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E intanto, mentre non c'eri...

Maria Agostina


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Michela L.


Huckelberry Finn
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I nomi epiceni
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Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
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"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

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Beppe Fenoglio

Una questione privata

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 22-05-2020 da Maria Agostina
Aggiornato il 22-05-2020 da Maria Agostina
Disponibile in 9 librerie
Inserito il 22-05-2020 da Maria Agostina
Aggiornato il 22-05-2020 da Maria Agostina
Disponibile in 9 librerie

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Alberto Rossi

Fare della guerra partigiana un fatto personale, una questione di vita o di morte che vada ben oltre ad una pallottola piantata nel cranio. Dimenticando per un attimo la giustezza della missione che si sta portando avanti. La Storia con la S maiuscola sparisce improvvisamente, non per mancanza di ideali ma per abbondanza di umanità. Quello che fa qui Fenoglio è soprattutto descrivere perfettamente un prototipo di essere umano, che crede sì nella bontà della lotta per la liberazione, ma che è al contempo innamorato. E non può un uomo coniugare amore e voglia di libertà? Ovviamente sì, se non fosse che l'innamoramento è soprattutto, per Milton (il protagonista), fonte di paranoia. Una paranoia che lo divora fino a fargli dimenticare quello per cui sta lottando, fino a rimanere l'unico obiettivo. Milton deve sapere se la paranoia è fondata o meno. Punto. È in questo che Fenoglio è davvero modernissimo, perché per lui l'uomo che smette di lottare per la causa massima in nome della sua causa personale non è né un traditore né un vigliacco, ma semplicemente un uomo come tutti gli uomini, alla costante ricerca di un equilibrio che è incapace di scovare. Ed è davvero raro, se non impossibile, leggere un personaggio meglio riuscito di Milton, fatto di carne e di sangue. Lo stato di grazia di Fenoglio, verrebbe da pensare. E invece quello è solo il primo passo. Il passo nomerò due avviene quando si capisce che anche tutti gli altri personaggi sono altrettanto umanamente imperfetti (quindi letterariamente perfetti), con vizi, manie, virtù, abitudini, idioletti, caratteri e tutto quello che fa di un uomo un uomo. Il passo numero tre, quello che davvero porta allo stato di grazia, arriva nel momento in cui tutte queste microstorie personali che ruotano attorno a quella di Milton non riescono più in nessun caso a fare a meno della Storia, aguzzino orribile che ci tortura, ci sfianca e ci fa crepare con sorriso sarcastico. E allora come si può considerare vile chi preferisce la pace della morte a cotanta aberrazione? "Adesso, passato il dolore col tempo, sono contenta e tanto tranquilla. Oh come stanno bene i miei poveri due figli, come stanno bene sottoterra, al riparo degli uomini…"

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aledem

"Sono sempre lo stesso, Fulvia. Ho fatto tanto, ho camminato tanto...Sono scappato e ho inseguito. Mi sono sentito vivo come mai e mi son visto morto. Ho riso e ho pianto. Ho ucciso un uomo, a caldo. Ne ho visto uccidere, a freddo, moltissimi. Ma io sono sempre lo stesso."

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Editore: Einaudi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 129

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8806180754

ISBN-13: 9788806180751

Data di pubblicazione: 2006

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Fare della guerra partigiana un fatto personale, una questione di vita o di morte che vada ben oltre ad una pallottola piantata nel cranio. Dimenticando per un attimo la giustezza della missione che si sta portando avanti. La Storia con la S maiuscola sparisce improvvisamente, non per mancanza di ideali ma per abbondanza di umanità. Quello che fa qui Fenoglio è soprattutto descrivere perfettamente un prototipo di essere umano, che crede sì nella bontà della lotta per la liberazione, ma che è al contempo innamorato. E non può un uomo coniugare amore e voglia di libertà? Ovviamente sì, se non fosse che l'innamoramento è soprattutto, per Milton (il protagonista), fonte di paranoia. Una paranoia che lo divora fino a fargli dimenticare quello per cui sta lottando, fino a rimanere l'unico obiettivo. Milton deve sapere se la paranoia è fondata o meno. Punto. È in questo che Fenoglio è davvero modernissimo, perché per lui l'uomo che smette di lottare per la causa massima in nome della sua causa personale non è né un traditore né un vigliacco, ma semplicemente un uomo come tutti gli uomini, alla costante ricerca di un equilibrio che è incapace di scovare. Ed è davvero raro, se non impossibile, leggere un personaggio meglio riuscito di Milton, fatto di carne e di sangue. Lo stato di grazia di Fenoglio, verrebbe da pensare. E invece quello è solo il primo passo. Il passo nomerò due avviene quando si capisce che anche tutti gli altri personaggi sono altrettanto umanamente imperfetti (quindi letterariamente perfetti), con vizi, manie, virtù, abitudini, idioletti, caratteri e tutto quello che fa di un uomo un uomo. Il passo numero tre, quello che davvero porta allo stato di grazia, arriva nel momento in cui tutte queste microstorie personali che ruotano attorno a quella di Milton non riescono più in nessun caso a fare a meno della Storia, aguzzino orribile che ci tortura, ci sfianca e ci fa crepare con sorriso sarcastico. E allora come si può considerare vile chi preferisce la pace della morte a cotanta aberrazione? "Adesso, passato il dolore col tempo, sono contenta e tanto tranquilla. Oh come stanno bene i miei poveri due figli, come stanno bene sottoterra, al riparo degli uomini…"

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"Sono sempre lo stesso, Fulvia. Ho fatto tanto, ho camminato tanto...Sono scappato e ho inseguito. Mi sono sentito vivo come mai e mi son visto morto. Ho riso e ho pianto. Ho ucciso un uomo, a caldo. Ne ho visto uccidere, a freddo, moltissimi. Ma io sono sempre lo stesso."

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