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E intanto, mentre non c'eri...

Maria Agostina


Don Chisciotte
Oltre un mese fa, 10-05-2025
Il Dottor Živago
Borìs Pasternàk

Durante la lettura è impossibile separare il romanzo dal contesto storico più conosciuto. I personaggi sono dei rappresentanti di oggetti più [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
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"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

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Antonella Agnoli

Le piazze del sapere

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 17-09-2013 da Michela Murgia
Aggiornato il 17-09-2013 da Michela Murgia
Disponibile in 6 librerie
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Aggiornato il 17-09-2013 da Michela Murgia
Disponibile in 6 librerie

Ripensare agli spazi urbani, sottrarli alla commercializzazione, farne luoghi di incontro, di scambio, di azione collettiva. La biblioteca pubblica, a lungo ignorata dalla politica e oggi minacciata da internet nel suo ruolo informativo, può diventare un territorio aperto a gruppi e associazioni, un centro di riflessione e di condivisione dei saperi, il nodo centrale di una rete con altre istituzioni culturali. In un Paese sempre più ignorante, che rischia di restare ai margini dell'economia della conoscenza, la biblioteca pubblica deve diventare parte di un progetto di rinascita dell'Italia, un luogo di libertà e di creatività per ogni cittadino.

Le nostre città hanno bisogno urgente di biblioteche di nuova concezione, dove i cittadini si possano incontrare stabilendo relazioni sia intellettuali sia affettiva: le "piazze del sapere" di cui ci parla questo libro innovativo. Guido Martinotti

