Scrivere un romanzo è una cerimonia che somiglia allo streap-tease. Come la ragazza che, sotto impudichi riflettori, si libera dei propri indumenti e mostra, a uno a uno, i suoi incanti segreti, così anche il romanziere mette a nudo la propria intimità in pubblico attraverso i suoi romanzi.Con queste parole Vargas Llosa introduceva la conferenza - Storia segreta di un romanzo, qui tradotta e pubblicata per la prima volta in Italia - dedicata alla Casa Verde e tenuta nel dicembre del 1968 alla Washington State University. Ma più che di conferenza si dovrebbe parlare di un vero e proprio racconto che precede questo romanzo scritto tra il 1962 e il 1965. La Casa Verde - nome di un mitico bordello le cui vicende coincidono con la storia di una città, Piura, in Perù, e dei suoi abitanti - è infatti anche un romanzo autobiografico: "Quando sono andato via da Piura alla volta di Lima, nell'estate del 1946, avevo una testa piena di immagini... La prima era la sagoma di una casa che sorgeva in periferia, sull'altra sponda del fiume, in pieno deserto, solitaria tra le dune di sabbia... C'era qualcosa di maligno e di enigmatico, un'aura diabolica attorno a quella costruzione che avevamo battezzato "Casa Verde". Ci avevano proibito di avvicinarci. Secondo gli adulti era pericoloso, peccaminoso, accostarsi a quel luogo, ad entrarci era impensabile, dicevano che sarebbe stato come morire o entrare all'inferno...