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Giovanni Davide Piras

Petali di piombo

Voto medio della comunità Lìberos
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Inserito il 21-01-2019 da LaCasula
Aggiornato il 21-01-2019 da LaCasula
Disponibile in 7 librerie
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Roberta Mura

 

Il romanzo comincia affrontando il dramma della morte di Giuseppino, deceduto incidentalmente lasciando tutti i paesani con il fiato sospeso. L'incipit introduce subito il lettore nel lutto che serberà varie sorprese nel proseguimento del romanzo. Prosegue concentrandosi nelle vite dei personaggi, attraverso le vicende di questi ultimi all'interno della miniera di Montevecchio e nel paese, mostrando le tradizioni e i costumi della Sardegna in quell'epoca povera. L'autore riesce a descrivere con maestria un'epoca in cui non ha vissuto e allo stesso modo il lavoro dei minatori. Il tutto è frutto di uno studio approfondito e sicuramente appassionante, notevole proprio perchè il lettore vede con i propri occhi i poveri lavoratori che, per una misera paga, rischiano la vita ogni giorno. Ci sono spesso dei momenti divertenti, di una semplicità unica, in cui tradizioni e simpatia intrattengono il lettore con alcuni costumi che ormai non sono così presenti in tutta l'isola. Qualche giorno fa, leggevo in treno e non sono riuscita a trattenermi: ho riso da sola con il naso tra le pagine del libro; le battute di Luigi hanno alleggerito la noia di un viaggio in treno. 

Il linguaggio è molto descrittivo e talvolta crudo. L'autore non si censura davanti ad alcuna scena, è in grado di mostrare nel minimo dettaglio sia una farfalla che si posa su un fiore, sia la morte che si impossessa di una giovane vita. 

Pietro era sposato con Barbara, insieme ebbero una figlia che chiamarono Ginevra. L'autore affronta il tema della malattia, l'epilessia, in particolare, che allora era un male quasi ignoto, talvolta considerato una punizione divina. Il tasso di mortalità era alto, non si conoscevano ancora tutti quei mali che al giorno d'oggi sono curabili quanto una banale allergia. Ginevra, la figlia di Pietro, si ammala dello stesso male responsabile della morte della madre, e la sua unica speranza per sopravvivere a un destino crudele è il matrimonio con Daniele Minghetti, figlio dell'uomo più potente di Montevecchio. Daniele Minghetti è perdutamente innamorato della bellezza di Ginevra, ma il cuore della giovane donna appartiene a un altro uomo. 

Un personaggio importante per la vicenda di Ginevra, Pietro, Daniele Minghetti e Emilio, è Lucio. Quest'ultimo, considerato uno scherzo della natura dalle persone insensibili, quali Daniele Minghetti, vive con un grande peso sullo stomaco: madre natura gli ha donato un viso deforme e privato del senso dell'udito. Lucio è un sordomuto, possiede un fisico meraviglioso e, dotato di una grande forza fisica e animo buono, vive esiliato da tutti nel bosco. Malgrado le deformità, Lucio lavora in miniera e la sua vita si intreccia con quella degli altri personaggi. 

L'autore, attraverso le vicende di Lucio, fa riflettere sul modo di pensare delle persone che celano la riluttanza dietro la commiserazione. Nel momento in cui Lucio diventerà parte importante del romanzo, ci sarà un personaggio importante, la cui commiserazione sarà sostituita dalla riluttanza che, per orgoglio e gelosia, diventerà odio puro.

Un romanzo abilmente raccontato dall'autore che con maestria adopera un linguaggio colto e allo stesso tempo accessibile a tutti. Scorci della Sardegna, ambienti, attività comuni, leggende e tradizioni, sono esse stesse parte delle vicende dei narratori. 

 

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Editore: 0111 edizioni

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 246

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-13: 9788863074635

Data di pubblicazione: 2012

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Il romanzo comincia affrontando il dramma della morte di Giuseppino, deceduto incidentalmente lasciando tutti i paesani con il fiato sospeso. L'incipit introduce subito il lettore nel lutto che serberà varie sorprese nel proseguimento del romanzo. Prosegue concentrandosi nelle vite dei personaggi, attraverso le vicende di questi ultimi all'interno della miniera di Montevecchio e nel paese, mostrando le tradizioni e i costumi della Sardegna in quell'epoca povera. L'autore riesce a descrivere con maestria un'epoca in cui non ha vissuto e allo stesso modo il lavoro dei minatori. Il tutto è frutto di uno studio approfondito e sicuramente appassionante, notevole proprio perchè il lettore vede con i propri occhi i poveri lavoratori che, per una misera paga, rischiano la vita ogni giorno. Ci sono spesso dei momenti divertenti, di una semplicità unica, in cui tradizioni e simpatia intrattengono il lettore con alcuni costumi che ormai non sono così presenti in tutta l'isola. Qualche giorno fa, leggevo in treno e non sono riuscita a trattenermi: ho riso da sola con il naso tra le pagine del libro; le battute di Luigi hanno alleggerito la noia di un viaggio in treno. 

Il linguaggio è molto descrittivo e talvolta crudo. L'autore non si censura davanti ad alcuna scena, è in grado di mostrare nel minimo dettaglio sia una farfalla che si posa su un fiore, sia la morte che si impossessa di una giovane vita. 

Pietro era sposato con Barbara, insieme ebbero una figlia che chiamarono Ginevra. L'autore affronta il tema della malattia, l'epilessia, in particolare, che allora era un male quasi ignoto, talvolta considerato una punizione divina. Il tasso di mortalità era alto, non si conoscevano ancora tutti quei mali che al giorno d'oggi sono curabili quanto una banale allergia. Ginevra, la figlia di Pietro, si ammala dello stesso male responsabile della morte della madre, e la sua unica speranza per sopravvivere a un destino crudele è il matrimonio con Daniele Minghetti, figlio dell'uomo più potente di Montevecchio. Daniele Minghetti è perdutamente innamorato della bellezza di Ginevra, ma il cuore della giovane donna appartiene a un altro uomo. 

Un personaggio importante per la vicenda di Ginevra, Pietro, Daniele Minghetti e Emilio, è Lucio. Quest'ultimo, considerato uno scherzo della natura dalle persone insensibili, quali Daniele Minghetti, vive con un grande peso sullo stomaco: madre natura gli ha donato un viso deforme e privato del senso dell'udito. Lucio è un sordomuto, possiede un fisico meraviglioso e, dotato di una grande forza fisica e animo buono, vive esiliato da tutti nel bosco. Malgrado le deformità, Lucio lavora in miniera e la sua vita si intreccia con quella degli altri personaggi. 

L'autore, attraverso le vicende di Lucio, fa riflettere sul modo di pensare delle persone che celano la riluttanza dietro la commiserazione. Nel momento in cui Lucio diventerà parte importante del romanzo, ci sarà un personaggio importante, la cui commiserazione sarà sostituita dalla riluttanza che, per orgoglio e gelosia, diventerà odio puro.

Un romanzo abilmente raccontato dall'autore che con maestria adopera un linguaggio colto e allo stesso tempo accessibile a tutti. Scorci della Sardegna, ambienti, attività comuni, leggende e tradizioni, sono esse stesse parte delle vicende dei narratori. 

 

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