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Recensioni

Giancarlo Zoccheddu

Ah, che dire? è un libro così illuminante che c'è poco da aggiungere. Chiaro preciso, diretto e seminale. Ragazzi dice, non la meniamo tanto, le biblioteche devono trasformarsi, crocevia di persone, culture, di alti e di bassi devono diventare. Oh quanto ha ragione! Io 'sto libro l'ho letto per interesse più o meno ché io in quell'ambiente ci lavoro e ho conosciuto anche l'autrice, aperta e illuminata come quando scrive. E io penso davvero, ragazzi e ragazze, le biblioteche sono qualcosa di affettivamente importante per noi, cioè se siamo qua dentro a noi interessano i libri mi pare, se non sono troppo ingenuo. E...no vabbè lasciamo perdere che altrimenti perdo la brocca e divento pistolone (cioè di colui che fa i pistolotti moralisti) E' più semplice se vado di flusso di coscienza e chi ha pazienza mi segua. Quando ero piccolo, una volta, cioè piccolo si fa per dire, parliamo delle scuole superiori, mi facevo la barba e guardavo le ragazze e avevo paura delle interrogazioni, mi ricordo quella volta che sono andato nella biblioteca della mia città, era vecchia, ci pioveva dentro, c'erano le bacinelle che raccoglievano l'acqua che scendeva dal tetto e in alcuni punti del pavimento avevano messo alcune pagine di un quotidiano, era sempre la gazzetta dello sport, poverina, magari era quella che aveva il disprezzo più diffuso là dentro, mica usavano il corriere o la repubblica o il manifesto per carità di Dio, "bisogna mettere i giornali per terra sta piovendo dentro" "cosa usiamo?" "ma che domande la gazzetta dello sport ci mancherebbe" e allora io piccolo e adolescente com'ero girellavo senza chiedere niente a nessuno ché poco prima avevo chiesto se potevo andare io direttamente a cercare dei libri e mi avevano detto "ancora meglio se vai da solo" si mi avevano detto "ancora meglio se vai da solo" che è come dire "è meglio per te e per me se non ti accompagno" che se ci ripenso ora che di acqua, non piovosa, ne è passata sotto i ponti non è tanto bello da dire ad uno che aveva appena iniziato a frequentare la biblioteca, che si faceva la barba per farsi il figo, che guardava senza essere visto le ragazze, eppure allora a me stava bene così e quindi mi ero inoltrato zitto zitto tra gli scaffali e pensavo che volevo prendere due libri, li volevo tanto prendere, e volevo tanto che gli altri che giravano da quelle parti non avessero avuto la mia stessa idea e allora pensavo che la delusione di non trovarli mi avrebbe provocato un grave danno nel mio rapporto di fiducia con la biblioteca, io che guardavo le ragazze anche nella biblioteca senza essere visto, che mi sarei pure fatto la barba in biblioteca se ci fosse stato un bagno con specchio e schiuma da barba e lamette per dimostrare che ero un figo e che in più leggeva pure i libri e sapeva cosa voleva cioè due libri, due, non tre, non uno, due, per primo andai a scovare il libro che volevo di più in assoluto, quello che volevo leggere perché lo sapevo che mi aspettava, e lo trovai, perché quando si vuole assolutamente una cosa la si trova, e la si trova proprio dove quella cosa sta ad aspettarti, è incredibile a volte quanto le cose ci aspettano proprio lì dove dovrebbero essere mentre noi rintronati le andiamo a cercare in capo al mondo (questa per chi non l'avesse colta vale come lezione di vita) era un meridiano mondadori, molto rovinato, molto bello da toccare, morbido anche se con la copertina rigida, era "Il Don Chisciotte" ero così contento, di nient'altro avevo bisogno, come di nient'altro ha bisogno un lettore che voglia leggere qualcosa che parla di se stesso a se stesso (parafrasando Harold Bloom) e c'era, era lì per me e poi il "Don Chisciotte" lo sapete no? è una tale esplosione di vita, vita in tutto e per tutto, che non abbiamo bisogno di altro, siamo in pace, siamo pronti per andare incontro al nostro destino dopo averlo letto, che sia un destino bello o brutto non importa ma dopo il don Chisciotte siamo pronti e mi ricordo che mi dissi "va bene, è andata bene, ora vediamo se c'è l'altro, se non c'è va bene lo stesso, tutto va bene, sono forte" e c'era anche l'altro "Viaggio in Italia" di Goethe e mica me lo ricordo per quale motivo proprio quello, boh, di Cervantes me lo ricordo come se fosse ieri il desiderio forte, ma di Goethe no, che adolescente misterioso e semi-barbuto ero e anche "Viaggio in Italia" era un meridiano mondadori e quindi con i due tomi (allora non li chiamavo così) raggiunsi il bancone prestito e su una poltroncina un uomo grande e grosso dormiva come se non dormisse da secoli, quasi russava, non c'era nessun altro intorno e lui dormiva e io ero di fronte e lo guardavo con i due tomi in mano senza poter guardare ragazze nell'attesa e senza poter controllare lo stato della crescita della mia barba senza decidermi a fare qualcosa, quello dormiva scomodissimo su una poltroncina e quasi russava e io sfogliavo il Don Chisciotte e pensavo che intanto in una biblioteca non bisognerebbe dormire , in una biblioteca bisognerebbe fare altro tipo...tipo...ma non mi veniva in mente altro ché non avevo letto ancora la Agnoli dato che la Agnoli questo libro in questione non l'aveva ancora scritto e peccato perché nel libro in questione ci dice tutte le cose che si potrebbero fare in una biblioteca e quello inattaccabile dormiva dannazione e io pensavo vedrai quando la Agnoli scriverà il libro te lo regalerò ovunque tu sia e poi come se sentisse una presenza inquietante il bibliotecario si svegliò e mi guardò per qualcosa come tipo tre quattro secondi prima di realizzare dove lui fosse chi fossi io e cosa volessi, mi timbrò i cartellini e io uscii con i romanzi e il resto è la storia che mi ha portato fino a qui a scrivere queste cose. Ora che sono grande e della barba non me ne frega più tanto credo di poter dire una cosa che forse nel libro non è prevista, non ricordo. Sarebbe bello, invece, anche dormirci nelle biblioteche, tutti, lettori, bibliotecari, maschi, femmine, adolescenti, anziani, cani e gatti. Si.

