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Ella Imbalzano

Di cenere e d'oro.

Gesualdo Bufalino

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Inserito il 31-08-2020 da
Disponibile in 0 librerie
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Dallo sfavillio mortuario della Diceria dell’untore (1981), scherma d’amore-odio con la morte, fra epos e autoillusorio “trucco”, prende avvio la vicenda letteraria di Gesualdo Bufalino, itinerario laico-religioso di educazione alla conoscenza, e però regno del dubbio, spinto a esiti di suspense e a derive esistenziali mascherate dalla “cosmesi” dell’immaginario. Si inaugura lo slittare reciproco della verità e dei suoi inganni liberati dall’inconscio e dalla memoria. E trionfa quella dialettica ordine-caos di cui l’autore è detective, “copista” e “legislatore” tramite una scrittura che capta il sublime e la quotidianità “stracciona e ronzante”, l’ottusità crudele della cronaca e della Storia, mentre innesca spie, seduzioni, sfide al lettore. Emerge il caso di un neobarocco “borrominiano”, fulminato per sintesi e funzionale alla sostanza della pagina, talora scheggiata da una consolatoria oltranza ludica. Memore di “aver preceduto la luce”, la parola, narrativa e lirica, metamorfica affila malizie in un dualismo di vita e finzione. Custode del “segreto della cenere” e delle forme smaglianti delle cose ridonate in giostra di sensi, in un’ossimorica sceneggiatura dell’esistere, Bufalino, ora portatore di una “busta” di cui ignora il messaggio, ora “puparo” manovrato da una superiore presenza, si volge dalla “conchiglia” della sua Isola alla vertigine dell’universo. Dalla biblioteca-labirinto trae la metafora del mondo e dalla scacchiera i simboli del suo “dettato oscuro”.

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Editore: Giunti

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 464

Formato: BOOK

ISBN-10: 8858760972

ISBN-13: 9788858760970

Data di pubblicazione: 2013

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Dallo sfavillio mortuario della Diceria dell’untore (1981), scherma d’amore-odio con la morte, fra epos e autoillusorio “trucco”, prende avvio la vicenda letteraria di Gesualdo Bufalino, itinerario laico-religioso di educazione alla conoscenza, e però regno del dubbio, spinto a esiti di suspense e a derive esistenziali mascherate dalla “cosmesi” dell’immaginario. Si inaugura lo slittare reciproco della verità e dei suoi inganni liberati dall’inconscio e dalla memoria. E trionfa quella dialettica ordine-caos di cui l’autore è detective, “copista” e “legislatore” tramite una scrittura che capta il sublime e la quotidianità “stracciona e ronzante”, l’ottusità crudele della cronaca e della Storia, mentre innesca spie, seduzioni, sfide al lettore. Emerge il caso di un neobarocco “borrominiano”, fulminato per sintesi e funzionale alla sostanza della pagina, talora scheggiata da una consolatoria oltranza ludica. Memore di “aver preceduto la luce”, la parola, narrativa e lirica, metamorfica affila malizie in un dualismo di vita e finzione. Custode del “segreto della cenere” e delle forme smaglianti delle cose ridonate in giostra di sensi, in un’ossimorica sceneggiatura dell’esistere, Bufalino, ora portatore di una “busta” di cui ignora il messaggio, ora “puparo” manovrato da una superiore presenza, si volge dalla “conchiglia” della sua Isola alla vertigine dell’universo. Dalla biblioteca-labirinto trae la metafora del mondo e dalla scacchiera i simboli del suo “dettato oscuro”.

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