Mai Bunker ha scritto pagine toccanti come quelle dedicate al personaggio di Alex Hammond, il little boy blue del titolo, figlio di divorziati, con la madre del tutto assente e il padre amatissimo e troppo povero per tenerlo con sé. E mai come in questo romanzo, che prende le mosse dalla California degli anni difficili alla fine della Grande Depressione, la sua percezione incomparabilmente lucida dei meccanismi del crimine e delle patologie sociali è riuscita a dare vita a un personaggio cosí memorabile. Noi lettori ci mettiamo dal punto di vista di Alex, assistiamo sgomenti ai suoi scoppi d'ira devastanti, parteggiamo per la sua autenticità e innocenza. E seguiamo increduli, col fiato in gola, la concatenazione implacabile degli eventi che lo trasformano in un criminale, addestrato e consapevole, che sembra aver relegato la speranza in un unico spazio: quello dei libri che riesce a leggere solitario, in una cella.