Scrittrice fuori da ogni convenzione letteraria e sociale per la sua fantasia barocca e il suo malizioso sensualismo, senza dubbio la personalità femminile di maggior spicco nella narrativa inglese dell'ultimo decennio, Angela Carter ha riscritto a modo suo dieci favole celebri, sovvertendone le trame con irritante arguzia.
Alcune sono favole sediziosamente familiari, così comuni che osiamo perfino raccontarle ai più piccini, le storie nate dalle nostre fantasie di violenza e di oltraggio, di strage e di ludibrio, di incesto e di vendetta, e nelle quali le vite dell'uomo e delle fiera e del mostro si intrecciano e si consumano turpemente: Barbablù (a cui si ispira il racconto che da titolo alla raccolta), Cappuccetto rosso, La bella e la bestia, Il gatto con gli stivali, La bella addormentata. Altre sono le storie più atroci e orridamente inquietanti della tradizione nordica, con lupi e vampiri, nevi e foreste, porte misteriose e scricchiolii sinistri; con l'ingannevole sicurezza di una capanna, il desiderio di calore di una pelliccia o l'abbraccio di un animale peloso... In questi intrecci dissacranti e in queste atmosfere fra lo stralunato e lo scabroso vibra un conturbante umorismo che trasfigura gli echi, le reliquie e gli stilemi formali della narrativa gotica. Ma soprattutto s'impone, con immagini rapacemente licenziose, un erotismo sadico-sarcastico che svela e dileggia le simbologie sessuali sommerse nella tradizione favolistica. Una prosa coloristica, tutta giocata su sberleffi verbali e squisitezze ritmiche, ci offre una versione letteraria ironica e godibilissima della lezione che, con altri mezzi, Propp e Bettlheim hanno tratto dall'analisi degli archetipi delle fiabe.