romanzi classici. Nelle sue opere la Rice mette a confronto il vampiro così com'è (Lestat) con ciò che vorrebbe diventare (Louis). Lestat è un vampiro che cerca in ogni modo di "scimmiottare" gli umani, fa suoi i loro usi e costumi, sembra quasi che si perda in una sorta di adulazione. Ciò non è altro che la figura del gatto che gioca con il topo. Per Lestat l'integrazione nella società prettamente aristocratica degli umani non è altro che un lasciapassare per far parte di un mondo affascinante, l'aristocrazia, e per raggiungere in maniera più diretta le proprie prede. In fondo, per il vampiro, l'umano non è altro che una fonte di sostentamento. La Rice, quindi, segue un po' il canone di Stocker, anche se in maniera più romantica, che recita "Il sangue è vita!". Dall'altra parte, però, c'è il neo-vampiro Louis, che si lascia trasformare da Lestat semplicemente per morire. Dopo la prematura morte di moglie e figlia non trova più legami con la vita, cerca la morte dietro ogni angolo, in ogni occasione, tanto da accettare la proposta di "non morte eterna" di Lestat. Non che quest'ultimo gli lasci una scelta vera o propria. Dopo essere stato morso e contagiato dal veleno di Lestat, non gli resta che scegliere tra la morte e la "non vita eterna". È ovvio che l'essere umano, essendo tale, per quanto disperato sia, alla fine si aggrappa sempre alla soluzione che meno somiglia alla morte. Louis è un vampiro molto diverso. Resta radicata in lui la matrice dell'essere umano, dapprima si rifiuta di nutrirsi di sangue umano, e quando succede lo fa perché torturato psicologicamente dal suo creatore. Quest'ultimo, per placare le furie di Louis, che non si piega all'idea di condurre la vita da "bestia" del vampiro, decide anche di trasformare in vampiro una bambina la quale avrebbe dovuto sostituire un po' la figura della bambina di Louis, placando un po' la sua sete di paternità. Dapprima la ragazzina è indomabile, capricciosa, non si fa scrupolo di nutrirsi di sangue umano, poiché, appunto, resta comunque una bambina. Con il passare dei decenni però la bambina non è più tale, ma è una donna intrappolata in un corpo infantile, condannata per l'eternità a vivere una vita che non le appartiene. Per questo, a metà romanzo, la ragazzina si distacca un po' dal mondo idilliaco dell'immaturo Lestat, avvicinandosi sempre di più alla figura paterna ma anche più virile e controllata di Louis. Poco dopo però, la vampira infante incontrerà la tragica morte, lasciando Louis privo ancora di uno scopo nella "non vita". A salvarlo dal desiderio di morte appare Armand, il capo di una compagnia teatrale di vampiri, ma questa storia sarà meglio descritta nel romanzo "Armand il vampiro". Lestat e Louis sono sempre più distanti, tanto che le idee conservatrici del lascivo Lestat lo condannano ad una vita di miseria e paure, in quanto quest'ultimo non riesce ad abituarsi allo scorrere del tempo e al cambiamento dei canoni della società umana nel trascorrere dei decenni. Louis non subisce la stessa sorte in quanto è sempre radicata in lui una sorta di vera appartenenza alla specie umana, del tutto diversa da quella simulata da Lestat il quale, tuttavia, alla fine del romanzo non soccomberà e tornerà nei successivi più lascivo e all'avant-garde che mai. Cinque stelle meritate per Anne Rice ed il suo "Intervista col vampiro".

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