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Sergio Atzeni

Il quinto passo è l'addio

Voto medio della comunità Lìberos
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Inserito il 25-08-2014 da Franco Arba Sanna
Aggiornato il 25-08-2014 da Franco Arba Sanna
Disponibile in 20 librerie
Inserito il 25-08-2014 da Franco Arba Sanna
Aggiornato il 25-08-2014 da Franco Arba Sanna
Disponibile in 20 librerie

Il quinto passo è l'addio, uscito presso Mondadori nel 1995, è il terzo romanzo di Sergio Atzeni, e segna - dopo Apologo del giudice bandito (1986) e Il figlio di Bakunìn (1991), editi entrambi da Sellerio - l'ingresso del giovane autore nella grande editoria. L'accoglienza da parte della critica fu buona, ma nel complesso piuttosto distratta, come capita spesso ad autori del tutto estranei all'ambiente letterario e ai suoi riti. Il presente [...] dell'intero romanzo è costituito da un viaggio in nave dalla Sardegna al continente: viaggio di sola andata, che sancisce l'abbandono da parte del protagonista della sua isola e del suo mondo, e che non ha alcuna meta precisa. Una fuga, più che altro, che lascia però intravedere già in sé un singolare risvolto etnico: "Ruggero parla a se stesso: "Fuggi. Dopo trentaquattro anni ti strappi alla terra dove hai amato, sofferto e fatto il buffone. Ogni angolo di strada testimonia una tua gioia, un dolore, una paura. In cambio sarò libero. La maschera che mi cuciranno addosso, lo straniero, l'isolano, il mendicante, mi nasconderà, occulterà il nome, sarò uomo fra uomini…". (dalla prefazione di Stefano Giovanardi).

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Editore: Mondadori

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 228

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8804393815

ISBN-13: 9788804393818

Data di pubblicazione: 1994

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Sergio Atzeni

Il quinto passo è l'addio

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Il quinto passo è l'addio, uscito presso Mondadori nel 1995, è il terzo romanzo di Sergio Atzeni, e segna - dopo Apologo del giudice bandito (1986) e Il figlio di Bakunìn (1991), editi entrambi da Sellerio - l'ingresso del giovane autore nella grande editoria. L'accoglienza da parte della critica fu buona, ma nel complesso piuttosto distratta, come capita spesso ad autori del tutto estranei all'ambiente letterario e ai suoi riti. Il presente [...] dell'intero romanzo è costituito da un viaggio in nave dalla Sardegna al continente: viaggio di sola andata, che sancisce l'abbandono da parte del protagonista della sua isola e del suo mondo, e che non ha alcuna meta precisa. Una fuga, più che altro, che lascia però intravedere già in sé un singolare risvolto etnico: "Ruggero parla a se stesso: "Fuggi. Dopo trentaquattro anni ti strappi alla terra dove hai amato, sofferto e fatto il buffone. Ogni angolo di strada testimonia una tua gioia, un dolore, una paura. In cambio sarò libero. La maschera che mi cuciranno addosso, lo straniero, l'isolano, il mendicante, mi nasconderà, occulterà il nome, sarò uomo fra uomini…". (dalla prefazione di Stefano Giovanardi).

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