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John Ajvide Lindqvist

Il porto degli spiriti

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (3)
Inserito il 20-03-2014 da JohnGrady
Aggiornato il 20-03-2014 da JohnGrady
Disponibile in 4 librerie
Inserito il 20-03-2014 da JohnGrady
Aggiornato il 20-03-2014 da JohnGrady
Disponibile in 4 librerie

In una bellissima giornata d'inverno, dall'alto del faro di Gåvasten, Anders ammira con la moglie e la figlioletta Maja la distesa di ghiaccio e neve ai loro piedi. Attirata da qualcosa che nessuno è in grado di distinguere, la bambina corre fuori, e l'incubo comincia. Maja sparisce: non ci sono impronte né tracce di alcun genere, non c'è nulla per chilometri intorno che possa offrire un nascondiglio. Qualche anno dopo, solo e disperato, Anders torna all'isola, e qui Maja (ma è davvero lei?), gli fa sapere di essere ancora nel suo mondo, ma in un posto dove lui non può raggiungerla. Nella sua ricerca senza sosta, esplorando il passato segreto di Domarö, Anders arriverà fino al cuore misterioso del mare: per trovare la persona che ama dovrà attraversare l'abisso.

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Cristiano

prima di tutto una metafora: John A. Lindqvist è come David Fincher. No, non temete, non sto dicendo che sono entrambi ex registi di videoclip poi passati al cinema, piuttosto che la loro parabola artistica presenta dei punti in comune. Entrambi sono degli autori che conoscono il proprio mezzo alla perfezione, Fincher la regia e Lindqvist la scrittura, su questo nessuno può lamentare alcunché. Entrambi hanno prodotto nella loro carriera un'opera di culto, Fincher "Fight Club" (Seven, a mio parere, è un opera molto sopravvalutata) e Lindqvist "lasciami entrare": due opere praticamente perfette. Entrambi, dopo queste opere di culto, non sono più riusciti a creare opere degne della loro capacità tecnica... So che qualcuno di voi potrebbe insinuare che la similitudine è incongrua e che Lindqvist, in fondo, ha scritto solo 3 romanzi e che bisognerebbe avere pazienza, il prossimo potrebbe anche essere un altro capolavoro e io vi risponderei "anche voi avete ragione", ma siccome la recensione è la mia, scrivo quello che voglio! Ma andiamo al punto: che cos'è che non va ne "Il porto degli spiriti"? Penso soprattutto una cosa: l'autore non ha progettato bene l'opera. Probabilmente è partito molto ispirato, ma invece di pianificare una trama si è basato su suggestioni e su immagini: il mare del nord, la bruma, il cielo carico di nubi,il vento gelido e la vertigine che le forze dalla natura provocano negli animi umani. Infatti il romanzo è pieno di bellissime cartoline, descrizioni potenti degli elementi naturali, scene cariche di tensione e bellissime descrizioni psicologiche dei protagonisti (come ho già detto, Lindqvist sa usare la penna) e tutto ciò sembra anche funzionare all'inizio, ma poi ci si accorge dell'inconsistenza del tutto e ci si domanda quand'è che inizierà la storia. Credo che, a un certo punto, anche Lindqvist si sa reso conto di averla tirata troppo per le lunghe e cerca di risolvere il libro con un finale velocissimo che sa di raffazzonato a 20 km di distanza. Ecco, sono queste le cose che non vanno ne "il porto degli spiriti". Queste e anche il fatto che, sarà che ho letto troppi romanzi in cui sono presenti, sarà che, in uno di questi, ci vivo, ma i villaggi su cui gravano orribili maledizioni e innominabili forze abissali mi hanno un po' stancato.

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Tintaglia

Beeeeello! Non lo sto amando come Lasciami entrare, ma fondamentalmente perchè mi sono affezionata menno ai personaggi - e comunque, solo a due minori, se vogliamo. Ma questo è un romanzo corale, che dalla storia della sparizione di una bambina ricostruisce quella di un'inter comunità, di una regione, di un'isola, seguendo tracce che a volte si spingono indietro nei secoli, generando un'inquietudine sottile, una sensazione di disastro incombenete, senza mai far vedere, e senza una scena horror che sia una. Capacità non da poco.

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JohnGrady

Terzo romanzo di Lindqvist che abbandona le ambientazioni metropolitane e ci porta su un'isola con un faro. Emersa da poco dalle acque, piena di segreti. Seguiamo l'intrecciarsi delle vite e delle storie dei protagonisti in capitoli brevi che abbracciano diversi decenni e ci scopriamo maghi, contrabbandieri, studenti, turisti, amanti degli Smiths, genitori, figli. E a far da contorno, il mare. Non dirò altro per non rovinare a nessuno il gusto della lettura. Un libro da cinque stellette per almeno tre quarti della narrazione, con un finale secondo me un po' buttato via (come anche nel primo romanzo "Lasciami entrare"). Quasi come se l'autore, dopo aver messo allo scoperto tutti i nervi possibili, si fosse lasciato prendere dalla fretta di ricucire il corpo della storia.

