La zia Rosamond non è più. È morta nella sua casa nello Shropshire, dove viveva sola, dopo la morte di Ruth, la pittrice che è stata la sua compagna di tutta la vita. Aveva settantatré anni ed era malata di cuore. È morta ascoltando un disco - canzoni dell'Auvergne - e con un microfono in mano. Per terra, degli album di fotografie. La povera Rosamond stava guardando delle foto e registrando delle cassette. Non solo. Stava anche bevendo un buon whisky, ma... e quel flacone vuoto di Diazepam? Non sarà stato per caso un suicidio? La sorpresa viene dal testamento. Zia Rosamond ha diviso il suo patrimonio in tre parti: un terzo ciascuno ai suoi due nipoti, Gill e David, e un terzo a Imogen. Gill fatica a capire chi sia questa Imogen, ricorda di averla vista solo una volta nel 1983, alla festa per i cinquant'anni di Rosamond. Più di vent'anni prima, dunque. Imogen era quella deliziosa bambina bionda di sette o otto anni, dolcissima e silenziosa, che si muoveva quasi furtivamente. Aveva qualcosa di strano. Sì, era cieca. Occorre dunque ritrovarla. Ma Imogen non si trova. E allora non resta - come indicato dalla stessa Rosamond in un biglietto scritto prima di morire - che ascoltare le cassette. Le cassette incise dalla donna mentre sfogliava gli album di fotografie selezionando el venti istantanee in cui poteva compendiarsi la sa vita. E, assieme a Gill, il lettore ascolta la voce di Rosamond raccontare la storia della propria famiglia e delle drammatiche vicende che hanno portato alla scomparsa di Imogen. Intrecciando i destini di tre generazioni di donne, Jonathan Coe si addentra per la prima volata nei meandri di un universo esclusivamente femminile.