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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Andre Dubus

Voci dalla luna

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 2 librerie
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Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
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Alberto Rossi

Non lo so, non mi è venuto in mente nulla di particolare da dire ma volevo far sapere al mondo che questo libro, cazzo, è bello. È bello come non ti aspetti perché leggendo la prefazione pensi di trovarti di fronte a qualcosa di estremamente americano, di quell'America profonda e bifolca che prova sentimenti troppo diversi dai nostri per poterci dire qualcosa. E infatti c'è davvero quell'America profonda, eppure il tratto elementare di Dubus riesce a rendere quell'angolo di 3000 Km di provincia che separa le due coste così terribilmente universale che ci si immedesima in tutti i suoi personaggi, che via via si alternano come protagonisti di capitolo in capitolo. La trama è quasi del tutto inesistente, un giorno in una "originale" famiglia del Massachusetts, ma non un giorno importante, bensì il postumo di un giorno importante e chissà, forse il prodromo di altri giorni importanti. Pure in questo giorno semi-insignificante, con una scrittura schietta e leggerissima riusciamo a riflettere su un numero davvero impressionante di sfaccettature, sempre in tono molto familiare e sereno, mai didattico, dottrinale o pedante. E poi ogni tanto, come una coltellata, arrivano descrizioni di belleza inverosimile: "Poi si avvicinò e rivolse i seni verso lo spruzzo e chiuse gli occhi, come faceva sempre. Non per l'acqua, ma perché aveva l'abitudine di chiuderli ogni volta che provava piacere: sdraiata al sole, danzando da sola in soggiorno, masturbandosi, facendo l'amore. Soltanto mangiare, bere e fumare erano migliori a occhi aperti e anche allora, a volte, al primo tiro di sigaretta, al primo boccone masticato, al primo sorso, chiudeva gli occhi." Già, del tutto inaspettato, e per questo ancora più bello.

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Editore: Mattioli 1885

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 135

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8862611900

ISBN-13: 9788862611909

Data di pubblicazione: 2011

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Non lo so, non mi è venuto in mente nulla di particolare da dire ma volevo far sapere al mondo che questo libro, cazzo, è bello. È bello come non ti aspetti perché leggendo la prefazione pensi di trovarti di fronte a qualcosa di estremamente americano, di quell'America profonda e bifolca che prova sentimenti troppo diversi dai nostri per poterci dire qualcosa. E infatti c'è davvero quell'America profonda, eppure il tratto elementare di Dubus riesce a rendere quell'angolo di 3000 Km di provincia che separa le due coste così terribilmente universale che ci si immedesima in tutti i suoi personaggi, che via via si alternano come protagonisti di capitolo in capitolo. La trama è quasi del tutto inesistente, un giorno in una "originale" famiglia del Massachusetts, ma non un giorno importante, bensì il postumo di un giorno importante e chissà, forse il prodromo di altri giorni importanti. Pure in questo giorno semi-insignificante, con una scrittura schietta e leggerissima riusciamo a riflettere su un numero davvero impressionante di sfaccettature, sempre in tono molto familiare e sereno, mai didattico, dottrinale o pedante. E poi ogni tanto, come una coltellata, arrivano descrizioni di belleza inverosimile: "Poi si avvicinò e rivolse i seni verso lo spruzzo e chiuse gli occhi, come faceva sempre. Non per l'acqua, ma perché aveva l'abitudine di chiuderli ogni volta che provava piacere: sdraiata al sole, danzando da sola in soggiorno, masturbandosi, facendo l'amore. Soltanto mangiare, bere e fumare erano migliori a occhi aperti e anche allora, a volte, al primo tiro di sigaretta, al primo boccone masticato, al primo sorso, chiudeva gli occhi." Già, del tutto inaspettato, e per questo ancora più bello.

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