Un documento unico e avvincente sui fatti realmente accaduti nei dieci giorni dell'insurrezione di Budapest, scritto da un uomo che fu al centro della mischia e che solo vent'anni dopo ha potuto prendere la parola, dopo essere sfuggito alla condanna a morte.
Budapest, Ungheria. Sándor Kopácsi è giovane operaio che durante la Seconda Guerra mondiale si distingue per tenacia e convinzione tra le fila della Resistenza comunista contro i tedeschi, finché l’intervento delle truppe sovietiche segna per lui l’inizio di una folgorante carriera nel nuovo Stato socialista.
Il giovane si trova ben presto ad affrontare problemi e situazioni contraddittorie che lo tormentano senza però portarlo a un atteggiamento ostile nei confronti dei dirigenti sovietici, né tantomeno minare la sua fiducia nei principi del comunismo. Solo poco a poco, man mano che la crisi si fa imminente, Sándor è invaso da disagio e inquietudine.
Appena trentaduenne e già questore di Budapest, nel 1956 è alle prese con la rivolta degli studenti che lo trascina in un vortice incontrollabile di intrighi ed eventi sconvolgenti. È qui che la storia di Kopácsi prende i toni di un thriller: il questore si muove nelle strade di una città inquieta, dove coloro che sono bollati come “controrivoluzionari fascisti” sono in realtà colpevoli solo di volere la fine di un regime totalitario che si macchia di delitti tanto atroci quanto incomprensibili.
Tra bombe molotov, invasioni di carri armati, raffiche di mitra, il protagonista agisce come in un giallo, alla ricerca della verità, sempre incerto sulle intenzioni dei suoi interlocutori; insorti, soldati dell’esercito, consiglieri russi e politici ungheresi tramano per la conquista del potere.
Gradualmente il questore di Budapest passerà dalla parte dei ribelli e resterà al loro fianco, anche quando il terribile intervento delle forze armate sovietiche lo porterà a un passo dal patibolo.