Scritto in esilio nel biennio 1936-1937, Vino e pane continua idealmente il discorso avviato dal primo romanzo di Silone, Fontamara, e racconta il ritorno di Pietro Spina, giovane intellettuale di estrazione borghese, che aveva abbandonato i suoi luoghi per seguire un ideale rivoluzionario. Nelle vicende di questo personaggio tormentato, costretto a vivere braccato, nascosto, travestito, fra paura e coraggio, riemergono i motivi cari alla letteratura di Silone: il dibattito sulla rivoluzione, la fede, la giustizia, l'indagine sulla società dei cafoni, sulle sue reazioni al fascismo, il richiamo della terra natale e della memoria: "Arriva sempre un'età in cui i giovani trovano insipido il pane e il vino della propria casa. Essi cercano altrove il loro nutrimento. Il pane e il vino delle osterie che si trovano nei crocicchi delle grandi strade possono solo calmare la loro fame e la loro sete. Ma l'uomo non può vivere tutta la sua vita nelle osterie".