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Aharon Appelfeld

Storia di una vita

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Inserito il 13-04-2014 da Anna
Aggiornato il 13-04-2014 da Anna
Disponibile in 1 libreria
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Aggiornato il 13-04-2014 da Anna
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Tutto il male è affondato nella memoria, vi si è depositato. E insieme al male anche la solitudine, il senso di isolamento linguistico e di sradicamento culturale, la crudeltà indescrivibile degli aguzzini. Ecco perché Aharon Appelfeld, ebreo deportato da bambino e sfuggito per miracolo all’inferno del lager, si è rifiutato per tanto tempo di ricordare e di parlare. Ed ecco perché, quando finalmente ricorda, la memoria di quel bambino, divenuto ormai un affermato scrittore, non sa svolgere un filo ordinato di eventi e di sensazioni, ma piuttosto ricostruisce un mosaico di voci, di lingue e di incontri.
Appelfeld ci parla del suo piccolo villaggio nei Carpazi, del sapore delle fragole, della dolcezza della madre; e soltanto poi racconta della propria infanzia spezzata, dell’incredibile fuga solitaria dopo essere rimasto orfano, del suo sopravvivere per tre lunghi anni, come un piccolo animale braccato, nei boschi dell’Ucraina. È una storia incredibile, che emerge in nitidi e sofferti segmenti, fino all’approdo nella Terra promessa, Israele, e alle difficoltà che anche lì attendono un giovane solo e spaesato come lui, incapace di vivere appieno la religione e ancora legato a una lingua, il tedesco, che per lui è quella della madre, mentre per il suo nuovo paese è il terribile idioma dei persecutori.

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Editore: Guanda

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 199

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8860889065

ISBN-13: 9788860889065

Data di pubblicazione: 2008

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Tutto il male è affondato nella memoria, vi si è depositato. E insieme al male anche la solitudine, il senso di isolamento linguistico e di sradicamento culturale, la crudeltà indescrivibile degli aguzzini. Ecco perché Aharon Appelfeld, ebreo deportato da bambino e sfuggito per miracolo all’inferno del lager, si è rifiutato per tanto tempo di ricordare e di parlare. Ed ecco perché, quando finalmente ricorda, la memoria di quel bambino, divenuto ormai un affermato scrittore, non sa svolgere un filo ordinato di eventi e di sensazioni, ma piuttosto ricostruisce un mosaico di voci, di lingue e di incontri.
Appelfeld ci parla del suo piccolo villaggio nei Carpazi, del sapore delle fragole, della dolcezza della madre; e soltanto poi racconta della propria infanzia spezzata, dell’incredibile fuga solitaria dopo essere rimasto orfano, del suo sopravvivere per tre lunghi anni, come un piccolo animale braccato, nei boschi dell’Ucraina. È una storia incredibile, che emerge in nitidi e sofferti segmenti, fino all’approdo nella Terra promessa, Israele, e alle difficoltà che anche lì attendono un giovane solo e spaesato come lui, incapace di vivere appieno la religione e ancora legato a una lingua, il tedesco, che per lui è quella della madre, mentre per il suo nuovo paese è il terribile idioma dei persecutori.

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