"Ho cominciato a litigare con l'America dal giorno in cui l'ho sposata. Un matrimonio perfetto. Ricordo esattamente il mio arrivo nella "terra dei liberi", nella "casa dei coraggiosi" e nell'albergo scalcagnato sulla Lexington Avenue di Manhattan dove consumai la prima insonne notte di nozze con una sconosciuta creatura chiamata America, senza immaginare che avrei trascorso con lei il resto della mia vita. E che le avrei affidato famiglia, discendenti, debiti, crediti, tasse, speranze, paure e sogni di ricchezza che la sua Borsa di Wall Street mi avrebbe puntualmente rubato."
Vittorio Zucconi, il più americano dei giornalisti italiani, ci accompagna in un viaggio spassoso e tagliente fra i riti e i tic, le grandezze e le miserie del Paese nel quale tutto è accaduto, accade e accadrà: dal colosso Google al poker in televisione, dalle devastazioni dell'uragano Katrina alla megalomania dei grattacieli, dalle storie pubbliche e private dei suoi personaggi celebri fino a Sarah Palin e alla figura dell'"uomo nuovo" di oggi, la "creatura dei media" Barack Obama. "Non c'è evento, dramma, tragedia, crisi, caso umano che non accada anche qui. Abbiamo tutto il bene e il male, con qualsiasi faccia. Tutto quello che volete, qui c'è."
Amare l'America è facile quanto odiarla: gli americani sono convinti di avere sempre ragione, per definizione, perché loro sono americani e tu no, perché loro parlano inglese (cosa di cui dubita però Sua Altezza reale Carlo di Windsor) e tu no; sanno poco del resto del mondo, ma lo vogliono cambiare a loro immagine e somiglianza; inneggiano alla libertà, ma tengono un abitante su cento in galera; accettano di buttare 1000 miliardi di dollari (finora) nel polverone iracheno ma non vogliono spendere 35 miliardi in più per ampliare la copertura sanitaria da 6 a 10 milioni di bambini.
"La odio spesso pure io" ammette Zucconi, che ne è innamorato perché questa nazione ha un segreto, una sorta di formula magica che la rende irresistibile: a differenza dell'Italia stagnante e immobile, l'America non ha paura di rinnovarsi di continuo e quello che sembrava certo ieri diventa assurdo domani, "nulla è prevedibile, nulla è impossibile".
L'aquila e il pollo fritto è la confessione spietata e affettuosa di un italiano divenuto americano senza accorgersene. E senza rimpianti.