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Laura

Un libro fondamentale per capire meglio che cosa possa essere oggi, o possa diventare, una biblioteca pubblica e a scriverlo è un'autrisce che dimostra di avere una competenza non solo teorica, ma anche e soprattutto pratica.E' necessario che la biblioteca, per sfuggire alla crisi dei luoghi pubblici, si dia un nuovo compito, diventi una "piazza coperta", un luogo d'incontro. Consiglio vivamente questa lettura a coloro che vogliono allargare i loro orizzonti sul tema, in particolar modo a tutti i bibliotecari retrogadi

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Editore: Laterza

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 172

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8842089915

ISBN-13: 9788842089919

Data di pubblicazione: 2009

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Ripensare agli spazi urbani, sottrarli alla commercializzazione, farne luoghi di incontro, di scambio, di azione collettiva. La biblioteca pubblica, a lungo ignorata dalla politica e oggi minacciata da internet nel suo ruolo informativo, può diventare un territorio aperto a gruppi e associazioni, un centro di riflessione e di condivisione dei saperi, il nodo centrale di una rete con altre istituzioni culturali. In un Paese sempre più ignorante, che rischia di restare ai margini dell'economia della conoscenza, la biblioteca pubblica deve diventare parte di un progetto di rinascita dell'Italia, un luogo di libertà e di creatività per ogni cittadino.

Le nostre città hanno bisogno urgente di biblioteche di nuova concezione, dove i cittadini si possano incontrare stabilendo relazioni sia intellettuali sia affettiva: le "piazze del sapere" di cui ci parla questo libro innovativo. Guido Martinotti