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Editore: Marsilio

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 496

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8831705687

ISBN-13: 9788831705684

Data di pubblicazione: 2010

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John Ajvide Lindqvist

Il porto degli spiriti

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In una bellissima giornata d'inverno, dall'alto del faro di Gåvasten, Anders ammira con la moglie e la figlioletta Maja la distesa di ghiaccio e neve ai loro piedi. Attirata da qualcosa che nessuno è in grado di distinguere, la bambina corre fuori, e l'incubo comincia. Maja sparisce: non ci sono impronte né tracce di alcun genere, non c'è nulla per chilometri intorno che possa offrire un nascondiglio. Qualche anno dopo, solo e disperato, Anders torna all'isola, e qui Maja (ma è davvero lei?), gli fa sapere di essere ancora nel suo mondo, ma in un posto dove lui non può raggiungerla. Nella sua ricerca senza sosta, esplorando il passato segreto di Domarö, Anders arriverà fino al cuore misterioso del mare: per trovare la persona che ama dovrà attraversare l'abisso.

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Cristiano

prima di tutto una metafora: John A. Lindqvist è come David Fincher. No, non temete, non sto dicendo che sono entrambi ex registi di videoclip poi passati al cinema, piuttosto che la loro parabola artistica presenta dei punti in comune. Entrambi sono degli autori che conoscono il proprio mezzo alla perfezione, Fincher la regia e Lindqvist la scrittura, su questo nessuno può lamentare alcunché. Entrambi hanno prodotto nella loro carriera un'opera di culto, Fincher "Fight Club" (Seven, a mio parere, è un opera molto sopravvalutata) e Lindqvist "lasciami entrare": due opere praticamente perfette. Entrambi, dopo queste opere di culto, non sono più riusciti a creare opere degne della loro capacità tecnica... So che qualcuno di voi potrebbe insinuare che la similitudine è incongrua e che Lindqvist, in fondo, ha scritto solo 3 romanzi e che bisognerebbe avere pazienza, il prossimo potrebbe anche essere un altro capolavoro e io vi risponderei "anche voi avete ragione", ma siccome la recensione è la mia, scrivo quello che voglio! Ma andiamo al punto: che cos'è che non va ne "Il porto degli spiriti"? Penso soprattutto una cosa: l'autore non ha progettato bene l'opera. Probabilmente è partito molto ispirato, ma invece di pianificare una trama si è basato su suggestioni e su immagini: il mare del nord, la bruma, il cielo carico di nubi,il vento gelido e la vertigine che le forze dalla natura provocano negli animi umani. Infatti il romanzo è pieno di bellissime cartoline, descrizioni potenti degli elementi naturali, scene cariche di tensione e bellissime descrizioni psicologiche dei protagonisti (come ho già detto, Lindqvist sa usare la penna) e tutto ciò sembra anche funzionare all'inizio, ma poi ci si accorge dell'inconsistenza del tutto e ci si domanda quand'è che inizierà la storia. Credo che, a un certo punto, anche Lindqvist si sa reso conto di averla tirata troppo per le lunghe e cerca di risolvere il libro con un finale velocissimo che sa di raffazzonato a 20 km di distanza. Ecco, sono queste le cose che non vanno ne "il porto degli spiriti". Queste e anche il fatto che, sarà che ho letto troppi romanzi in cui sono presenti, sarà che, in uno di questi, ci vivo, ma i villaggi su cui gravano orribili maledizioni e innominabili forze abissali mi hanno un po' stancato.

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Beeeeello! Non lo sto amando come Lasciami entrare, ma fondamentalmente perchè mi sono affezionata menno ai personaggi - e comunque, solo a due minori, se vogliamo. Ma questo è un romanzo corale, che dalla storia della sparizione di una bambina ricostruisce quella di un'inter comunità, di una regione, di un'isola, seguendo tracce che a volte si spingono indietro nei secoli, generando un'inquietudine sottile, una sensazione di disastro incombenete, senza mai far vedere, e senza una scena horror che sia una. Capacità non da poco.

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JohnGrady

Terzo romanzo di Lindqvist che abbandona le ambientazioni metropolitane e ci porta su un'isola con un faro. Emersa da poco dalle acque, piena di segreti. Seguiamo l'intrecciarsi delle vite e delle storie dei protagonisti in capitoli brevi che abbracciano diversi decenni e ci scopriamo maghi, contrabbandieri, studenti, turisti, amanti degli Smiths, genitori, figli. E a far da contorno, il mare. Non dirò altro per non rovinare a nessuno il gusto della lettura. Un libro da cinque stellette per almeno tre quarti della narrazione, con un finale secondo me un po' buttato via (come anche nel primo romanzo "Lasciami entrare"). Quasi come se l'autore, dopo aver messo allo scoperto tutti i nervi possibili, si fosse lasciato prendere dalla fretta di ricucire il corpo della storia.

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