Il treno era in orario
Mentre attraversavano il buio sottopassaggio, udirono sopra di loro il fragore del treno che arrivava, e la voce sonora dell'altoparlante disse con dolcezza: «Tradotta militari in licenza, proveniente da Parigi per Przemysl, ferma a... ».
Poi, salite le scale fino al marciapiede, si fermarono davanti a uno scompartimento qualunque, da cui smontavano soldati in licenza con le facce allegre, stracarichi di pacchi giganteschi. Il marciapiede si vuotò in fretta, era la solita scena. Qua e là, davanti ai finestrini, stavano ragazze o donne o un padre tetro e taciturno... La voce sonora, intanto, diceva di affrettarsi. Il treno era in orario.
Il pane dei verdi anni
Il giorno in cui arrivò Hedwig era un lunedí, e quel lunedí mattina, prima che la mia affittacamere mi facesse scivolare sotto l'uscio la lettera del babbo, avrei preferito cacciar la testa sotto le coperte, come facevo spesso, un tempo, quando stavo ancora alla Casa dell'apprendista.
Ma dal corridoio la padrona mi gridò: «E' arrivata posta per voi, da casa!». E quando mi fece passare la lettera sotto l'uscio, e io la vidi slittare, bianca, nell'ombra grigia che riempiva ancora la mia stanza, balzai dal letto, spaventato, perché invece del timbro tondo di un qualche ufficio postale riconobbi quello ovale della ferrovia.