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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Monika Held

La notte più buia

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (0)
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 1 libreria
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 1 libreria

È il 5 giugno 1964, un torrido venerdì d’estate, quando Lena incontra per la prima volta Heiner Rosseck all’interno del tribunale di Francoforte. Terminate le ultime traduzioni e lasciato il suo angusto ufficio senza finestre, sta per guadagnare l’uscita, con il pensiero rivolto già a come svagarsi con una nuotata all’aperto, un film al cinema o magari un bicchiere di vino, quando lo vede: un uomo alto e smagrito sul punto di scivolare a terra lungo una parete. Il tempo di sorreggerlo e di chiedergli «Sta bene?» che apprende la sua drammatica storia.
Heiner Rosseck da Vienna, giunto nelle fredde aule del tribunale di Francoforte per testimoniare al processo contro i crimini nazisti di Auschwitz in cui è stato prigioniero. Rosseck, il sopravvissuto, appena sottoposto a un estenuante interrogatorio sul ruolo, le responsabilità e le azioni di due imputati, Kehr e Kaduk, i peggiori aguzzini del campo di prigionia.
«Dove è successo, signor Rosseck? In quale giorno? Da che distanza ha assistito all’esecuzione? Ricorda se pioveva? Se c’era la neve?» Riandare a quei terribili giorni significa, per Heiner, riaprire ferite atroci e mai rimarginate. Ma il problema non è questo. Il problema è rispondere con precisione, con lucidità, senza tradire la memoria, senza contraddirsi.
Come può, tuttavia, restituire con freddezza la notte buia che ha vissuto? E riportare alla parola lo sterminato orrore che ha visto? Come può, infine, farsi capire se lui parla una lingua diversa dagli altri, una lingua in cui «rampa» non è un innocuo, semplice oggetto di metallo, ma lo scivolo su cui i corpi vengono trasportati verso i forni crematori, in cui «camino» è la bocca dell’inferno, e in cui la parola «selezionato» indica che è il momento di dire addio al compagno di branda?
Quando, al cinquantesimo giorno di interrogatori, Heiner cede alle lacrime, il processo viene sospeso. L’uomo vorrebbe tornare a Vienna, lontano da chi lo accusa di essere prigioniero del passato, ma Lena ha intravisto in lui qualcosa di speciale, e non vuole abbandonarlo.
Inizia così una struggente «educazione sentimentale» che li avvicina sempre più, fino a riportarli in Polonia, nei luoghi in cui l’orrore ha avuto inizio, e dove Lena capirà che sta a lei scacciare le ombre che gravitano su Heiner e ricordargli che l’esistenza concede sempre una possibilità per ricominciare daccapo.
Con un romanzo dalla trama coinvolgente e dalla scrittura impeccabile, Monika Held fa tesoro delle testimonianze raccolte in prima persona dai sopravvissuti dei campi di sterminio e «riesce a mostrare un lato inedito della Shoah» ("Kölner Stadt-Anzeiger"). Il risultato è una storia d’amore universale, cruda e commovente assieme; un viaggio liberatorio che è tale proprio perché non volta le spalle alla memoria.

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Editore: Neri Pozza

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 285

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8854507547

ISBN-13: 9788854507548

Data di pubblicazione: 2013

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Monika Held

La notte più buia

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È il 5 giugno 1964, un torrido venerdì d’estate, quando Lena incontra per la prima volta Heiner Rosseck all’interno del tribunale di Francoforte. Terminate le ultime traduzioni e lasciato il suo angusto ufficio senza finestre, sta per guadagnare l’uscita, con il pensiero rivolto già a come svagarsi con una nuotata all’aperto, un film al cinema o magari un bicchiere di vino, quando lo vede: un uomo alto e smagrito sul punto di scivolare a terra lungo una parete. Il tempo di sorreggerlo e di chiedergli «Sta bene?» che apprende la sua drammatica storia.
Heiner Rosseck da Vienna, giunto nelle fredde aule del tribunale di Francoforte per testimoniare al processo contro i crimini nazisti di Auschwitz in cui è stato prigioniero. Rosseck, il sopravvissuto, appena sottoposto a un estenuante interrogatorio sul ruolo, le responsabilità e le azioni di due imputati, Kehr e Kaduk, i peggiori aguzzini del campo di prigionia.
«Dove è successo, signor Rosseck? In quale giorno? Da che distanza ha assistito all’esecuzione? Ricorda se pioveva? Se c’era la neve?» Riandare a quei terribili giorni significa, per Heiner, riaprire ferite atroci e mai rimarginate. Ma il problema non è questo. Il problema è rispondere con precisione, con lucidità, senza tradire la memoria, senza contraddirsi.
Come può, tuttavia, restituire con freddezza la notte buia che ha vissuto? E riportare alla parola lo sterminato orrore che ha visto? Come può, infine, farsi capire se lui parla una lingua diversa dagli altri, una lingua in cui «rampa» non è un innocuo, semplice oggetto di metallo, ma lo scivolo su cui i corpi vengono trasportati verso i forni crematori, in cui «camino» è la bocca dell’inferno, e in cui la parola «selezionato» indica che è il momento di dire addio al compagno di branda?
Quando, al cinquantesimo giorno di interrogatori, Heiner cede alle lacrime, il processo viene sospeso. L’uomo vorrebbe tornare a Vienna, lontano da chi lo accusa di essere prigioniero del passato, ma Lena ha intravisto in lui qualcosa di speciale, e non vuole abbandonarlo.
Inizia così una struggente «educazione sentimentale» che li avvicina sempre più, fino a riportarli in Polonia, nei luoghi in cui l’orrore ha avuto inizio, e dove Lena capirà che sta a lei scacciare le ombre che gravitano su Heiner e ricordargli che l’esistenza concede sempre una possibilità per ricominciare daccapo.
Con un romanzo dalla trama coinvolgente e dalla scrittura impeccabile, Monika Held fa tesoro delle testimonianze raccolte in prima persona dai sopravvissuti dei campi di sterminio e «riesce a mostrare un lato inedito della Shoah» ("Kölner Stadt-Anzeiger"). Il risultato è una storia d’amore universale, cruda e commovente assieme; un viaggio liberatorio che è tale proprio perché non volta le spalle alla memoria.

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