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Ah, che dire? è un libro così illuminante che c'è poco da aggiungere. Chiaro preciso, diretto e seminale. Ragazzi dice, non la meniamo tanto, le biblioteche devono trasformarsi, crocevia di persone, culture, di alti e di bassi devono diventare. Oh quanto ha ragione! Io 'sto libro l'ho letto per interesse più o meno ché io in quell'ambiente ci lavoro e ho conosciuto anche l'autrice, aperta e illuminata come quando scrive. E io penso davvero, ragazzi e ragazze, le biblioteche sono qualcosa di affettivamente importante per noi, cioè se siamo qua dentro a noi interessano i libri mi pare, se non sono troppo ingenuo. E...no vabbè lasciamo perdere che altrimenti perdo la brocca e divento pistolone (cioè di colui che fa i pistolotti moralisti) E' più semplice se vado di flusso di coscienza e chi ha pazienza mi segua. Quando ero piccolo, una volta, cioè piccolo si fa per dire, parliamo delle scuole superiori, mi facevo la barba e guardavo le ragazze e avevo paura delle interrogazioni, mi ricordo quella volta che sono andato nella biblioteca della mia città, era vecchia, ci pioveva dentro, c'erano le bacinelle che raccoglievano l'acqua che scendeva dal tetto e in alcuni punti del pavimento avevano messo alcune pagine di un quotidiano, era sempre la gazzetta dello sport, poverina, magari era quella che aveva il disprezzo più diffuso là dentro, mica usavano il corriere o la repubblica o il manifesto per carità di Dio, "bisogna mettere i giornali per terra sta piovendo dentro" "cosa usiamo?" "ma che domande la gazzetta dello sport ci mancherebbe" e allora io piccolo e adolescente com'ero girellavo senza chiedere niente a nessuno ché poco prima avevo chiesto se potevo andare io direttamente a cercare dei libri e mi avevano detto "ancora meglio se vai da solo" si mi avevano detto "ancora meglio se vai da solo" che è come dire "è meglio per te e per me se non ti accompagno" che se ci ripenso ora che di acqua, non piovosa, ne è passata sotto i ponti non è tanto bello da dire ad uno che aveva appena iniziato a frequentare la biblioteca, che si faceva la barba per farsi il figo, che guardava senza essere visto le ragazze, eppure allora a me stava bene così e quindi mi ero inoltrato zitto zitto tra gli scaffali e pensavo che volevo prendere due libri, li volevo tanto prendere, e volevo tanto che gli altri che giravano da quelle parti non avessero avuto la mia stessa idea e allora pensavo che la delusione di non trovarli mi avrebbe provocato un grave danno nel mio rapporto di fiducia con la biblioteca, io che guardavo le ragazze anche nella biblioteca senza essere visto, che mi sarei pure fatto la barba in biblioteca se ci fosse stato un bagno con specchio e schiuma da barba e lamette per dimostrare che ero un figo e che in più leggeva pure i libri e sapeva cosa voleva cioè due libri, due, non tre, non uno, due, per primo andai a scovare il libro che volevo di più in assoluto, quello che volevo leggere perché lo sapevo che mi aspettava, e lo trovai, perché quando si vuole assolutamente una cosa la si trova, e la si trova proprio dove quella cosa sta ad aspettarti, è incredibile a volte quanto le cose ci aspettano proprio lì dove dovrebbero essere mentre noi rintronati le andiamo a cercare in capo al mondo (questa per chi non l'avesse colta vale come lezione di vita) era un meridiano mondadori, molto rovinato, molto bello da toccare, morbido anche se con la copertina rigida, era "Il Don Chisciotte" ero così contento, di nient'altro avevo bisogno, come di nient'altro ha bisogno un lettore che voglia leggere qualcosa che parla di se stesso a se stesso (parafrasando Harold Bloom) e c'era, era lì per me e poi il "Don Chisciotte" lo sapete no? è una tale esplosione di vita, vita in tutto e per tutto, che non abbiamo bisogno di altro, siamo in pace, siamo pronti per andare incontro al nostro destino dopo averlo letto, che sia un destino bello o brutto non importa ma dopo il don Chisciotte siamo pronti e mi ricordo che mi dissi "va bene, è andata bene, ora vediamo se c'è l'altro, se non c'è va bene lo stesso, tutto va bene, sono forte" e c'era anche l'altro "Viaggio in Italia" di Goethe e mica me lo ricordo per quale motivo proprio quello, boh, di Cervantes me lo ricordo come se fosse ieri il desiderio forte, ma di Goethe no, che adolescente misterioso e semi-barbuto ero e anche "Viaggio in Italia" era un meridiano mondadori e quindi con i due tomi (allora non li chiamavo così) raggiunsi il bancone prestito e su una poltroncina un uomo grande e grosso dormiva come se non dormisse da secoli, quasi russava, non c'era nessun altro intorno e lui dormiva e io ero di fronte e lo guardavo con i due tomi in mano senza poter guardare ragazze nell'attesa e senza poter controllare lo stato della crescita della mia barba senza decidermi a fare qualcosa, quello dormiva scomodissimo su una poltroncina e quasi russava e io sfogliavo il Don Chisciotte e pensavo che intanto in una biblioteca non bisognerebbe dormire , in una biblioteca bisognerebbe fare altro tipo...tipo...ma non mi veniva in mente altro ché non avevo letto ancora la Agnoli dato che la Agnoli questo libro in questione non l'aveva ancora scritto e peccato perché nel libro in questione ci dice tutte le cose che si potrebbero fare in una biblioteca e quello inattaccabile dormiva dannazione e io pensavo vedrai quando la Agnoli scriverà il libro te lo regalerò ovunque tu sia e poi come se sentisse una presenza inquietante il bibliotecario si svegliò e mi guardò per qualcosa come tipo tre quattro secondi prima di realizzare dove lui fosse chi fossi io e cosa volessi, mi timbrò i cartellini e io uscii con i romanzi e il resto è la storia che mi ha portato fino a qui a scrivere queste cose. Ora che sono grande e della barba non me ne frega più tanto credo di poter dire una cosa che forse nel libro non è prevista, non ricordo. Sarebbe bello, invece, anche dormirci nelle biblioteche, tutti, lettori, bibliotecari, maschi, femmine, adolescenti, anziani, cani e gatti. Si.

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Un libro fondamentale per capire meglio che cosa possa essere oggi, o possa diventare, una biblioteca pubblica e a scriverlo è un'autrisce che dimostra di avere una competenza non solo teorica, ma anche e soprattutto pratica.E' necessario che la biblioteca, per sfuggire alla crisi dei luoghi pubblici, si dia un nuovo compito, diventi una "piazza coperta", un luogo d'incontro. Consiglio vivamente questa lettura a coloro che vogliono allargare i loro orizzonti sul tema, in particolar modo a tutti i bibliotecari retrogadi

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