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Paolo Nori

Grandi ustionati

Voto medio della comunità Lìberos
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Inserito il 20-03-2014 da JohnGrady
Aggiornato il 20-03-2014 da JohnGrady
Disponibile in 3 librerie
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Aggiornato il 20-03-2014 da JohnGrady
Disponibile in 3 librerie

«Eh, lo so, gli dice Tractor, lo so che state soffrendo, vecchi cuori nerazzurri, ma abbiate fiducia, che la squadra va sempre sostenuta». Learco ascolta la radio, immobile. Qual è il motivo per cui un tipo cosí, che porta il nome di un mostro del ciclismo anni Trenta, Learco Guerra, e quello di Enzo Ferrari, e che non riesce a star fermo, adesso se ne sta bello tranquillo ad ascoltare la radio? Perché la «macchinina» dei romanzi precedenti, accessorio indispensabile quanto la gatta Paolo, è stata distrutta da un'Argenta guidata da due albanesi, e Learco ha preso fuoco. Ora è ricoverato al reparto Grandi ustionati, e va scoprendo che si tratta di un intero mondo alla rovescia, «carnascialesco», dove tutto funziona al contrario, anche il corpo ustionato di Learco, forzato alla quasi immobilità, che si gonfia e si sgonfia come una pompa.
Quando poi Learco esce dal mondo stregato dell'ospedale, e cerca lentamente di tornare a una «normalità» che forse non è mai esistita, fatta di brevi attimi felici, di comiche voci ascoltate, di immagini chiare e sospese in un soffio di grazia, qualcosa di nuovo lo fa inciampare. E il romanzo vive a sua volta come sospeso, tra una tragedia quasi avvenuta e un'altra sempre imminente. Mai come questa volta, però, in questa sospensione del tempo Nori è riuscito a catturare, deformandole eppure restituendone il timbro, una folla di voci che tutte insieme rendono, in un fitto intreccio, l'assoluto nonsenso della realtà.

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Editore: Einaudi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 143

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8806158708

ISBN-13: 9788806158705

Data di pubblicazione: 2001

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«Eh, lo so, gli dice Tractor, lo so che state soffrendo, vecchi cuori nerazzurri, ma abbiate fiducia, che la squadra va sempre sostenuta». Learco ascolta la radio, immobile. Qual è il motivo per cui un tipo cosí, che porta il nome di un mostro del ciclismo anni Trenta, Learco Guerra, e quello di Enzo Ferrari, e che non riesce a star fermo, adesso se ne sta bello tranquillo ad ascoltare la radio? Perché la «macchinina» dei romanzi precedenti, accessorio indispensabile quanto la gatta Paolo, è stata distrutta da un'Argenta guidata da due albanesi, e Learco ha preso fuoco. Ora è ricoverato al reparto Grandi ustionati, e va scoprendo che si tratta di un intero mondo alla rovescia, «carnascialesco», dove tutto funziona al contrario, anche il corpo ustionato di Learco, forzato alla quasi immobilità, che si gonfia e si sgonfia come una pompa.
Quando poi Learco esce dal mondo stregato dell'ospedale, e cerca lentamente di tornare a una «normalità» che forse non è mai esistita, fatta di brevi attimi felici, di comiche voci ascoltate, di immagini chiare e sospese in un soffio di grazia, qualcosa di nuovo lo fa inciampare. E il romanzo vive a sua volta come sospeso, tra una tragedia quasi avvenuta e un'altra sempre imminente. Mai come questa volta, però, in questa sospensione del tempo Nori è riuscito a catturare, deformandole eppure restituendone il timbro, una folla di voci che tutte insieme rendono, in un fitto intreccio, l'assoluto nonsenso della realtà.

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