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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Francesco Piccolo

Il desiderio di essere come tutti

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 3 librerie
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 3 librerie

I funerali di Berlinguer e la scoperta del piacere di perdere, il rapimento Moro e il tradimento del padre, il coraggio intellettuale di Parise e il primo amore che muore il giorno di San Valentino, il discorso con cui Bertinotti cancellò il governo Prodi e la resa definitiva al gene della superficialità, la vita quotidiana durante i vent'anni di Berlusconi al potere, una frase di Craxi e un racconto di Carver...
Se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo all'indietro la strada è ben segnalata, una scia di intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli: il filo dei nostri giorni.
Francesco Piccolo ha scritto un libro anomalo e portentoso, che è insieme il romanzo della sinistra italiana e un racconto di formazione individuale e collettiva: sarà impossibile non rispecchiarsi in queste pagine (per affinità o per opposizione), rileggendo parole e cose, rivelazioni e scacchi della nostra storia personale, e ricordando a ogni pagina che tutto ci riguarda. «Un'epoca - quella in cui si vive - non si respinge, si può soltanto accoglierla».

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Martocchia

“Quando sono diventato comunista, senza sapere fare altro che essere solidale con i più deboli e i più poveri di una partita di calcio, era questo il mondo che era stato preparato per me. Ciò che mi attirò subito, quando in modo sostanzialmente inconsapevole cominciai a sentirmi comunista – ciò che mi fece sentire diverso da mio padre e da mia madre e dai loro amici e da molti miei amici e compagni di scuola – fu questa sensazione molto sfocata nei contenuti ma molto netta nell'aria, di desiderio di cambiamento, di rinnovamento, di disponibilità verso il futuro. Era come se mi fossi staccato dal resto del mondo dove vivevo, soltanto per quest'aria che io sentivo e loro no. Se fossi stato costretto a sintetizzare la decisione di essere diventato comunista – quando ne sono diventato consapevole, negli anni successivi al gol di Sparwasser – avrei detto così: mio padre vuole che il mondo dove viviamo resti com'è, sempre uguale; io voglio cambiarlo, voglio farlo diventare migliore.
Posso dire adesso, con lucidità, che quando diventai comunista, per me Berlinguer rappresentava un uomo pratico e intelligente che dava corpo, concretezza, a questa idea astratta del progresso: qualcuno che proponeva di costruire il futuro, accoglierlo, viverlo, comprenderlo, anche criticarlo, ma starci dentro. Ad altri sembrava poco il suo senso del progresso, a me bastava. Era temperato, ma, appunto, pratico ed evidente.”

Puri si nasce o si diventa?
E chiunque può diventarlo?
E chi desidera diventarlo ma non ci riesce, come fa?
Sono queste le domande che Piccolo pone a sé stesso nel nuovo, folgorante, libro.
Lui che, ad appena dieci anni, mentre guarda la partita di pallone tra le due Germanie, seduto sul divano assieme al babbo fascista convinto, si accorge di esser diventato comunista.
Ed è da quel momento che ha inizio l'arrampicata verso la cima più alta, verso i comunisti "puri", verso quel gruppo a cui vorrebbe appartenere, verso quelle persone a cui, però, per quanto si sforzerà, non riuscirà mai ad assomigliare.
E sarà un pacchetto rosa spinto sullo stomaco, il giorno di San Valentino, il primo di tanti segnali che lo porteranno ad accettare, col tempo, la situazione.
Il desiderio di essere come TUTTI è la storia della sinistra italiana, raccontata con gli occhi di un bambino prima e con quelli di un adulto poi, alla ricerca della propria "purezza comunista" tanto difficile da raggiungere.


Tra il Guttalax nel latte, il sequestro Moro, la morte di Berlinguer, le uscite infelici di Berlusconi, la spedizione in montagna con gli sciatori di sciANdo e le spallucce di Chesaramai, l'autore ci regala momenti divertenti e spunti riflessivi, raccontando un grande spaccato d'Italia e il tortuoso percorso della sinistra, lo stesso che l'ha portato, ormai adulto, ad accettarsi per come realmente è. Ad ammettere che anche a lui è capitato di dover scendere a compromessi, e che, di tanto in tanto, non è poi così male mischiarsi a quell'Italia "superficiale" che non si fa rovinare la giornata da eventi qualsiasi come gli effetti di una purga scambiati per colera o Berlusconi che vince le elezioni.
Piccolo muove una critica alla sinistra, ma fissa bene l'ancora a quel fondale in cui crede.
 Ha deciso di non andar via come fanno molti italiani: quel 78° minuto della partita di calcio del '74 ha segnato la sua vita, in quell'istante ha scelto di diventare comunista ed ora, a prescindere da come andranno le cose, vuole restare qui a viverle, a guardarle, e a provare a raccontarle.
Da ragazzo, davanti al rifiuto di quel pacchetto rosa, ha sognato di essere Katie in "Come eravamo" di Pollack. 
E adesso, esattamente come Katie, ha deciso di restare e di non mollare mai.
Dopo "Allegro occidentale", che non mi aveva del tutto convinto, Francesco Piccolo riesce a riprendersi il suo posto nella mia personale classifica.
 Il libro, diviso in due parti (“La vita pura: io e Berlinguer” e “La vita impura: io e Berlusconi”), mi ha emozionato e, come dire, è stato liberatorio. “E' meglio rendersene conto: se come si è, e come si dovrebbe essere, non riescono a coincidere, allora la sincerità è più fruttuosa del senso di giustizia. Perché ti fa cercare le cose che non funzionano in te, in qualche modo ti fa imparare ad accettarle e a conviverci..” 
Un autoanalisi potente e sincera, capace di far capire che in realtà, anche se non siamo perfetti come vorremmo, TUTTI contribuiamo a dar vita ad un pezzetto di Storia italiana.

