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E intanto, mentre non c'eri...

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Victor Hugo

Notre-Dame de Paris

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Aggiornato il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Disponibile in 1 libreria
Inserito il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Aggiornato il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Disponibile in 1 libreria

Sullo sfondo di una Parigi medievale, sinistra e tumultuante - la cattedrale di Notre-Dame è il vero palcoscenico di tutta la storia - la bella zingara Esmeralda è contesa tra il deforme campanaro Quasimodo, il malvagio arcidiacono Frollo, anima nera del romanzo, il poeta pazzo Gringoire e il nobile capitano Phoebus. Protagonista aggiunto la folla, per la prima volta al centro di un libro che mette in scena i sentimenti piú contrastati ed estremi in cui si intrecciano dramma ed epopea e in cui si confrontano il male e il bene, il bello e l'orrido e i dolorosi interrogativi dell'autore, i suoi turbamenti profondi.

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Recensioni

Alberto Rossi

Una strana e opprimente sensazione ha accompagnato questa mia lettura. E non per lo stile di Hugo, che è mirabile e stupisce per la maturità con cui a trent'anni è riuscito a scrivere tale tomo. La prosa, questa prosa, non è solo scorrevole. Chissenefrega della scorrevolezza, per chi ama Gadda, Borges e Canetti? La prosa è ricca, è maestosa, stracolma di invenzioni, di digressioni, di riflessioni e di un'ironia salace e conturbante, mentre si snoda tra una miriade di personaggi e di eventi e di personaggini, personaggetti, personagiulli e sotto eventi, eventuculi, eventi da nulla. Tutti fili tenuti insieme con maestria da burattinaio. La strana e opprimente sensazione era data dal fatto che, maledetta Disney, marcirai all'inferno, il lettore tipo (cioè il sottoscritto) già a pagina venti capisce che il finale sarà felice e lieto. Sia detto per inciso, io Il gobbo di Notre-Dame (il film animato) manco l'ho mai visto, ma non c'è bisogno di aver visto i suoi film per pensare alla luciferina maniera di Walt Disney. Basta sapere che è stato fatto. E quindi per seicento pagine il lettore tipo è accompagnato dal sentore del fallimento finale, della felicità che tornerà a regnare, sovrana indisturbata, quando tutti i buoni saranno realizzati e tutti i cattivi saranno una manciata di metri sotto al suolo. In parte non te la godi neppure, la lettura, che sarebbe così magnifica nella sua spettrale oscurità. Poi alla fine finalmente finisci, e, un'altra volta sia maledetta la Disney, vedi tu che il finale è agghiacciante e deprimente, l'estremo opposto di quel che hai atteso con il rabbioso sdegno di Nabokov nella citazione iniziale per tutte quelle pagine. E tornando sul tuo cammino pensi: 'ma davvero c'erano dei buoni e dei cattivi?' No, ovviamente no. E, insomma, è davvero sublime. P.S. Da quattro stelle e mezzo. La mezza mancante è per via dell'estrema meccanicistica precisione con cui gli eventi e i personaggi si relazionano e si incastrano, precisione tipicamente ottocentesca che per un settecentnovecentista come me si configura in difetto. Si salvano solo i russi e Stendhal.

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Editore: Mondadori

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 574

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8804477865

ISBN-13: 9788804477860

Data di pubblicazione: 2000

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Una strana e opprimente sensazione ha accompagnato questa mia lettura. E non per lo stile di Hugo, che è mirabile e stupisce per la maturità con cui a trent'anni è riuscito a scrivere tale tomo. La prosa, questa prosa, non è solo scorrevole. Chissenefrega della scorrevolezza, per chi ama Gadda, Borges e Canetti? La prosa è ricca, è maestosa, stracolma di invenzioni, di digressioni, di riflessioni e di un'ironia salace e conturbante, mentre si snoda tra una miriade di personaggi e di eventi e di personaggini, personaggetti, personagiulli e sotto eventi, eventuculi, eventi da nulla. Tutti fili tenuti insieme con maestria da burattinaio. La strana e opprimente sensazione era data dal fatto che, maledetta Disney, marcirai all'inferno, il lettore tipo (cioè il sottoscritto) già a pagina venti capisce che il finale sarà felice e lieto. Sia detto per inciso, io Il gobbo di Notre-Dame (il film animato) manco l'ho mai visto, ma non c'è bisogno di aver visto i suoi film per pensare alla luciferina maniera di Walt Disney. Basta sapere che è stato fatto. E quindi per seicento pagine il lettore tipo è accompagnato dal sentore del fallimento finale, della felicità che tornerà a regnare, sovrana indisturbata, quando tutti i buoni saranno realizzati e tutti i cattivi saranno una manciata di metri sotto al suolo. In parte non te la godi neppure, la lettura, che sarebbe così magnifica nella sua spettrale oscurità. Poi alla fine finalmente finisci, e, un'altra volta sia maledetta la Disney, vedi tu che il finale è agghiacciante e deprimente, l'estremo opposto di quel che hai atteso con il rabbioso sdegno di Nabokov nella citazione iniziale per tutte quelle pagine. E tornando sul tuo cammino pensi: 'ma davvero c'erano dei buoni e dei cattivi?' No, ovviamente no. E, insomma, è davvero sublime. P.S. Da quattro stelle e mezzo. La mezza mancante è per via dell'estrema meccanicistica precisione con cui gli eventi e i personaggi si relazionano e si incastrano, precisione tipicamente ottocentesca che per un settecentnovecentista come me si configura in difetto. Si salvano solo i russi e Stendhal.

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