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Gian Mauro Costa

Il libro di legno

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Aggiornato il 02-09-2014 da aledem
Disponibile in 1 libreria
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Il professor Mirabella, stimato docente palermitano, è morto lasciando una biblioteca ricca di volumi; ornamento della grande casa e ricordo per gli eredi, se non fosse per una piccolissima pecca: dei libri mancanti, dati in prestito a persone diverse. Il metodico studioso li aveva rimpiazzati temporaneamente, colmando gli spazi vuoti con dei sostituti di legno, etichettati con titolo data del prestito e destinatario. Per sanare la lacuna, Cristina, la bella figlia maritata con un noto luminare, della più distinta società cittadina, si rivolge a un nessuno. È Enzo Baiamonte, cinquantenne dalla vita ordinaria e ritmata di modeste abitudini di quartiere, un radiotecnico che per arrotondare aiuta un avvocato a recuperare oggetti e trovare persone – e talvolta prove di adulteri. Chiamarlo investigatore è troppo, ma Cristina è così affascinante e misteriosa (e anche lei adultera), così poco credibili quegli individui (un costruttore, un prete, il suo aiutante) i quali negano il possesso di un innocente testo di riflessioni devote, che l’indagine parte da sé, sospinta dal puro desiderio di immaginarsi in una vita meno monotona, e scivola dentro al labirinto di specchi in cui il privilegio si incontra con il crimine organizzato. Ciò che Enzo cercava veramente: l’avventura, lo trova, in una serie di ineluttabili peripezie, in una selva di personaggi ciascuno scolpito con rilievo sociologico millimetrico, in una geometria di impercettibili spostamenti che avvitano un’investigazione inesistente, qual è il recupero di un libro di legno, in un giallo sulla cosiddetta zona grigia, che si complica nella cospirazione di una dark lady, inattingibile per una sistematica inchiesta poliziesca. E il modesto trovarobe del delitto trova anche un riscatto che vale per lui e per quelli come lui. Difficile immaginare un personaggio sagomato così bene, come Enzo Baiamonte, per un intrigo imperniato sull’elusività sociale della mafia. Cinquantenne inchiodato nel limbo della giovinezza dall’eterna attesa, artigiano di mente e di costumi costretto a una esistenza nemmeno proletaria, abitante all’Olivuzza, l’ultimo forse quartiere della vera Palermo del secolo scorso, Enzo rispecchia un ritratto sociale tipico e diffuso: la generazione di una microborghesia dall’ascesa sociale bloccata, i traditi della scolarizzazione di massa. E nel suo personaggio di Marlowe palermitano, senza la scorza dura ma con lo stesso disincantato candore e un uguale senso di giustizia naturale, si incide il senso, dietro l’intreccio, che un giallo letterario deve avere. Che è il popolo degli Enzo Baiamonte la vittima propria della mafia e solo da essi muoverà l’intelligenza per batterla.

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Editore: Sellerio editore palermo

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 297

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8838924570

ISBN-13: 9788838924576

Data di pubblicazione: 2010

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Il professor Mirabella, stimato docente palermitano, è morto lasciando una biblioteca ricca di volumi; ornamento della grande casa e ricordo per gli eredi, se non fosse per una piccolissima pecca: dei libri mancanti, dati in prestito a persone diverse. Il metodico studioso li aveva rimpiazzati temporaneamente, colmando gli spazi vuoti con dei sostituti di legno, etichettati con titolo data del prestito e destinatario. Per sanare la lacuna, Cristina, la bella figlia maritata con un noto luminare, della più distinta società cittadina, si rivolge a un nessuno. È Enzo Baiamonte, cinquantenne dalla vita ordinaria e ritmata di modeste abitudini di quartiere, un radiotecnico che per arrotondare aiuta un avvocato a recuperare oggetti e trovare persone – e talvolta prove di adulteri. Chiamarlo investigatore è troppo, ma Cristina è così affascinante e misteriosa (e anche lei adultera), così poco credibili quegli individui (un costruttore, un prete, il suo aiutante) i quali negano il possesso di un innocente testo di riflessioni devote, che l’indagine parte da sé, sospinta dal puro desiderio di immaginarsi in una vita meno monotona, e scivola dentro al labirinto di specchi in cui il privilegio si incontra con il crimine organizzato. Ciò che Enzo cercava veramente: l’avventura, lo trova, in una serie di ineluttabili peripezie, in una selva di personaggi ciascuno scolpito con rilievo sociologico millimetrico, in una geometria di impercettibili spostamenti che avvitano un’investigazione inesistente, qual è il recupero di un libro di legno, in un giallo sulla cosiddetta zona grigia, che si complica nella cospirazione di una dark lady, inattingibile per una sistematica inchiesta poliziesca. E il modesto trovarobe del delitto trova anche un riscatto che vale per lui e per quelli come lui. Difficile immaginare un personaggio sagomato così bene, come Enzo Baiamonte, per un intrigo imperniato sull’elusività sociale della mafia. Cinquantenne inchiodato nel limbo della giovinezza dall’eterna attesa, artigiano di mente e di costumi costretto a una esistenza nemmeno proletaria, abitante all’Olivuzza, l’ultimo forse quartiere della vera Palermo del secolo scorso, Enzo rispecchia un ritratto sociale tipico e diffuso: la generazione di una microborghesia dall’ascesa sociale bloccata, i traditi della scolarizzazione di massa. E nel suo personaggio di Marlowe palermitano, senza la scorza dura ma con lo stesso disincantato candore e un uguale senso di giustizia naturale, si incide il senso, dietro l’intreccio, che un giallo letterario deve avere. Che è il popolo degli Enzo Baiamonte la vittima propria della mafia e solo da essi muoverà l’intelligenza per batterla.

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