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Editore: Einaudi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 272

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8806194569

ISBN-13: 9788806194567

Data di pubblicazione: 2013

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Se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo all'indietro la strada è ben segnalata, una scia di intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli: il filo dei nostri giorni.
Francesco Piccolo ha scritto un libro anomalo e portentoso, che è insieme il romanzo della sinistra italiana e un racconto di formazione individuale e collettiva: sarà impossibile non rispecchiarsi in queste pagine (per affinità o per opposizione), rileggendo parole e cose, rivelazioni e scacchi della nostra storia personale, e ricordando a ogni pagina che tutto ci riguarda. «Un'epoca - quella in cui si vive - non si respinge, si può soltanto accoglierla».

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“Quando sono diventato comunista, senza sapere fare altro che essere solidale con i più deboli e i più poveri di una partita di calcio, era questo il mondo che era stato preparato per me. Ciò che mi attirò subito, quando in modo sostanzialmente inconsapevole cominciai a sentirmi comunista – ciò che mi fece sentire diverso da mio padre e da mia madre e dai loro amici e da molti miei amici e compagni di scuola – fu questa sensazione molto sfocata nei contenuti ma molto netta nell'aria, di desiderio di cambiamento, di rinnovamento, di disponibilità verso il futuro. Era come se mi fossi staccato dal resto del mondo dove vivevo, soltanto per quest'aria che io sentivo e loro no. Se fossi stato costretto a sintetizzare la decisione di essere diventato comunista – quando ne sono diventato consapevole, negli anni successivi al gol di Sparwasser – avrei detto così: mio padre vuole che il mondo dove viviamo resti com'è, sempre uguale; io voglio cambiarlo, voglio farlo diventare migliore.
Posso dire adesso, con lucidità, che quando diventai comunista, per me Berlinguer rappresentava un uomo pratico e intelligente che dava corpo, concretezza, a questa idea astratta del progresso: qualcuno che proponeva di costruire il futuro, accoglierlo, viverlo, comprenderlo, anche criticarlo, ma starci dentro. Ad altri sembrava poco il suo senso del progresso, a me bastava. Era temperato, ma, appunto, pratico ed evidente.”

Puri si nasce o si diventa?
E chiunque può diventarlo?
E chi desidera diventarlo ma non ci riesce, come fa?
Sono queste le domande che Piccolo pone a sé stesso nel nuovo, folgorante, libro.
Lui che, ad appena dieci anni, mentre guarda la partita di pallone tra le due Germanie, seduto sul divano assieme al babbo fascista convinto, si accorge di esser diventato comunista.
Ed è da quel momento che ha inizio l'arrampicata verso la cima più alta, verso i comunisti "puri", verso quel gruppo a cui vorrebbe appartenere, verso quelle persone a cui, però, per quanto si sforzerà, non riuscirà mai ad assomigliare.
E sarà un pacchetto rosa spinto sullo stomaco, il giorno di San Valentino, il primo di tanti segnali che lo porteranno ad accettare, col tempo, la situazione.
Il desiderio di essere come TUTTI è la storia della sinistra italiana, raccontata con gli occhi di un bambino prima e con quelli di un adulto poi, alla ricerca della propria "purezza comunista" tanto difficile da raggiungere.


Tra il Guttalax nel latte, il sequestro Moro, la morte di Berlinguer, le uscite infelici di Berlusconi, la spedizione in montagna con gli sciatori di sciANdo e le spallucce di Chesaramai, l'autore ci regala momenti divertenti e spunti riflessivi, raccontando un grande spaccato d'Italia e il tortuoso percorso della sinistra, lo stesso che l'ha portato, ormai adulto, ad accettarsi per come realmente è. Ad ammettere che anche a lui è capitato di dover scendere a compromessi, e che, di tanto in tanto, non è poi così male mischiarsi a quell'Italia "superficiale" che non si fa rovinare la giornata da eventi qualsiasi come gli effetti di una purga scambiati per colera o Berlusconi che vince le elezioni.
Piccolo muove una critica alla sinistra, ma fissa bene l'ancora a quel fondale in cui crede.
 Ha deciso di non andar via come fanno molti italiani: quel 78° minuto della partita di calcio del '74 ha segnato la sua vita, in quell'istante ha scelto di diventare comunista ed ora, a prescindere da come andranno le cose, vuole restare qui a viverle, a guardarle, e a provare a raccontarle.
Da ragazzo, davanti al rifiuto di quel pacchetto rosa, ha sognato di essere Katie in "Come eravamo" di Pollack. 
E adesso, esattamente come Katie, ha deciso di restare e di non mollare mai.
Dopo "Allegro occidentale", che non mi aveva del tutto convinto, Francesco Piccolo riesce a riprendersi il suo posto nella mia personale classifica.
 Il libro, diviso in due parti (“La vita pura: io e Berlinguer” e “La vita impura: io e Berlusconi”), mi ha emozionato e, come dire, è stato liberatorio. “E' meglio rendersene conto: se come si è, e come si dovrebbe essere, non riescono a coincidere, allora la sincerità è più fruttuosa del senso di giustizia. Perché ti fa cercare le cose che non funzionano in te, in qualche modo ti fa imparare ad accettarle e a conviverci..” 
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