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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Fabio Stassi

L'ultimo ballo di Charlot

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 02-02-2019 da Akribia
Aggiornato il 02-02-2019 da Akribia
Disponibile in 9 librerie
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Aggiornato il 02-02-2019 da Akribia
Disponibile in 9 librerie

In una sera di Natale la Morte va a trovare Charlie Chaplin nella sua casa in Svizzera. Il grande attore e regista ha passato gli ottant’anni ma ha un figlio ancora piccolo e vorrebbe vederlo crescere accanto a sé. In un lampo di coraggio Chaplin propone un patto alla Vecchia Signora: se riuscirà a farla ridere si sarà guadagnato un anno di vita. Inizia così un singolare balletto con la Morte, e quella notte a salvarlo non sarà la tecnica consumata dell’attore ma la comicità involontaria che deriva dagli impacci dell’età. La questione però è solo rinviata: anno dopo anno, a Natale, la Vecchia tornerà a reclamarlo e bisognerà trovare il modo di suscitarle almeno una risata. Nell’attesa dell’incontro fatale Chaplin scrive una lunga e appassionata lettera al figlio. Vuole raccontargli la storia vera del suo passato, quella che nessuno ha mai ascoltato, ed ecco che dalle sue parole scaturisce l’avventura rocambolesca di una vita e il ritratto di un’epoca rivoluzionaria.
L’infanzia umile in Gran Bretagna, il padre alcolizzato e la madre che perde il senno, l’esordio sul palcoscenico assieme al fratello, il circo e il vaudeville, i primi successi e lo sbarco negli Stati Uniti, dove il giovane Chaplin passa da un mestiere all’altro – tipografo, boxeur, imbalsamatore – e da una costa all’altra. È un orfano a spasso per il Nuovo Mondo, incontra uomini straordinari e gente comune, e dalla loro anima generosa sembrano nascere sempre nuove possibilità. In quegli anni tutto sta cambiando, un fascio di luce su uno schermo bianco ha acceso la fantasia di un’intera nazione. L’America che accoglie Chaplin si guarda allo specchio in quelle prime pellicole, è romantica e vibrante, utopica e capace di qualsiasi gesto, dal più altruista al più vile. È leggiadra come Ester, la cavallerizza che ha incantato l’Europa, e cupa e violenta quanto il Ku Klux Klan. Le avventure di Charlie si susseguono a ritmo frenetico, fra tonfi e trionfi, illusioni e disillusioni, fino al giorno in cui ogni istante di quella vita, ogni emozione e ricordo, si trasformano miracolosamente in qualcosa di assolutamente nuovo. Accade davanti agli occhi stupefatti di una troupe impegnata in un film: un paio di baffetti, una camminata obliqua e incerta, un bastone e una bombetta polverosa, i modi di un Lord nei vestiti di un pezzente. Charlie Chaplin, venticinque anni e l’esperienza di un vecchio marinaio, ha smesso di esistere. È nato Charlot, il Vagabondo, e il mondo non sarà più lo stesso.

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Recensioni

gina

Quando un libro ti lascia il segno non hai voglia di iniziarne a leggerne  immediatamente un altro ,perché hai paura di non ritrovare le sesse emozioni.L'ultimo ballo di Charlot é il mio primo iBook e ,centellinando le ultime pagine giá mi chiedevo preoccupata e adesso cosa leggerò?
Riprenderó in mano un vecchio volumetto cartaceo di Francesco Masala , voglio rileggere del suo Charlot, e suggerire questa lettura al nostro Fabio, credo lo possa commuoverò e sorprenderlo.
Poi penso che acquisterò altri i books dello stesso autore.
É vero
Si intuiscono  le contaminazioni e le citazioni , ma sono talmente ben assemblate e intrise della personalità dello scrittore che questo racconto risulta comunque originale e non banale.

