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Ghassan Kanafani

Uomini sotto il sole

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 20-03-2014 da JohnGrady
Aggiornato il 20-03-2014 da JohnGrady
Disponibile in 1 libreria
Inserito il 20-03-2014 da JohnGrady
Aggiornato il 20-03-2014 da JohnGrady
Disponibile in 1 libreria

Ghassan Kanafani (morto giovane, in un attentato, nel 1972), fu scrittore - tra i più significativi della letteratura araba - giunto all'impegno attivo nella lotta del suo popolo dopo i primi libri, e dopo l'attività giornalistica: giunto, si può dire - usando una espressione vecchia ma che si attaglia alla questione palestinese per la quale vale come criterio l'odiosa coppia amico/nemico meglio di ogni altro giudizio -, alla critica delle armi passando dalle armi della critica. Sono dunque pietre le sue parole, e nella loro scabra durezza ritorna il dolore per la terra perduta, la sofferenza dei profughi, la speranza. Ma senza la rozzezza semplice dei nazionalismi (per cui Kanafani è, come dice Vincenzo Consolo presentandolo in questo libro, «prima di essere il palestinese di Acri, scrittore di prim'ordine»), semmai cercando, al fondo delle immediate contrapposizioni, l'inquietudine che nasce dall'osservare il cuore innocente della sofferenza, la sorte di chi non ha nessun riparo. Così la vicenda dei tre uomini sotto il sole - che fuggono dai campi profughi verso il ricco Kuwait e trovano una delle sorti comuni ai molti senza riparo in questo mondo - racconta dell'inferno che si trova subito dietro l'angolo dell'Occidente.

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Recensioni

JohnGrady

Intanto un'avvertenza: la prefazione di Vincenzo Consolo svela il finale, quindi attenzione. Se non sapete nulla del libro e della trama, leggetela alla fine. Libro del 1963, "Uomini sotto il sole" starebbe bene nella sezione "novità" di qualsiasi libreria, per l'attualità del tema che tratta. Attraverso le vite tragiche dei tre uomini in fuga verso il Kuwait, da una Palestina occupata, per mantenere la famiglia o per fuggire da una situazione di stallo e dall'elemosina dei funzionari, per tuffarsi "nella padella, come il resto dell'umanità". Il Kuwait è la meta, oltre il deserto e l'Iraq, e i contrabbandieri di uomini sono i navigatori terribili e gli arbitri delle vite dei disperati che hanno trovato i soldi per provarci. Fa impressione, letto ora e in Italia, dove del migrante si sa poco e nulla si desidera sapere, dove l'accoglienza ha le sbarre e un ritorno alla miseria. Se si arriva. Se il deserto o il mare lo consentono. Un discreto pugno in faccia, e una scrittura senza compromessi. Asciutta come il deserto, ma anche umida come i corpi che lo attraversano, scene brevi e flashback usati come si dovrebbe.

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Editore: Sellerio

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 115

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 883890734X

ISBN-13: 9788838907340

Data di pubblicazione: 1991

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Aggiornato il 20-03-2014 da JohnGrady
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Ghassan Kanafani (morto giovane, in un attentato, nel 1972), fu scrittore - tra i più significativi della letteratura araba - giunto all'impegno attivo nella lotta del suo popolo dopo i primi libri, e dopo l'attività giornalistica: giunto, si può dire - usando una espressione vecchia ma che si attaglia alla questione palestinese per la quale vale come criterio l'odiosa coppia amico/nemico meglio di ogni altro giudizio -, alla critica delle armi passando dalle armi della critica. Sono dunque pietre le sue parole, e nella loro scabra durezza ritorna il dolore per la terra perduta, la sofferenza dei profughi, la speranza. Ma senza la rozzezza semplice dei nazionalismi (per cui Kanafani è, come dice Vincenzo Consolo presentandolo in questo libro, «prima di essere il palestinese di Acri, scrittore di prim'ordine»), semmai cercando, al fondo delle immediate contrapposizioni, l'inquietudine che nasce dall'osservare il cuore innocente della sofferenza, la sorte di chi non ha nessun riparo. Così la vicenda dei tre uomini sotto il sole - che fuggono dai campi profughi verso il ricco Kuwait e trovano una delle sorti comuni ai molti senza riparo in questo mondo - racconta dell'inferno che si trova subito dietro l'angolo dell'Occidente.

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Intanto un'avvertenza: la prefazione di Vincenzo Consolo svela il finale, quindi attenzione. Se non sapete nulla del libro e della trama, leggetela alla fine. Libro del 1963, "Uomini sotto il sole" starebbe bene nella sezione "novità" di qualsiasi libreria, per l'attualità del tema che tratta. Attraverso le vite tragiche dei tre uomini in fuga verso il Kuwait, da una Palestina occupata, per mantenere la famiglia o per fuggire da una situazione di stallo e dall'elemosina dei funzionari, per tuffarsi "nella padella, come il resto dell'umanità". Il Kuwait è la meta, oltre il deserto e l'Iraq, e i contrabbandieri di uomini sono i navigatori terribili e gli arbitri delle vite dei disperati che hanno trovato i soldi per provarci. Fa impressione, letto ora e in Italia, dove del migrante si sa poco e nulla si desidera sapere, dove l'accoglienza ha le sbarre e un ritorno alla miseria. Se si arriva. Se il deserto o il mare lo consentono. Un discreto pugno in faccia, e una scrittura senza compromessi. Asciutta come il deserto, ma anche umida come i corpi che lo attraversano, scene brevi e flashback usati come si dovrebbe.

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