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Tomas Tranströmer

La lugubre gondola

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Aggiornato il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Disponibile in 1 libreria
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Aggiornato il 30-01-2014 da Alberto Rossi
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Le mie poesie sono luoghi di incontro. Vogliono stabilire un legame inatteso tra parti della realtà che le lingue e i modi di vedere convenzionali sono soliti mantenere separate. Le poesie sono meditazioni attive che non vogliono addormentare ma ridestare.

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Recensioni

Alberto Rossi

Lo ammetto, come il lettore principiante (quale d'altronde sono) ho comprato questo libro per un solo motivo: il suo autore ha vinto l'anno scorso il premio Nobel. Volevo però ad ogni costo appurare se il signor Tranströmer meritasse effettivamente tale riconoscimento o se gli fosse stato regalato, come già successo più volte in passato, solo per la sua qualità di essere svedese (sette Nobel vengono dalla Svezia, sette!, più di quelli di Italia, Russia, Spagna e di tutta l'America Latina, tradizioni letterarie che considero un po' più consistenti di quella svedese). E purtroppo, dopo la lettura di questa che molti considerano la sua migliore raccolta, sento proprio il bisogno di dire che sì, è solo il patriottismo accademico ad aver fatto rimbalzare il nome Tranströmer in ogni angolo del pianeta. Non basta il lunghissimo saggio della Chiesa Isnardi che fa da postfazione a convincermi della bontà del poeta scandinavo, anzi, se proprio vogliamo dirla tutta tale saggio è di interesse scarsissimo, a tratti confuso (metafora e similitudine non sono assimilabili, non sono confondibili e, soprattutto, non hanno né lo stesso valore né lo stesso significato poetico) e diventa davvero fastidioso quando l'accumulazione di note raggiunge livelli cosmici. Ogni più piccolo passaggio viene spiegato a piè di pagina con esempi, citazioni e riflessioni di cui solo una minima parte possono essere considerati rilevanti. Giunto alla nota 50 (dopo 10 pagine di saggio) ho smesso di leggerlo perché non ne potevo più. Questa pulsione alla spiegazione sarebbe comunque accettabile se fosse limitata alla postfazione, ma purtroppo la curatrice non si risparmia dal mettere note ovunque anche all'interno delle poesie, volendo informarci sulle allusioni e i riferimenti fatti dal poeta, e questo è assolutamente inaccettabile e toglie il piacere alla lettura dei versi (e anche qui, spesso, le note non dicono altro che ovvietà). Questi i difetti dell'edizione, ma per quanto riguarda la poesia? La sua lettura mi è parsa poco stimolante, il linguaggio di Tranströmer è macchinoso e colmo di similitudini troppo pesanti. Manca la fluidità e la scorrevolezza che dev'essere del verso. Lo stile conciso e colloquiale a volte esagera, soprattutto quando deve connettere "eventi" distinti (come nella poesia che dà il titolo alla raccolta); il passaggio improvviso e privo di congiunzione vuole apparire splendido ma è in realtà frustrante. L'uso delle immagini è l'unica cosa che sento di poter definire efficace, ma è troppo poco. Perfettamente non convinto del valore di questo poeta.

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Editore: Rizzoli

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 156

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-13: 9788817055314

Data di pubblicazione: 2011

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Lo ammetto, come il lettore principiante (quale d'altronde sono) ho comprato questo libro per un solo motivo: il suo autore ha vinto l'anno scorso il premio Nobel. Volevo però ad ogni costo appurare se il signor Tranströmer meritasse effettivamente tale riconoscimento o se gli fosse stato regalato, come già successo più volte in passato, solo per la sua qualità di essere svedese (sette Nobel vengono dalla Svezia, sette!, più di quelli di Italia, Russia, Spagna e di tutta l'America Latina, tradizioni letterarie che considero un po' più consistenti di quella svedese). E purtroppo, dopo la lettura di questa che molti considerano la sua migliore raccolta, sento proprio il bisogno di dire che sì, è solo il patriottismo accademico ad aver fatto rimbalzare il nome Tranströmer in ogni angolo del pianeta. Non basta il lunghissimo saggio della Chiesa Isnardi che fa da postfazione a convincermi della bontà del poeta scandinavo, anzi, se proprio vogliamo dirla tutta tale saggio è di interesse scarsissimo, a tratti confuso (metafora e similitudine non sono assimilabili, non sono confondibili e, soprattutto, non hanno né lo stesso valore né lo stesso significato poetico) e diventa davvero fastidioso quando l'accumulazione di note raggiunge livelli cosmici. Ogni più piccolo passaggio viene spiegato a piè di pagina con esempi, citazioni e riflessioni di cui solo una minima parte possono essere considerati rilevanti. Giunto alla nota 50 (dopo 10 pagine di saggio) ho smesso di leggerlo perché non ne potevo più. Questa pulsione alla spiegazione sarebbe comunque accettabile se fosse limitata alla postfazione, ma purtroppo la curatrice non si risparmia dal mettere note ovunque anche all'interno delle poesie, volendo informarci sulle allusioni e i riferimenti fatti dal poeta, e questo è assolutamente inaccettabile e toglie il piacere alla lettura dei versi (e anche qui, spesso, le note non dicono altro che ovvietà). Questi i difetti dell'edizione, ma per quanto riguarda la poesia? La sua lettura mi è parsa poco stimolante, il linguaggio di Tranströmer è macchinoso e colmo di similitudini troppo pesanti. Manca la fluidità e la scorrevolezza che dev'essere del verso. Lo stile conciso e colloquiale a volte esagera, soprattutto quando deve connettere "eventi" distinti (come nella poesia che dà il titolo alla raccolta); il passaggio improvviso e privo di congiunzione vuole apparire splendido ma è in realtà frustrante. L'uso delle immagini è l'unica cosa che sento di poter definire efficace, ma è troppo poco. Perfettamente non convinto del valore di questo poeta.

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