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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Paul Kalanithi

Quando il respiro si fa aria

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 1 libreria
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 1 libreria

Qual è il significato della vita umana? O meglio, che cosa la rende significativa e degna di essere vissuta? A farsi queste domande non è un filosofo o un teologo, ma il neurochirurgo americano di origine indiana Paul Kalanithi, che a soli 37 anni, al culmine del successo professionale, deve affrontare la disperata battaglia contro un cancro in fase terminale e guardare negli occhi l'avversario che ha già sfidato tante volte in sala operatoria: la morte. Animato fin dall'infanzia da passioni apparentemente inconciliabili (letteratura, psichiatria, filosofia, ricerca scientifica), che lo avevano portato a scegliere la neurochirurgia come facoltà chiave per conoscere l'«intreccio di cervello e coscienza» e strada maestra per «inseguire la morte, afferrarla, smascherarla», Paul vive l'esperienza soggettiva della malattia come l'occasione per cominciare a vedere le cose con quello sguardo da paziente che aveva a lungo cercato e per riflettere sul destino che ci accomuna a ogni organismo vivente che nasce, cresce e muore. E mentre racconta il rapido decorso del tumore, accompagnato da un continuo alternarsi di consapevolezza, accettazione, paura e determinazione, ci invita a entrare nel suo universo di affetti, desideri, sogni, delusioni e speranze: la valle desertica dell'Arizona dov'è immersa Kingman, la cittadina natale, la brillante carriera accademica, l'incontro con Lucy al primo anno di medicina, il compianto collega Jeff, l'oncologa Emma che lo prende in cura, l'ambizione mai saziata di trovarsi davvero in empatia con chi soffre, e infine lo shock, dopo la diagnosi fatale. Nel ripercorrere le ultime tracce di un'esistenza vissuta con quel coraggio che gli ha permesso di affrontare la malattia con «grazia e autenticità», come dice la moglie Lucy nel dolente e radioso epilogo, Kalanithi non cede mai all'autocommiserazione, ma ci parla del nostro essere mortali facendoci appassionare alla vita. Perché per lui, medico-letterato, la scrittura era un dono di sé, un lascito necessario, come lo è stata la figlia Cady, voluta per costruire un futuro là dove c'era solo presente, e la cui vitalità ha illuminato e riempito di gioia i suoi ultimi mesi.

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Luisa

Una storia vera, toccante.Un destino crudele quello che spetta a questo giovane medico che ha passato più della metà dei suoi anni a studiare e a cercare di capire la morte attraverso la scienza, la religione, la filosofia, per poi avere le risposte attraverso la "signora" in persona. Attraverso varie fasi di una grave malattia, ci lascia un diario di vita pieno di coraggio, di determinazione, di grande amore per il suo lavoro, svolto oltre che con professionalità fino allo stremo delle forze, con grande rispetto verso le persone.

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Editore: Mondadori

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 150

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8804664649

ISBN-13: 9788804664642

Data di pubblicazione: 2016

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Qual è il significato della vita umana? O meglio, che cosa la rende significativa e degna di essere vissuta? A farsi queste domande non è un filosofo o un teologo, ma il neurochirurgo americano di origine indiana Paul Kalanithi, che a soli 37 anni, al culmine del successo professionale, deve affrontare la disperata battaglia contro un cancro in fase terminale e guardare negli occhi l'avversario che ha già sfidato tante volte in sala operatoria: la morte. Animato fin dall'infanzia da passioni apparentemente inconciliabili (letteratura, psichiatria, filosofia, ricerca scientifica), che lo avevano portato a scegliere la neurochirurgia come facoltà chiave per conoscere l'«intreccio di cervello e coscienza» e strada maestra per «inseguire la morte, afferrarla, smascherarla», Paul vive l'esperienza soggettiva della malattia come l'occasione per cominciare a vedere le cose con quello sguardo da paziente che aveva a lungo cercato e per riflettere sul destino che ci accomuna a ogni organismo vivente che nasce, cresce e muore. E mentre racconta il rapido decorso del tumore, accompagnato da un continuo alternarsi di consapevolezza, accettazione, paura e determinazione, ci invita a entrare nel suo universo di affetti, desideri, sogni, delusioni e speranze: la valle desertica dell'Arizona dov'è immersa Kingman, la cittadina natale, la brillante carriera accademica, l'incontro con Lucy al primo anno di medicina, il compianto collega Jeff, l'oncologa Emma che lo prende in cura, l'ambizione mai saziata di trovarsi davvero in empatia con chi soffre, e infine lo shock, dopo la diagnosi fatale. Nel ripercorrere le ultime tracce di un'esistenza vissuta con quel coraggio che gli ha permesso di affrontare la malattia con «grazia e autenticità», come dice la moglie Lucy nel dolente e radioso epilogo, Kalanithi non cede mai all'autocommiserazione, ma ci parla del nostro essere mortali facendoci appassionare alla vita. Perché per lui, medico-letterato, la scrittura era un dono di sé, un lascito necessario, come lo è stata la figlia Cady, voluta per costruire un futuro là dove c'era solo presente, e la cui vitalità ha illuminato e riempito di gioia i suoi ultimi mesi.

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Luisa

Una storia vera, toccante.Un destino crudele quello che spetta a questo giovane medico che ha passato più della metà dei suoi anni a studiare e a cercare di capire la morte attraverso la scienza, la religione, la filosofia, per poi avere le risposte attraverso la "signora" in persona. Attraverso varie fasi di una grave malattia, ci lascia un diario di vita pieno di coraggio, di determinazione, di grande amore per il suo lavoro, svolto oltre che con professionalità fino allo stremo delle forze, con grande rispetto verso le persone.

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