La "linea d'ombra" che dà il titolo all'ultimo capolavoro di Joseph Conrad, datato 1917, è quel limite - tanto indefinibile e inafferrabile quanto inquietante e doloroso - che per tutti, a un certo punto della vita, si profila comunque, a segnare in modo irrevocabile la fine della giovinezza. Per il protagonista di questo intensissimo racconto lungo, il manifestarsi del confine coincide con un'esperienza eccezionale e drammatica: ufficiale di marina mercantile al suo primo comando, incappa con la sua nave a vela in una interminabile bonaccia nel clima malsano dei mari del Sud-est asiatico, mentre il suo equipaggio viene falcidiato da una violenta epidemia di febbre tropicale. Alla sempre più minacciosa e sinistra immobilità della nave fa da contrappunto il crescere, negli uomini che dovrebbero governarla, di un'angoscia e di una paura che da striscianti si fanno via via spasmodiche, lasciando il comandante nella desolata solitudine della sua responsabilità e della sua impotenza. Nei venti giorni di calma piatta, metafora estrema di un tempo e di uno spazio terribilmente concentrazionari, egli parrà attraversare tutte le fasi di un'intera esistenza, scoprendo la meraviglia nel terrore, o l'ansia immedicabile nei soprassalti di gioia, o il senso di sottile sconfitta che si annida in un evento liberatorio. E quando ne uscirà, recherà comunque la traccia indelebile di una ferita dell'anima, in fondo alla quale troverà con smarrimento e con coraggio la consapevolezza definitiva della condizione umana.