Amuyaakar Ndooy, il giovane eroe di questo singolare romanzo, è un tassista della Compagnia dei trasporti di Capo Verde, contento del suo lavoro i cui modesti proventi gli consentono di mantenere la famiglia e di condurre una vita più o meno regolare che inizia alle sei di ogni mattina. Ndooy è un giovane che si accontenta della routine quotidiana, vive giorno per giorno senza illusioni ma anche consapevole della fortuna di avere, grazie alla sua vecchia Simca, il privilegio tutto relativo di dar da mangiare ai suoi e potersi permettere perfino qualche piccolo piacere. Un privilegio non da poco in un paese africano come il Gambia, sottile cuneo circondato dal più ampio territorio del Senegal, sofferente di una povertà endemica flagellata da siccità , carestie ed epidemie e che sopravvive spesso solo grazie agli aiuti dei paesi ricchi. Liquidato dalla Compagnia dei Trasporti, Ndooy deve arrangiarsi come tassista clandestino ma non si perde d’animo: riesce ancora a dar da mangiare a suo figlio Go Go, a sua sorella Ndey Baxao che frequenta il liceo e a sua nonna Maam Yabey un’anziana ancora energica.
Ma questo quadro regolare e decoroso di vita è il contorno e la superficie del protagonista del libro: il fatto centrale è che Amuyaakar Ndooy è un appassionato e convinto fumatore di “Yamba”, l’erba magica che accende la mente e la fantasia, l’erba che illumina l’intelligenza e incoraggia all’audacia, l’erba che rende ispirati e creativi. Peccato che l’erba in questione sia illegale: è reato fumarla, e reato gravissimo spacciarla. Fino a un certo giorno per Ndooy reperire e fumare l’erba insieme alla combriccola dei suoi amici rappresenta una spesa ragionevole e un rischio proporzionato al piacere che ne ricava e del resto a Sambey Karang la fumano quasi tutti, anche quelli che dovrebbero far rispettare la legge. Ma accade che la squadra nazionale di calcio perde ignominiosamente il match decisivo della coppa d’Africa contro la squadra della Costa d’Avorio. Questa bruciante e inattesa sconfitta ha effetti devastanti : l’allenatore della squadra dichiara alla stampa che i suoi ragazzi hanno perso perché avevano fumato l’erba alla vigilia della partita. Di qui lo scandalo e il subitaneo inasprimento delle misure repressive da parte di un governo corrotto e incompetente che cerca in questo modo di rafforzare la propria credibilità e nel contempo dare una dimostrazione di integrità e di rigore. Così inizia una vera e propria caccia all’erba e agli spacciatori al punto che il nostro eroe ed i suoi amici si ritrovano di colpo poveri come e più di prima ed senza più neanche il piccolo conforto e la fuga dalla dura realtà offerta dal fumo di Yamba. E mentre il villaggio colpito dalla siccità cade in una sorta di letargo dedicandosi nelle notti di veglia alla pratica di antichi riti propiziatori della tradizione animistica e si accinge a preparare il sacrificio cerimoniale di uno toro, Ndooy e i suoi amici si dannano alla ricerca di una manciata d’erba che si rivela infruttuosa. Il morale scende al minimo ed è a questo punto che il nostro eroe si risolve a un passo decisivo: diventare un “sipikat” uno spacciatore con tutti gli incalcolabili rischi che ciò comporta. Inizia da questo momento una nuova vita per Ndooy, irta di pericoli e di sfide, una vita caratterizzata da una perenne corsa a ostacoli, costellata di avventure lungo un percorso accidentato dal ritmo frenetico.