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Guido Ceronetti

Sono fragile, sparo poesia

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Aggiornato il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Disponibile in 1 libreria
Inserito il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Aggiornato il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Disponibile in 1 libreria

Due volumetti di versi giovanili, col titolo Nuovi Salmi (1955 e 1957), aprono il cammino di poesia in proprio di Guido Ceronetti. Nel 1965 uscì presso Tallone una tiratura per bibliofili della Ballata dell'infermiere; nel 2008 il Notes Magico ne pubblicò tutte le ballate (Le ballate dell'angelo ferito). Tra il '55 e oggi è passato piú di mezzo secolo, un periodo in cui, oltre ai suoi libri in prosa, al teatro e alle traduzioni, Ceronetti ha scritto piú di cinquemila versi seguendo un personalissimo percorso poetico. Questa antologia propone una selezione di quanto all'autore stesso sembra la migliore testimonianza del suo assiduo formulare «qualche ideogramma di compassione, di ricordo e di desiderio della luce».
Come già per Trafitture di tenerezza, che raccoglieva il meglio delle traduzioni poetiche di Ceronetti, anche questo libro concentra fin dal titolo aggressività e umiltà, forza e delicatezza. Perentorio ed evanescente come un messaggio in bottiglia. D'altronde per Ceronetti la parola poetica è al contempo richiesta d'aiuto e offerta (a tratti, ma significativa) di salvezza.

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Alberto Rossi

Questo compendio della poesia di Ceronetti è agli antipodi della perfezione, ma in sé contiene una perfezione, editoriale via, ma da lui decisa, che consiste nella maniera analitica con cui i diversi periodi poetici che si sono in lui succeduti vengono presentati in un summa sostanzialmente inattaccabile per forma, sebbene i contenuti... E la prima parte, beh, la prima parte, quella della giovinezza, è davvero insostenibile, con quel suo tono sgradevole, paternalisticamente cattolico, con cui catechizza il lettore, con tanto di profluvi di note a margine spesso inutili, di citazionismo esasperato e ostentato sempre fastidioso. Alla faccia della giovinezza, sembra di avere a che fare con un vecchio noioso e pure un po' senile alla disperata ricerca del suo popolo in cammino. Un popolo che per lui sembra non esistere più, per me è ancora fin troppo presente. Con la maturità, per uno di quei puri paradossi che la poesia rende possibili, è arrivata invece una sintassi notevolmente più agile, ancorché sempre infarcita di troppe note, e ancor di più un tono che da moralizzatore si tramuta, anzi no, si converte in descrittore, mi verrebbe quasi da dire in contemplativo, se non fosse che nella stazione centrale di notte c'è poco da contemplare, a parte l'orrida caduta dell'umanità nei suoi abissi fangosi. Anche qui siamo lontani dai capolavori, ma più di una poesia è degna d'esser letta e riletta. Persino nel componimento dedicato ad Eluana Englaro, sebbene poeticamente tutt'altro che perfetto, non ci sono ingenuità o stereotipi stucchevoli. Non era facile. Peccato che non cominci a pagina 75. P.S. Il titolo deriva dal fatto che ho appena finito di rileggere, a distanza di anni, Cosmo di Gombrowicz, e quel romanzo il titolo descrive, ma credo che sia in qualche modo imperscrutabile ma effettivo, chissà se Gombrowicziano, del tutto coerente col volume di Ceronetti. Forse i due si sono inseguiti e la loro contemporaneità non è casuale. Forse sono semplicemente un coglionazzo.

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Editore: Einaudi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 177

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8806212281

ISBN-13: 9788806212285

Data di pubblicazione: 2012

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Come già per Trafitture di tenerezza, che raccoglieva il meglio delle traduzioni poetiche di Ceronetti, anche questo libro concentra fin dal titolo aggressività e umiltà, forza e delicatezza. Perentorio ed evanescente come un messaggio in bottiglia. D'altronde per Ceronetti la parola poetica è al contempo richiesta d'aiuto e offerta (a tratti, ma significativa) di salvezza.

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Questo compendio della poesia di Ceronetti è agli antipodi della perfezione, ma in sé contiene una perfezione, editoriale via, ma da lui decisa, che consiste nella maniera analitica con cui i diversi periodi poetici che si sono in lui succeduti vengono presentati in un summa sostanzialmente inattaccabile per forma, sebbene i contenuti... E la prima parte, beh, la prima parte, quella della giovinezza, è davvero insostenibile, con quel suo tono sgradevole, paternalisticamente cattolico, con cui catechizza il lettore, con tanto di profluvi di note a margine spesso inutili, di citazionismo esasperato e ostentato sempre fastidioso. Alla faccia della giovinezza, sembra di avere a che fare con un vecchio noioso e pure un po' senile alla disperata ricerca del suo popolo in cammino. Un popolo che per lui sembra non esistere più, per me è ancora fin troppo presente. Con la maturità, per uno di quei puri paradossi che la poesia rende possibili, è arrivata invece una sintassi notevolmente più agile, ancorché sempre infarcita di troppe note, e ancor di più un tono che da moralizzatore si tramuta, anzi no, si converte in descrittore, mi verrebbe quasi da dire in contemplativo, se non fosse che nella stazione centrale di notte c'è poco da contemplare, a parte l'orrida caduta dell'umanità nei suoi abissi fangosi. Anche qui siamo lontani dai capolavori, ma più di una poesia è degna d'esser letta e riletta. Persino nel componimento dedicato ad Eluana Englaro, sebbene poeticamente tutt'altro che perfetto, non ci sono ingenuità o stereotipi stucchevoli. Non era facile. Peccato che non cominci a pagina 75. P.S. Il titolo deriva dal fatto che ho appena finito di rileggere, a distanza di anni, Cosmo di Gombrowicz, e quel romanzo il titolo descrive, ma credo che sia in qualche modo imperscrutabile ma effettivo, chissà se Gombrowicziano, del tutto coerente col volume di Ceronetti. Forse i due si sono inseguiti e la loro contemporaneità non è casuale. Forse sono semplicemente un coglionazzo.

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