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Laura

Ero piccola quando vidi per la prima volta “Il monello”, film davvero strappalacrime secondo la mia percezione di allora. Per me, Charlie Chaplin e il suo indimenticabile personaggio Charlot restano legati indissolubilmente proprio a quella splendida pagina del cinema muto. Era un comico triste, Chaplin, ha ragione la Morte che, in questo bel romanzo di Fabio Stassi, si presenta all’attore ormai anziano alla vigilia di ogni Natale dal 1971 in poi; in cambio di una sonora risata, di volta in volta gli concede di vivere un anno in più, almeno fino al Natale del ’77, quando il Vagabondo si spense nella sua casa in Svizzera. È stata una bella sorpresa questa lettura che, ahimè!, ho rimandato troppo a lungo. La scrittura è scorrevolissima e la vita di Chaplin, qui presentata sotto forma di romanzo epistolare, si legge con piacere. Gli anni difficili della misera infanzia in Inghilterra, quelli del circo e dei primi spettacoli, l’emigrazione negli Stati Uniti, gli esordi nel cinema, i grandi successi e le altrettanto grandi amarezze, aneddoti del dietro le quinte e personaggi anche realmente entrati in contatto con lui (tra questi, Stan Laurel, il poi celebre Stanlio): c’è tantissimo in questo libro, tutto raccontato con semplice delicatezza e passione dall’autore che ci regala così il ritratto di un grandissimo artista; anzitutto di un comico, un comico triste. In particolare, quasi alla fine, mi ha colpito un passo sulla comicità che riporto di seguito: “Il trucco è sempre lo stesso: fare in modo che qualcosa vada storto e che il mondo appaia rovesciato, sottosopra. Il meccanismo della comicità è un meccanismo sovversivo. Se un gigante cerca in ogni modo di aprire una porta e non ci riesce, ma subito dopo la porta si apre a un gatto, a un bambino, a un povero vagabondo è tutto il contrario di quanto accade nella vita. […]La comicità è mancina come me […]. Irride i ricchi, rimette le cose a posto, ripara le ingiustizie. […] chiude le porte ai prepotenti e le fa aprire ai deboli e agli indifesi, anche se solo per il lampo di un sorriso. È quest’incredulità che ci riempie gli occhi di lacrime. Sin dall’inizio, […]suscitare il riso e le lacrime è stata la mia infantile protesta contro la miseria, la malattia e il disprezzo, e il mio rifiuto dell’odio e di tutte le forme sbagliate che finiscono per governare le relazioni umane. È stupefacente, a pensarci, quanto sia facile a contagiarsi l’allegria e quanto triste e malato sia invece il mondo.”

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Editore: Sellerio

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 288

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8838927642

ISBN-13: 9788838927645

Data di pubblicazione: 2012

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Fabio Stassi

L'ultimo ballo di Charlot

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In una sera di Natale la Morte va a trovare Charlie Chaplin nella sua casa in Svizzera. Il grande attore e regista ha passato gli ottant’anni ma ha un figlio ancora piccolo e vorrebbe vederlo crescere accanto a sé. In un lampo di coraggio Chaplin propone un patto alla Vecchia Signora: se riuscirà a farla ridere si sarà guadagnato un anno di vita. Inizia così un singolare balletto con la Morte, e quella notte a salvarlo non sarà la tecnica consumata dell’attore ma la comicità involontaria che deriva dagli impacci dell’età. La questione però è solo rinviata: anno dopo anno, a Natale, la Vecchia tornerà a reclamarlo e bisognerà trovare il modo di suscitarle almeno una risata. Nell’attesa dell’incontro fatale Chaplin scrive una lunga e appassionata lettera al figlio. Vuole raccontargli la storia vera del suo passato, quella che nessuno ha mai ascoltato, ed ecco che dalle sue parole scaturisce l’avventura rocambolesca di una vita e il ritratto di un’epoca rivoluzionaria.
L’infanzia umile in Gran Bretagna, il padre alcolizzato e la madre che perde il senno, l’esordio sul palcoscenico assieme al fratello, il circo e il vaudeville, i primi successi e lo sbarco negli Stati Uniti, dove il giovane Chaplin passa da un mestiere all’altro – tipografo, boxeur, imbalsamatore – e da una costa all’altra. È un orfano a spasso per il Nuovo Mondo, incontra uomini straordinari e gente comune, e dalla loro anima generosa sembrano nascere sempre nuove possibilità. In quegli anni tutto sta cambiando, un fascio di luce su uno schermo bianco ha acceso la fantasia di un’intera nazione. L’America che accoglie Chaplin si guarda allo specchio in quelle prime pellicole, è romantica e vibrante, utopica e capace di qualsiasi gesto, dal più altruista al più vile. È leggiadra come Ester, la cavallerizza che ha incantato l’Europa, e cupa e violenta quanto il Ku Klux Klan. Le avventure di Charlie si susseguono a ritmo frenetico, fra tonfi e trionfi, illusioni e disillusioni, fino al giorno in cui ogni istante di quella vita, ogni emozione e ricordo, si trasformano miracolosamente in qualcosa di assolutamente nuovo. Accade davanti agli occhi stupefatti di una troupe impegnata in un film: un paio di baffetti, una camminata obliqua e incerta, un bastone e una bombetta polverosa, i modi di un Lord nei vestiti di un pezzente. Charlie Chaplin, venticinque anni e l’esperienza di un vecchio marinaio, ha smesso di esistere. È nato Charlot, il Vagabondo, e il mondo non sarà più lo stesso.

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Riprenderó in mano un vecchio volumetto cartaceo di Francesco Masala , voglio rileggere del suo Charlot, e suggerire questa lettura al nostro Fabio, credo lo possa commuoverò e sorprenderlo.
Poi penso che acquisterò altri i books dello stesso autore.
É vero
Si intuiscono  le contaminazioni e le citazioni , ma sono talmente ben assemblate e intrise della personalità dello scrittore che questo racconto risulta comunque originale e non banale.

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