“Sono stato molte volte infelice nella mia vita, da bambino, da ragazzo, da giovane, da uomo fatto; […] Ricordo tuttavia pochi periodi più neri, per me, dei mesi di scuola fra l’ottobre del 1929 e il giugno del ’30, quando facevo la prima liceo. […] Fin dai primi giorni mi ero sentito spaesato… […] Non mi piaceva l’aula dove ci avevano messi, posta a termine di un tetro corridoio […] Non mi piacevano i nuovi insegnanti, dai modi distaccati e ironici che scoraggiavano ogni confidenza […]. Non mi piacevano i nuovi compagni provenienti dalla quinta A ai quali noi della B eravamo stati aggiunti, diversissimi da noi, mi pareva, forse più bravi, più belli, appartenenti forse a famiglie miglior delle nostre: estranei, insomma, irrimediabilmente.”
Incomincia così Dietro la porta di Giorgio Bassani, il quarto libro del Romanzo di Ferrara, quello in cui si racconta un intero anno scolastico, dall’inizio alla fine: il titolo si riferisce al dialogo che l’io narrante (lo stesso Bassani) ascolta, non visto, mentre i suoi migliori amici ne dicono di cotte di crude sul suo conto.